Le Amazzoni, secondo la mitologia greca, sono un popolo di donne guerriere che vivono nella città di Temiscira governate da due regine, una per la pace e una per la guerra. Un vero e proprio matriarcato che, sempre secondo le varie leggende, influisce pure sulla sorte della prole generata ogni anno per garantire la sopravvivenza del popolo delle donne guerriere. Se il nascituro è maschio viene mandato presso il popolo vicino delle Amazzoni, quello dei Gargareni. Se invece nasce femmina resta con la madre e viene educato secondo gli usi e costumi del popolo femminile. Le leggende legate a Ippolita, regina delle Amazzoni, e alle sue suddite hanno influenzato, come tutte le altre leggende della mitologia greca, l’arte e l’intrattenimento dei giorni nostri, in opere teatrali, libri, film, serie tv e fumetti. E se in casa Marvel pescarono a piene mani nella mitologia norrena per portare il dio del tuono Thor ad avere un posto nei Vendicatori e a confrontarsi contro il fratellastro Loki sulle pagine degli spillati, in casa DC Comics William Moulton Marston e Harry G. Peter presero ispirazione dalla mitologia greca per narrare le avventure di Diana Prince, ovvero Wonder Woman, l’eroina Amazzone e membro fondamentale della Triade della DC Comics.
Wonder Woman fa il suo esordio assoluto nel 1941, sul n.8 di All Star Comics, e Marston, consigliato dalla moglie Elizabeth, crea il personaggio della combattente Amazzone (nelle intenzioni nato come simbolo per tutte le donne) in un periodo storico in cui le testate a fumetti avevano come protagonisti solo maschi forti e avventurosi, pronti a salvare la fanciulla di turno. Come di consueto il primo numero è incentrato sulle origini del personaggio: facciamo la conoscenza dell’Amazzone, figlia della regina Ippolita, che regna sull’isola Paradiso, un luogo segreto benedetto dagli Dei dell’Olimpo in cui nessun uomo può metter piede. Durante la seconda guerra mondiale, in seguito allo schianto sull’isola di un pilota dell’intelligence americana, Steve Trevor, Diana viene scelta per riportare l’uomo a casa. Venendo a conoscenza del mondo esterno all’isola, la principessa Diana diventa Wonder Woman, combatte creature mitologiche e si unisce alla lotta degli Stati Uniti contro l’Asse, seguendo così il filone propagandistico degli anni ‘40, dove anche i fumetti davano il loro contributo prendendo a schiaffi Hitler con i supereroi che combattevano per il mondo libero.
Dopo la morte di Marston, avvenuta nel 1947, il personaggio di Wonder Woman riuscì a superare la crisi dell’industria del fumetto negli Stati Uniti, ma non senza subire dei cambiamenti. Nel 1954 il dottor Wertham lanciò una vera e propria crociata contro i fumetti con il libro La seduzione dell’innocente, accusando i fumetti di minare l’integrità morale dei ragazzi e di condurli verso la delinquenza giovanile. In seguito al clamore scaturito dal libro il Congresso varò un’inchiesta sugli editori dei fumetti, che a loro volta crearono il Comics Code Authority, una sorta di autocensura a cui sottostare, limitando la creatività degli autori delle testate a fumetti. E in tutto ciò il personaggio di Wonder Woman, indicato da Wertham come un cattivo esempio per le fanciulle americane per i suoi comportamenti al limite dell’omosessualità e perché fautrice di pratiche sadomaso con il suo lazo della verità, subì una vera e propria involuzione perdendo le tematiche femministe portate avanti dal creatore Marston, in favore di storie più romantiche che non c’entravano nulla con lo spirito originario del personaggio.
Per Crisi sulle Terre Infinite (1986) s’intende uno dei primi grandi crossover del mercato fumettistico, edito dalla DC Comics in dodici numeri con un compito ben specifico: mettere ordine nelle centinaia di testate a fumetti, cercando di appianare le incogruenze e gli svariati universi alternativi, riscrivendo nel caso le varie origini dei supereroi alla fine del crossover. E anche Wonder Woman non ne fece a meno, ritornando alla tradizione greca in seguito al periodo contrassegnato dalle arti marziali del trio di autori Mike Sedowsky, Dennis O’Neil e Dick Giordano e da quello successivo con le prime storie classiche degli esordi (la cosiddetta Golden Age) riscritte e ridisegnate. In seguito al già citato crossover Wonder Woman fu affidata a George Pérez, rinarrandone le origini, con la madre Ippolita che plasma la figlia Diana nella creta per poi prendere vita con l’intervento divino.
Le origini narrate da Pérez però sono state a loro volta modificate con i ciclici rilanci delle varie testate fumettistiche, atti a risollevare le vendite della testata e a chiudere il precedente ciclo di storie. Nel 2011 con il lancio de I Nuovi 52 la testata di Wonder Woman viene affidata a Brian Azzarello e Cliff Chiang, che raccontano di come Diana nasca dall’unione tra Ippolita e Zeus, venendo poi addestrata dal dio della guerra Ares diventandone l’erede. Nell’universo alternativo Terra-1, con il volume Wonder Woman Terra 1 di Grant Morrison e Yanick Pasquette, Diana è figlia di Ippolita, inseminata artificialmente con lo sperma di Hercules. Attualmente, con l’ultimo rilancio Rinascita, Greg Rucka, Liam Sharp e Nicola Scott stanno scrivendo le origini di Wonder Woman discostandosi dalle origini racontate con I Nuovi 52, preferendo le origini classiche mitologiche dell’argilla.
L’Amazzone della DC Comics ha beneficiato anche di molte trasposizioni tra piccolo e grande schermo, sia d’animazione che live action. La trasposizione più celebre sono le serie tv del 1975 e del 1977, con Wonder Woman interpretata da Lynda Carter. La prima serie, prodotta dall’ABC e trasmessa tra il 1975 e il 1977, è ambientata durante la seconda guerra mondiale, mentre la seconda serie prodotta dalla CBS e trasmessa tra il 1977 e il 1979 è ambientata durante l’epoca della trasmissione stessa.
L’idea di trasporre Wonder Woman sul piccolo schermo nacque in seguito all’enorme successo della serie tv di Batman del 1966, con Bruce Wayne interpretato dal compianto Adam West. Nel 1967 ci fu un primo tentativo con un pilota scritto da Stan Hart e Larry Siegel, nel quale Ellie Wood Walker dava il volto a Diana. Il progetto però non fu ritenuto valido e venne accantonato. Un secondo tentativo fu un film tv del 1974 prodotto dalla ABC, con una Wonder Woman senza poteri e senza il caratteristico costume. Infine la rete televisiva si convinse a realizzare un terzo e ultimo pilota, del 1975, che diede il via alle due serie tv con Lynda Carter nei panni di Wonder Woman e Lyle Waggoner nei panni di Steve Trevor. A distanza di trent’anni dalla serie classica, nel 2011 la NBC tentò l’ennesimo pilota per rilanciare il personaggio con una nuova serie tv, senza però riscuotere successo.
Ma ciò non ha fermato l’approdo dell’Amazzone sul grande schermo, interpretata da Gal Gadot in Batman vs Superman (2016) e Wonder Woman (2017), affiancata da Chris Pine (Star Trek) nel ruolo di Steve Trevor. Quest’ultimo film però non è mancato di alcuni episodi di boicottaggio e censura nei paesi arabi, a causa del passato nell’esercito israeliano della stessa Gal Gadot.
Superman. Batman. Wonder Woman. I tre personaggi cardine dell’universo DC Comics, che sono stati i protagonisti pure del crossover cinematografico del 2016, sono ritenuti non a caso la trinità della casa editrice. Questo perché sono stati i primi personaggi ad apparire nelle strisce a fumetti dei quotidiani, dando loro una botta di popolarità senza pari, grazie all’enorme tiratura dei quotidiani rispetto agli albi a fumetti spillati, sopravvivendo alle testate degli altri supereroi chiuse o raggruppate in serie antologiche. La trinità è omaggiata pure nell’attuale logo DC Comics dove, a detta del co-Publisher Jim Lee, le curvature e gli angoli vanno a evocare l’emblema di Wonder Woman, la S di Superman e il simbolo di Batman. Diana Prince con la sua storia editoriale tra alti e bassi, come per tutti i supereroi, ha raccontato insieme ai suoi autori che si sono alternati alla guida del personaggio storie di ogni genere, non senza scandalizzare il pubblico con disegni e storie ritenuti all’epoca depravati ma che oggi fortunatamente non darebbero adito a polemiche assurde e fuori luogo. Wonder Woman è infatti un personaggio che negli anni ‘40 non poteva essere disegnato di schiena, perché si sarebbe vista troppa pelle nuda, o che nonostante i propri superpoteri e le origini divine fu relegata al rango di segretaria nella Justice Society of America in una serie del 1942, scatenando l’ira del papà di Wonder Woman William Marston che aveva creato il personaggio per dare più risalto ed emancipazione alle donne. Una donna forte che doveva, secondo le idee originali, dare un miglioramento generale alla condizione femminile. Un concetto non capito da tutti, ma afferrato dalle donne che fondarono la rivista Ms. nel 1971, omaggiando l’eroina della loro infanzia mettendola nella loro prima copertina. Un personaggio che tra i bracciali, la superforza e il lazo della verità ha influenzato tra le varie cose la seconda ondata femminista degli anni Settanta, diventando un simbolo per il cosiddetto sesso debole, spesso ingiustamente bistrattato senza pudore e senza vergogna.
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