Cari ventisette lettori (ogni tanto fa piacere supporre che voi siate aumentati), la scorsa settimana si è parlato (anche) delle dimostrazioni di Zenone di Elea; bene, non si poteva non parlare oggi di chi della dialettica (oltre che della retorica) ne fece un mestiere: i sofisti.
Verso la metà del V secolo a.C., il clima morale di Atene è profondamente diverso. Uscita vincitrice dall’enorme guerra contro i Persiani, la pòlis influenza ora il resto del mondo ellenico in ogni suo aspetto: politico, economico, culturale. Questo periodo, la cosiddetta età di Pericle, è caratterizzato da tutta una serie di equilibri infranti: se prima l’individuo si affermava tanto più sapeva farsi valere all’interno della città, con la rinascita creativa seguita alla guerra questo non vale più: ognuno può affermarsi e farsi valere come cittadino, nella vita politica, tanto più dimostra una certa capacità individuale, composta di potenzialità economica e intellettuale. In questo pieno spirito illuministico che andava diffondendosi nella società ateniese, si fece avanti l’esigenza di un nuovo tipo di educazione: non bastava più l’insegnamento della musica o della ginnastica. Occorreva un’educazione di carattere enciclopedico.
I sofisti, appunto, vogliono essere educatori dei giovani della nuova classe dirigente. Si presentano come maestri di sapienza o di virtù e come insegnanti di retorica, l’arte di persuadere con l’eloquenza. Maestri girovaghi, passano dappertutto raccogliendo applausi e danari: furono i primi a richiedere un compenso per il loro insegnamento, rendendosi in questa maniera antipatici ai più conservatori, che li vedevano più come affaristi che come insegnanti.
Platone è la nostra maggior fonte d’informazioni: descrisse i sofisti come falsi sapienti, contrapponendoli alla figura ideale dell’educatore che, per l’ateniese, è incarnato, neanche a dirlo, dalla figura di Socrate. I sofisti non furono certo la causa della crisi spirituale del popolo greco, quanto semmai l’espressione di questa.
Tra i più famosi sofisti troviamo Protagora e Gorgia…
L’articolo completo è disponibile sul nostro magazine alle pagine 26-28.