«Ciao, io sono un Mac» – «E io un PC» – è l’incipit di una serie di spot prodotti da Apple che hanno spopolato negli Stati Uniti fino al 2009 per spingere le vendite dei Mac, ai tempi computer di nicchia. Sono passati otto anni dall’ultima messa in onda di quello spot, e sia sul lato Windows che sul lato macOS (precedentemente nominato OS X) – con i nuovi prodotti di entrambe le case, un nuovo ecosistema e anche grazie ai nuovi hardware – c’è stato il tempo per un rinnovamento generale.
A livello di vendite, la situazione nel corso degli anni è rimasta pressoché stabile, con Microsoft che detiene quasi il 90% delle quote di mercato (redistribuite tra le varie versioni) e macOS che a stento arriva al 4,5% (tenendo conto delle ultime due versioni), meno della metà di Windows XP che detiene un solido 9,2%, nonostante le vendite di Apple nel settore dei computer continuino ad aumentare. Da qui si può giungere a due conclusioni: chi compra un nuovo Mac era già utente Apple, e tali acquirenti installano anche Windows sulla loro macchina.
Su internet si può discutere per ore in merito a discussioni annose come gatti vs cani, macchine tedesche vs macchine italiane, benzina vs diesel oppure PC vs Mac, una sfida che tra gli appassionati di informatica è accesa fin dagli albori. Ma ha ancora senso dibattere su chi sia meglio, alla luce dell’accordo tra Microsoft e Apple in merito allo sviluppo delle applicazioni per i sistemi di Cupertino?
Da un lato ci sono le prestazioni, dall’altro c’è l’esclusività della mela (non più illuminata nei recenti Macbook) e l’ecosistema, che, con i recenti aggiornamenti, rende la vita all’utente finale molto più semplice. Di contro il sistema Apple paga le quote di mercato risicate che non lo rendono flessibile.
L’articolo completo è disponibile sul nostro magazine alle pagine 20-22.