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La saga di Tomb Raider

Published by
Filippo Tiberi

Quali sono le caratteristiche che deve possedere un videogioco per ottenere abbastanza successo da avere un seguito, o addirittura una saga tutta sua? Elementi molto importanti sono la storia, il mondo di gioco, il divertimento che offre. Ma ciò che più di ogni altra cosa contribuisce al successo continuato nel tempo di un brand, senza dubbio, è il suo protagonista. Basti pensare a saghe famosissime come Metal Gear Solid, The Legend of Zelda, Super Mario o Halo: tutte queste saghe videoludiche hanno in comune il fatto di avere un protagonista che è rimasto nel cuore dei videogiocatori di tutto il mondo. In questo primo episodio della rubrica “Storia Videoludica”, andremo a parlare della saga di Tomb Raider, diventata famosa e così longeva anche grazie alla bellezza e al carisma della sua protagonista, l’archeologa Lara Croft.

Vent’anni di avventure

Il primo capitolo della saga di Tomb Raider risale al 1996. Sviluppato dalla Core Design e pubblicato dalla Eidos Interactive, il titolo ha creato un vero terremoto nel mercato videoludico. L’aver saputo unire in maniera eccellente due generi come il platform e lo sparatutto in terza persona, inserendo anche elementi di puzzle solving, ha contribuito a creare il genere action-adventure. Se alla formula vincente si aggiunge anche il sopracitato carisma della protagonista Lara Croft, il successo è assicurato.

La popolarità della controparte femminile di Indiana Jones, infatti, è tale che nei successivi quattro anni verranno sviluppati e pubblicati altri tre capitoli della saga: Tomb Raider II: Il Pugnale di Xian, Tomb Raider III: Adventures of Lara Croft, Tomb Raider: The Last Revelation e Tomb Raider: Chronicles. Il quarto della serie, The Last Revelation, sarebbe dovuto essere il capitolo conclusivo della saga, dato che finisce con Lara che rimane coinvolta nel crollo di alcune rovine. Durante il filmato conclusivo di Chronicles (che, come suggerisce il nome, è una serie di episodi della vita di Lara raccontati da alcuni suoi amici durante una commemorazione in suo onore), tuttavia, si può vedere il mentore di Lara, Werner Von Croy, recarsi sul luogo della presunta morte dell’archeologa, trovando però solo il suo zaino. L’ora di Lara non è ancora giunta.

L’articolo completo è disponibile sul nostro magazine alle pagine 34-36.

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Filippo Tiberi

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