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Ucraina: l’orso sulla soglia di casa

Published by
Carlo Paganessi

Uno dei campi di battaglia sui quali si sta svolgendo quella sorta di “nuova guerra fredda” tra Russia e Occidente è l’Ucraina, dove quello che è de facto un conflitto civile va avanti ormai dal maggio 2014 (o dall’autunno 2013, se si considerano gli eventi che hanno portato alla fuga di Yanukhovic da Kiev), e sta proseguendo a tutt’oggi senza che si possa vedere uno spiraglio di soluzione del problema. Nell’Ucraina orientale, al momento, si stanno incontrando interessi contrastanti tra loro sia interni che esterni al paese, e il quadro della situazione non accenna a sbloccarsi nemmeno con i vari tentativi di mediazione esterni.

La vicenda inizia il 21 novembre 2013, quando diverse migliaia di cittadini ucraini affluiscono in piazza per chiedere il ripristino del trattato di associazione commerciale con l’Unione Europea e le dimissioni del governo di Janukhovic, accusato di corruzione e di fare l’interesse della Russia. Le proteste proseguirono per i giorni seguenti, nonostante il freddo e le cariche della polizia. Durante la prima settimana di dicembre, quasi 800.000 persone protestarono in Piazza Indipendenza a Kiev, e, con l’andare del tempo, più aumentavano le repressioni più aumentavano le persone in piazza, con una base che andava allargandosi anche ideologicamente e ricomprendeva ora, oltre a studenti universitari e parte della media borghesia, anche i nazionalisti ucraini, che vedevano di pessimo occhio la volontà di Janukhovic di stringere rapporti più stretti con il Cremlino.

La popolazione del paese, in verità, era piuttosto spaccata: da una parte stavano le regioni occidentali e le maggiori città favorevoli alla protesta e ad un rapporto più stretto con l’Europa, mentre dall’altro lato c’era l’Ucraina orientale, maggiormente favorevole a un rapporto più stretto con la Russia e, in definitiva, contraria alle motivazioni della protesta. In tutto questo, diverse figure iniziano a porsi come mediatori tra piazza e palazzo: tra queste spicca l’industriale (e proprietario della squadra di calcio dello Shaktar Donec’k) Rinat Achmetov, il quale ottiene il parziale successo di alleggerire la repressione nei confronti dei manifestanti.

L’articolo completo è disponibile sul nostro magazine alle pagine 5-9.

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Carlo Paganessi

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