L’expo di Milano del 2015 a tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita!” ha posto le basi per una sfida inevitabile: soddisfare una domanda di cibo in continua crescita dovuta all’ingente aumento demografico mondiale. Riuscire a fornire cibo sufficiente a sfamare 11 miliardi di persone entro il 2050 trova la sua soluzione nella banalità, ossia nell’aumento di produzione. Ma cosa significa produrre più cibo? In un contesto paradossale come quello attuale, in cui più di 800 milioni di persone non hanno cibo a sufficienza mentre un terzo della quantità totale di cibo prodotto all’anno viene sprecata, produrre più cibo acquisisce il significato di riduzione degli sprechi.
La catena alimentare è composta essenzialmente da cinque fasi: coltivazione, post-raccolta (che mira alla conservazione del prodotto fino all’industria), trasformazione, distribuzione e consumo. Mentre nei paesi sviluppati il progresso tecnologico ha contribuito alla riduzione degli sprechi in tutte le fasi – fatta eccezione per il consumo finale -, nei paesi in via di sviluppo la situazione è completamente ribaltata: sprechi irrisori durante il consumo e di gran lunga più consistenti nelle prime fasi. Ciò è dovuto principalmente alla scarsa disponibilità di capitale impiegabile per migliorare la resa dei campi, alle inadeguate tecniche di conservazione e alle carenti infrastrutture che influiscono negativamente sulla distribuzione degli alimenti.
Numerose sono le iniziative per limitare lo spreco, e la maggior parte di queste si pone come fine la sensibilizzazione del consumatore sul fenomeno. La “Ugly fruits and vegetables campaign”, ad esempio, ha come obiettivo quello di valorizzare i prodotti ortofrutticoli scartati dalla catena alimentare in quanto non soddisfacenti le esigenze estetiche del consumatore. La stessa Barilla ha fondato un centro di ricerca (Barilla center for food & nutrition) volto all’analisi dei fattori economici, scientifici, ambientali e sociali connessi al settore alimentare, e ha pubblicato nel 2012 un rapporto sul fenomeno dello spreco.
L’articolo completo è disponibile sul nostro magazine alle pagine 8-11.