Chi è davvero Massimo D’Alema? Non bisogna farsi ingannare dalle apparenze: dietro l’aspetto pacato e apparentemente inoffensivo da pesce rosso si nasconde la pinna di uno squalo che, nonostante sia stato Premier per soli 552 giorni, ha sempre indirizzato nell’ombra la politica del centro-sinistra dal 1998 in poi, anche dopo la decisione di uscire dalle Camere dello Stato. Oltre alla Presidenza del Consiglio, D’Alema ha ricoperto diversi e variegati compiti istituzionali e non: è stato infatti, nel corso della sua lunga carriera politica, Ministro degli Esteri e Presidente del COPASIR (COmitato PArlamentare per la SIcurezza della Repubblica, legato alla gestione dei servizi segreti), oltre ad aver assunto cariche rilevanti in tutte le formazioni politiche di cui è stato membro.
La caratteristica principale che oggi rende D’Alema umanamente simpatico ma politicamente temibile è la sua capacità di lavorare ai fianchi del Partito Democratico, polarizzando intorno alla sua figura tutto il dissenso verso i leader temporanei del partito, senza mai sferrare attacchi frontali, ma piuttosto agendo sotto traccia, e convincendo silenziosamente quanto inesorabilmente tutti gli oppositori della dirigenza a fare fronte comune sotto la sua guida silenziosa. Non a caso, queste sue doti umane e politiche gli sono valse il soprannome di “Andreotti di sinistra” da parte di alcuni addetti ai lavori.
«[Alla domanda: Perché le piace tanto D’Alema?] Perché come me per attaccare i manifesti elettorali è andato di giro nottetempo con il secchio di colla di farina a far botte. Perché è un comunista nazionale e democratico, un berlingueriano di ferro, e quindi un quasi affine mio […]. E poi è uno con i coglioni. Antigiustizialista vero, e per questo minacciato dalla magistratura».
-Francesco Cossiga
D’Alema nasce nel lontano 1949, figlio di un ex-partigiano e deputato dell’allora Partito Comunista Italiano; leggenda narra (in realtà la madre, nel libro biografico scritto da Giovanni Fasanella) che fin da piccolo fosse un predestinato, un bambino dall’intelligenza fuori dal comune: la signora Modesti afferma infatti che il piccolo Massimo si professasse ateo già dai primi giorni di scuola e che grazie alle sue straordinarie capacità avesse addirittura saltato la quinta elementare (non prima di aver trovato il tempo di tacciare la maestra di “fare propaganda democristiana e anticomunista”); la sua spiccata intelligenza non passò inosservata nemmeno al suo primo discorso pubblico in una associazione filocomunista (tenuto all’età di nove anni!) al punto che Palmiro Togliatti, stizzito dalla precoce eloquenza del giovane D’Alema, dopo il suo discorso pare abbia esclamato: «ma questo non è un bambino, è un nano!».
L’articolo completo è disponibile sul nostro magazine alle pagine 4-8.
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