Aurelius Augustinus, più comunemente detto Sant’Agostino di Ippona, e ancora più spesso soltanto Agostino, fu retore, neoplatonico cristiano, vescovo nord-africano, dottore della Chiesa romana cattolica. Uno degli sviluppi decisivi nella tradizione filosofica occidentale si deve alla fusione tra la tradizione filosofica greca e le tradizioni religiose giudeo-cristiane; Agostino è una delle principali figure attraverso cui questa fusione è stata compiuta. Egli è, così, una delle figure più imponenti della filosofia medievale, la cui autorità e il cui pensiero sono venuti a esercitare un’influenza pervasiva e duratura anche nell’età moderna, fino ai giorni nostri, soprattutto tra coloro che si trovano in sintonia con la tradizione religiosa che egli ha contribuito a plasmare. Anche per coloro che non condividono questa simpatia, comunque, c’è molto nel pensiero di Agostino che è degno di una seria attenzione filosofica. Agostino non è solo una delle principali fonti per cui la filosofia classica in generale – e il neoplatonismo in particolare – entrano di prepotenza della prima filosofia medievale. Egli, infatti, è stato in grado di dare contributi significativi e originali, dovuti a una personalizzazione di tale eredità greco-romana. Sono sue, ad esempio, le nozioni di fede e di autorità; del tutto originale è l’enfasi posta sulla centralità della volontà, così come la sua attenzione su un nuovo modo di concettualizzare i fenomeni della storia umana.
Nato nel 354 a Tagaste (in quello che oggi è territorio algerino), Agostino inizia, appena tredicenne, una relazione monogama con colei che sarà poi madre di suo figlio Adeodato, nato nel 372. Successivamente insegna retorica a Tagaste e a Cartagine, e nel 383 si trasferisce a Roma. Qui rimane ben poco, deluso dalle qualità morali degli studenti che erano sì accademicamente superiori rispetto ai precedenti, ma avevano comunque una certa fastidiosa tendenza a scomparire senza pagare. Trova quindi una cattedra di retorica a Milano, da cui si dimette bruscamente nel 386 per problemi di salute; rinuncia alle sue ambizioni professionali e viene battezzato dal vescovo Ambrogio di Milano la Domenica di Pasqua del 387. Dopo aver trascorso quattro mesi a Cassiciaco, compone le sue prime opere. Dopo il suo ritorno a Tagaste, Agostino spende il resto dei suoi anni immerso negli affari e nelle controversie della Chiesa, in cui era stato recentemente ammesso. Nel 391 Agostino viene ordinato sacerdote dalla congregazione di Ippona, e nel 395 viene ordinato vescovo. Muore nell’agosto del 430 a Ippona, mentre i Vandali assediano le porte della città. Quando Agostino ci racconta i suoi primi trentadue anni nelle sue Confessioni, ci tiene a precisare che molti degli eventi decisivi della sua vita erano di natura "molto più interna" rispetto a ciò che gli accadeva intorno.
L’articolo completo è disponibile sul nostro magazine alle pagine 36-39.
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