Il vertice di Parigi sul cambiamento climatico (COP21) si è concluso asserendo che per evitare l’innalzamento della temperatura media oltre i due gradi – oltre la quale si prospettano scenari catastrofici – sia necessaria una cooperazione internazionale tale da limitare le emissioni di co2, principale causa di questo fenomeno. Lo stesso target europeo 20 20 20 prende in esame lo stesso problema: ridurre del 20% le emissioni di co2, alzare del 20% la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili, e aumentare del 20% il risparmio energetico entro il 2020, il tutto per scongiurare – o meglio attenuare – un cambiamento climatico di per sé sfavorevole. L’aumento globale delle temperature causa infatti cambiamenti circa la distribuzione, frequenza e intensità delle precipitazioni, in un contesto in cui l’acqua potabile sta progressivamente scarseggiando.
E in questo contesto sorge la necessità di politiche tempestive ed efficaci, al fine di evitare fenomeni sociali capaci di scatenare veri e propri conflitti. In Siria, ad esempio, una grave siccità che ha afflitto il nord-est del paese tra il 2006 e il 2009 ha indotto la migrazione di migliaia di famiglie nelle grandi città e periferie, oltre ad aver contribuito ad un forte rialzo dei prezzi dei cereali.
Questo articolo è il primo di due dedicati all’acqua, l’oro blu grazie al quale si è potuta sviluppare la vita sulla terra e senza la quale non potremmo neanche concepirci. E una riflessione su un uso consapevole di questa risorsa limitata non può che partire da uno sguardo al vuoto politico, intenzionale o meno, che più volte si è verificato nel corso degli ultimi cinquant’anni.
L’articolo completo è disponibile sul nostro magazine alle pagine 8-11.