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Storia del pensiero filosofico: Anselmo d’Aosta

Published by
Raffaele Lauretti

Sant’Anselmo d’Aosta (1033-1109) è stato, miei cari ventisei lettori (sì sì, proprio ventisei, oggi ci piace pensare che uno di voi se ne sia andato in bagno o a prendere dei popcorn), un filosofo cristiano e teologo del XI secolo. Egli è soprattutto conosciuto per la celebre “prova ontologica” dell’esistenza di Dio nel Proslogion, ma i suoi contributi alla teologia filosofica (e in effetti alla filosofia, più in generale) vanno ben oltre l’argomento ontologico. Anselmo nasce nel 1033 nei pressi di Aosta, in quei giorni una città della Borgogna sulla frontiera con la Lombardia. Poco si sa della sua vita fino ai ventitré anni, momento in cui egli lascia la casa natia per intraprendere un viaggio senza meta, lungo tre anni, attraverso la Borgogna e la Francia.

Una volta arrivato in Normandia, nel 1059, l’interesse di Anselmo è catturato dall’abbazia benedettina du Bec, la cui famosa scuola era sotto la direzione di Lanfranco. Lanfranco era uno studioso e docente di vasta notorietà: sotto la sua guida, la scuola du Bec era diventata un importante centro di apprendimento, soprattutto per quanto concerne la dialettica. Nel 1060, Anselmo entra nell’abbazia come novizio. Le sue doti intellettuali e spirituali lo fanno spiccare facilmente, al punto che – quando Lanfranco viene nominato abate di Caen nel 1063 – Anselmo è eletto a succedergli come priore. Nel 1078 viene anche eletto abate, alla morte del Herluin, fondatore e primo abate di Le Bec. Sotto la guida di Anselmo la reputazione di Bec come centro intellettuale cresce; Anselmo riesce infatti a scrivere degli ottimi contributi in filosofia e teologia, districandosi tra insegnamenti, compiti amministrativi e una fitta corrispondenza da consigliere di governanti e nobili di tutta Europa. Le sue opere composte in questo periodo includono il Monologion (1075-1076), il Proslogion (1077-1078), e i suoi quattro dialoghi filosofici: De grammatico (1059-1060), De veritate, De libertate arbitrii e De casu diaboli (1080-1086).

L’articolo completo è disponibile sul nostro magazine alle pagine 19-21.

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Raffaele Lauretti

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