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Finalmente Spiderman: un ritorno a casa coi fiocchi

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Claudio Agave

Il nuovo capitolo cinematografico sull’Uomo Ragno entra di diritto tra i film più belli mai concepiti sul Tessiragnatele.

Dopo ben tredici anni dall’uscita di Spiderman 2, capitolo d’intermezzo della trilogia di Sam Raimi sull’Uomo Ragno, finalmente al cinema arriva una pellicola che raccoglie – anche solo idealmente – l’eredità del progetto precedente. Spiderman: Homecoming è probabilmente il film più riuscito di questi anni sul personaggio creato da Stan Lee e Steve Ditko, un’avventura godibile quanto divertente che finalmente regala ai fan del tessiragnatele una caratterizzazione fedele a quella dei fumetti, nonché estremamente ben costruita e con una notevole realizzazione. Il tutto ha però radici giovani, seppur importanti, poiché fino a poco tempo fa risultava davvero difficile immaginare un Marvel Cinematic Universe senza il suo personaggio di punta.

Sin dal 2014 la Marvel/Disney e la Sony/Columbia stavano parlando di riportare Spiderman a casa. Un’idea che si è concretizzata solo in tempi relativamente recenti, con un accordo che prevede il personaggio sotto l’egida (anche) della Marvel Studios ma che riserva alla Sony il controllo creativo e produttivo di sviluppo. Un compromesso che ha consentito a entrambe le case cinematografiche di poter portare avanti un progetto ambizioso e fondamentale: quello di rilanciare la figura dell’Uomo Ragno al cinema.

Difatti, dopo i primi due Spiderman di Sam Raimi la situazione era andata via via peggiorando: Spiderman 3 ha visto il regista combattere contro le imposizioni dei produttori e, pur avendo fatto registrare grandissimi incassi, fu reputato da molti un fallimento a livello qualitativo, nonché un film estremamente confusionario. Non è andata meglio alla mini-saga targata Marc Webb: i suoi The Amazing Spiderman, nati dall’aborto di Spiderman 4 e dall’abbandono della vecchia gestione, sono stati aspramente criticati sia a livello di resa del personaggio che delle varie tematiche esterne.

Essendo ben conscia di dover rilanciare il franchise senza perdere i diritti su Spiderman, Sony ha ben pensato di cedere alle lusinghe della Marvel. Anche da questa necessità nasce Spiderman: Homecoming, un film assolutamente sorprendente che, finalmente, sembra riconciliare i fan dell’Uomo Ragno con la sua controparte cinematografica.

Pregi che colpiscono

La pellicola diretta da Jon Watts trova fondamenta solide soprattutto in due elementi vitalmente imprescindibili: cast e sceneggiatura. Gli attori calzano a pennello per i loro ruoli ed è inevitabile non parlare della bravura di Tom Holland, in primis: il giovane attore, scelto dopo un lunghissimo casting e bravissimo anche nell’aiuto stunt con le sue doti atletiche, porta in scena una buonissima rappresentazione di Spiderman ma, soprattutto, un ottimo Peter Parker. Un quindicenne del Queens catapultato all’improvviso nel mondo degli adulti, un ragazzino che vuole correre con le sue gambe per mettersi in gioco ma che, al tempo stesso, vive in prima persona difficoltà e problemi non solo del suo “lavoro” ma della vita comune, come il bullismo scolastico, la poca fortuna in amore e le responsabilità che ogni scelta comporta sulla sua vita privata.

Per l’interpretazione del villain principale l’esperienza di un attore come Michael Keaton doveva fare la differenza e l’ha fatta: il suo Adrian Toomes/Avvoltoio è uno dei villain meglio resi degli ultimi anni di cinefumetti, un personaggio del quale si può persino interpretare e comprendere il punto di vista, un uomo come un altro che diventa qualcosa di più per trovare la sua rivincita contro i poteri forti che lo hanno inibito. Azzeccata anche la scelta di proporre, sotto la splendida forma di Marisa Tomei, una Zia May più vicina ai bisogni di Peter. Difficile trovare invece nuovi aggettivi per Robert Downey Jr, che ormai praticamente interpreta se stesso quando indossa i panni di Tony Stark/Iron Man.

La sceneggiatura invece, pur non facendo gridare al miracolo, è perfettamente lineare e non presenta – almeno all’apparenza – grossi buchi di trama. Ed è proprio su questo punto che sarebbe importante concedersi una piccola digressione per quanto concerne la lotta Marvel vs DC sul grande schermo: incredibile, infatti, come la Marvel riesca a proporre film family friendly e leggeri ma con una coerenza di trama spesso impareggiabile, cosa che invece la DC proprio non riesce a fare senza cadere in pericolose trappole a metà tra il noir e lo scontro forzato (leggasi Batman v Superman).

Estremamente apprezzabile soprattutto l’aspetto comedy del film: i personaggi secondari, come anche quelli di contorno, sono divertentissimi e fanno ridere genuinamente, così come mettono allegria persino i titoli di coda e la seconda scena post-credits, a suo modo davvero geniale. In generale il tono del film si mantiene leggero ma è anche in grado di cambiare repentinamente a seconda del contesto, grazie alla qualità della sceneggiatura e degli attori. I confronti tra Spiderman e l’Avvoltoio, ad esempio, sono resi dannatamente bene in quanto a dinamiche e a tensione. C’è persino un briciolo di componente horror (e, qualora non l’aveste visto, dello stesso regista avreste bisogno di recuperare una piccola perla come Clown) che arricchisce i face to face tra i due, rendendoli credibili nonostante la differenza d’età.

Ripetitività? No grazie

Brillante anche la mossa di non annoiare lo spettatore – per l’ennesima volta – con le storie del morso del ragno e della morte di zio Ben. Entrambi gli argomenti vengono a stento citati ed è sicuramente più giusto così. D’altronde il film propone un Uomo Ragno già in azione da diversi mesi e bypassare l’aspetto trito e ritrito di “come siamo arrivati a questo punto” ha fatto guadagnare sicuramente molti consensi a questa specifica avventura cinematografica.

Ovviamente Spiderman: Homecoming non è un film perfetto ma (e questa risulta essere forse la sua principale qualità) non presenta nemmeno evidenti difetti, regalando citazioni molto interessanti e persino un semi-colpo di scena. I puristi del fumetto potrebbero storcere il naso riguardo la rivelazione di un determinato soprannome di un personaggio secondario e la regia di Jon Watts non è di certo da premio Oscar ma sono tutto sommato dettagli che si possono tranquillamente scavalcare.

Il film sta incassando tanto e lo sta facendo bene, come prevedibile. Il sequel è praticamente cosa fatta già da mesi e lo stesso Spiderman, dopo aver partecipato con un piccolo ruolo a Captain America: Civil War tornerà sicuramente in Avengers: Infinity War. Addetti ai lavori e critici sono soddisfatti del risultato e la saga di Spiderman sembra aver trovato, per fortuna, nuova ed esaltante linfa vitale. Non c’è che dire: è stato un ritorno a casa davvero positivo.


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