In questo numero di theWise abbiamo intervistato Matteo Creatini, meglio conosciuto come CreMa de’ Sodaboy. Giovanissimo rapper livornese, più precisamente di Rosignano Solvay, Matteo si sta facendo conoscere in tutta Italia, tanto che Rockit ha definito CreMa de’ Sodaboy come una delle nuove facce più interessanti della scena rap nazionale. Dopo aver pubblicato diversi EP come Always Cream (del 2014) e Sodaboy (del 2016), da diversi anni Matteo lavora nella crew FYE, acronimo che sta per Fuck Your Emoticon. Il gruppo, di cui fanno parte DJ Molesto, Daniele Pasci e altri ragazzi sparsi per lo stivale, organizza le varie serate e concerti, ma è un brand a tutti gli effetti: la FYE infatti produce una linea d’abbigliamento disegnata interamente dal loro amico e collega James Beghelli. Al di là di quello, CreMa de’ Sodaboy, sta già lavorando al prossimo EP, che introduce quello che sarà il primo album studio a tutti gli effetti. Abbiamo avuto la fortuna di scambiarci due parole, in esclusiva per theWise.
Innanzitutto vorrei ringraziarti per aver accettato il mio invito, e ti faccio subito una domanda, forse scontata ma che sorge spontanea: come ti sei avvicinato alla musica?
«Ho iniziato a suonare la chitarra e a cantare in un gruppo circa sei anni fa; quindi nel 2011, più o meno. Ho smesso abbastanza presto perché non ero particolarmente bravo, né come chitarrista né come cantante. Da quel momento mi sono dato al rap, sempre con una band. Infatti ho suonato in giro con la mia band, ma ho fatto anche diverse demo online con loro: questo più o meno dai quindici ai sedici anni. Dopodiché ho fatto un EP di tre tracce con gli Always Trash Motherfucker, una band milanese che fa musica di tipo funky. Me l’hanno passato su Redbull, su Babylon, con la rubrica Freschezze di PTWSchool. Poi ho fatto un altro mixtape con vari produttori in giro per l’Italia, della roba tipo trip hop o abstract: più vicino al suono dell’elettronica, ma non techno».
Quindi hai cercato sempre di spaziare dentro il genere rap andando, verso l’elettronica e verso altri suoni.
«Esatto, esatto. Venendo da un paesino non ho mai avuto riferimenti locali, o comunque una realtà che in qualche modo mi indirizzasse verso il rap che poi ho fatto. All’inizio ci si trovava con la band e si buttava giù qualcosa, e magari veniva fuori una canzone che poteva essere più funky, poi in seguito più trip hop, boom bap… Insomma, nel tempo ho esplorato un po’ di cose varie, sempre con i ragazzi della band e con vari produttori. Sì, comunque ho iniziato come chitarrista, poi mi sono riciclato al più presto come “chiacchieratore” [ridendo, N.d.R.]».
Ascoltavi già rap quando facevi il chitarrista e suonavi grunge?
«Ascoltavo più roba diversa, devo dire la verità. Mio padre mi ha influenzato perché mi sono approcciato alla musica ascoltando Led Zeppelin, King Crimson e roba simile… Poi sempre mio padre è fissato con il blues e il jazz. Partendo da lì, le varie sfaccettature del rap mi hanno affascinato: non sono uno che dice ‘ho iniziato ad ascoltare i Sangue Misto, Colle der Fomento’ così dal nulla. Poi, chiaramente, il rap mi ha affascinato sempre di più, e mi sono ascoltato tutti i dischi facendomi una cultura rap, ma ovviamente nel paesino – Rosignano Solvay – ci arrivava solo la roba da top ten, la tendenza del momento. Così è stato quando ci fu il boom dei Club Dogo, e anche prima con Fabri Fibra: si parla degli ultimi cinque o sei anni».
Mi aggancio al fatto che vivi in un paesino: il trasferimento a Bologna può averti aiutato, musicalmente parlando?
«Sì. Io comunque, fortunatamente, ho avuto la possibilità di suonare sempre con la mia band. I due componenti stanno entrambi a Milano, perciò ho sempre avuto questo “ponte” Rosignano-Milano. Poi ho avuto modo di collaborare tantissimo con alcune realtà di Bologna anche negli anni scorsi, prima che mi ci trasferissi, quindi avevo già un po’ di amici qua; stessa cosa a Torino. Ho allargato la mia rete acchiappando i beat di produttori diversi, trovando vari sbocchi, creando contatti un po’ ovunque… Ci stiamo allargando. Bologna, sì, però ci stiamo anche impegnando per conoscere più realtà possibili, e di vario tipo, in giro per l’Italia. A Bologna ci sto per studiare, per gli amici… Per altri aspetti, insomma».
Visto che ti sei avvicinato alla musica suonando la chitarra, e facendo un altro genere prima di passare al rap, ti piacerebbe uscire dalla tua comfort zone? È un qualcosa che considereresti?
«Sì, una cosa che mi è sempre piaciuta e che è stata detta da Fabri Fibra, ma anche da altri artisti da cui prendo riferimento e che ascolto, è che in ogni disco ha cercato sempre di rinnovarsi, di creare una roba nuova, o semplicemente di interpretare quello che lì per lì gli succedeva. Difficile tu faccia due dischi di fila completamente uguali, perché la vita va avanti: cambiano le cose, incontri persone e così via. Inevitabilmente, poi, ognuno ha qualcosa di diverso da dire in ogni diversa fase del tempo. Il rap mi piace, così come mi piace l’elettronica, e mi sto muovendo per cercare di fondere queste due cose in maniera più creativa e personale. Però sì, non escludo niente, anzi. Sto facendo anche pezzi con la mia band, produttori hip hop, gente che fa trip hop, non solo in Italia. Sono aperto a fare qualsiasi tipo di musica, basta che mi piaccia».
Rockit ti ha definito una delle nuove facce più interessanti del rap italiano. Sappiamo che stai lavorando a un nuovo disco: puoi darci qualche anticipazione?
«Questo che esce adesso è un EP: io faccio uscire questo EP a fronte di un sacco di tracce che ho nell’hard disk, veramente un sacco, nonché collaborazioni e altro ancora… ho rastrellato, ne ho prese sei, e queste sei le ho messe a posto, le ho rese coerenti e ci ho fatto questo EP. Un po’ per lasciare qualcosa di quel tema (ero al MiaMI un anno fa e non ho più fatto uscire nulla), e questo EP che sta uscendo sotto forma di video e singoli è un po’ quello che ho fatto in quest’anno, e prepara al disco che uscirà. C’è un concept ben preciso, ci saranno collaborazioni ma ci sto ancora lavorando. Intanto escono questi singoli in questo EP e dentro ci sono un sacco di amici della scena toscana e non. Ci sarà DiGi D’Alessio – conosciuto anche come Clap! Clap! – che al momento sta girando il mondo con il suo progetto di bass music africana. Poi ci saranno LSWR e Ckrono di un’etichetta di Firenze, la Voodoo Rebel. Ci sarà anche la Numa Crew e tanti altri amici come Ganji-Killah. Invece per le produzioni c’è tutta la mia band, c’è anche DJ Molesto, con cui giro in live da un annetto. Questo EP è più una sorta di passaggio, riassume quello che ho fatto finora e prepara a quello che verrà».
Una sorta di prologo quindi…
«Esatto, esatto… Proprio così!»
Qui a theWise ci piace concludere le interviste con il questionario di Bernard Pivot: delle domande molto semplici che ci fanno conoscere qualcosa di più sulla tua personalità. Perciò, qual è la tua parola preferita?
«Guizzo! Un’intuizione. Mi piace anche come suona!»
Quella che non sopporti?
«Forse. ‘Forse’ è una rottura di palle come parola».
Cosa ti stimola nella vita?
«I miei amici. Le persone a me vicine e i miei amici, decisamente…»
Cosa, invece, ti demoralizza?
«Sempre i miei amici [ridendo, N.d.R.]. No dai, mi demoralizza quando la gente non ti ascolta, non ti caga. Quando cerchi di parlare con qualcuno e non ricevi attenzione».
La tua parolaccia preferita?
«Merda, sicuramente merda».
Il suono che apprezzi di più?
«Il suono del soul, il blues, la black music in generale».
Il suono che detesti di più?
«I trapani, decisamente i trapani. Prima stavo in un’altra casa, e al piano di sopra ho avuto lavori nonstop per una settimana di fila: non ho dormito un cazzo».
Quale mestiere svolgeresti, escluso quello che fai già?
«Non saprei, penso l’interprete».
Quale, invece, non faresti mai?
«Sicuramente non i lavori di fatica, non per una questione di mancanza di rispetto ma perché io sono magro come un’acciuga… Mi sfiancherebbe! Certo, non avessi altro lo farei! Ma ne farei volentieri a meno, insomma…»
L’ultima domanda: se il paradiso esistesse, cosa vorresti dicesse Dio al momento del tuo arrivo?
«Ne parlavamo tra amici qualche giorno fa, della possibilità dell’esistenza del paradiso o meno. Ma se dovessi arrivare lì e dovessi beccare Dio, mi piacerebbe che mi dicesse: ‘Da qua in poi, soltanto sciallo. Ci si diverte e basta’».
CreMa de’ Sodaboy ti ringrazio, a nome di theWise, sei stato gentilissimo!
«Grazie mille, è stato un piacere!»
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