Anche quest’anno durante la seconda decade di giugno si è consumata a Los Angeles la ormai pluriventennale megafiera mondiale dell’intrattenimento videoludico, l’Electronic Entertainment Expo, per gli amici E3. Non c’è bisogno di ribadire come l’E3 sia un vero e proprio spartiacque per l’universo videogames, tra ciò che sviluppatori e publishers hanno immesso sul mercato nei mesi addietro e ciò che invece si accingeranno a rilasciare in futuro: l’E3 è da vent’anni a questa parte il palco dove i colossi mondiali dell’industria fanno sfoggio di ciò che ritengono i loro prossimi cavalli di battaglia, spesso non lesinando spettacolarizzazioni e colpi ad effetto. Al di là dei props però anche quest’anno, in tendenza con gli ultimi anni, s’è respirata quella generalizzata aria di scetticismo da parte del pubblico, il quale continua ad avvertire poca voglia di osare da parte dei grandi distributori. Nonostante ciò, di annunci meritevoli di menzione e di analisi ne sono stati fatti tanti. Seguendo l’ordine cronologico secondo cui si sono susseguite le varie conference, ecco un elenco dei titoli mostrati al pubblico.
Electronic Arts: tirare a campare come al solito, però…
Da anni ormai ad aprire le danze è Electronic Arts, con il suo show introduttivo di tutta la kermesse organizzato non al Los Angeles Convention Center, ma all’Hollywood Palladium. Come altamente prevedibile, la casa nordamericana di Redwood City ha sfruttato il palcoscenico losangelino per presentare i nuovi capitoli annuali delle serie di simulatori sportivi: FIFA ’18, Madden ’18 e NBA Live ’18. Per ognuno dei tre titoli è stata creata o riproposta una modalità storia: per FIFA, andrà avanti il viaggio di Alex Hunter, questa volta con la maglia del Chelsea; per Madden avremo Longshot, con la quale si vivrà l’ascesa di un giovane quarter-back dagli inizi fino all’ingresso nella NFL, con annesso rapporto padre-figlio, americano quanto una cena in un diner; per NBA Live invece si potrà o far seguire al proprio avatar la via del professionismo nella NBA oppure fargli portare avanti una carriera da street-baller tra i campetti più celebri d’America.
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