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WWE 2K17: “bello ma non ci vivrei”

Published by
Claudio Agave

Uscito qualche mese fa, il titolo annuale sulla federazione americana svolge il suo compito. Ma forse poteva dare anche di più.

Nello sport di solito esiste un detto molto apprezzato e riutilizzabile in svariate situazioni: «Squadra che vince non si cambia». Piuttosto vero, a meno che le motivazioni non procurino più dolori che gioie. Nel caso di WWE 2K17, nuovo titolo di 2K Sports riguardo il mondo della più importante e seguita federazione di wrestling americana e mondiale, questo detto è valido solo a metà. Perché il gioco di cui si parla è senz’altro un titolo valido per gli amanti del genere, ma rappresenta, forse, anche una potenziale occasione persa per poter proporre qualcosa che potesse spezzare definitivamente il mercato.

FOTO: IGN

Uscito nel novembre del 2016, il gioco è stato ovviamente sponsorizzato alla grande sia dalla federazione stessa che dai suoi dipendenti, tra cui ovviamente anche i lottatori. E il titolo, in effetti, ha venduto abbastanza bene, come d’altronde è lecito aspettarsi ogni anno vista la prepotente campagna pubblicitaria messa in atto al fine di sottolinearne l’uscita. Con Brock Lesnar in copertina, peraltro, la WWE puntava a raccogliere quanti più fan occasionali possibili e, forse, addirittura qualche appassionato di MMA. Dal punto di vista tecnico, invece, addentrandosi nel dettaglio si può notare come WWE 2K17 si ponga degli obiettivi e come tutto sommato riesca a raggiungerli abbastanza agevolmente. Sono le cose che mancano, però, quelle che si fanno più sentire.

WWE 2K17: conferme importanti

Iniziamo ovviamente dalle note liete. Per fortuna, dopo anni di grande difficoltà in tal senso, la WWE e gli sviluppatori del gioco – ovvero Yuke’s e Visual Concepts – hanno compreso che una delle armi maggiori che il titolo può avere è quella di possedere un roster lungo. Così ci troviamo davanti al più grande roster mai presente in un gioco WWE: in totale, tra wrestler “predefiniti” e lottatori sbloccabili o scaricabili (tra cui Goldberg), la scelta è incredibilmente vasta. Sono tantissime anche le arene nelle quali è possibile disputare i propri incontri, così come sono varie e divertenti le stipulazioni dei match da poter giocare.

L’articolo completo è disponibile sul nostro magazine alle pagine 28-29.

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Claudio Agave

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