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Wayne Rooney, ritorno all’Everton dopo tredici anni

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Arnaldo Figoni

Il ritorno di Wayne Rooney all’Everton è sicuramente la storia di calciomercato che ha appassionato i tifosi del calcio, quello romantico, che vive di intense emozioni e ritorni di giocatori in squadre che li hanno visti sbocciare o semplicemente diventare dei veri e propri crack, o fenomeni che dir si voglia. Il caso dell’ex-capitano del Manchester United è uno di questi: dopo ben tredici anni passati in maglia red devils, Wayne Rooney è ritornato all’Everton, squadra in cui è cresciuto sin dalle giovanili, per poi esordire in prima squadra all’età di 16 anni e 297 giorni in un match giocato a Goodison Park contro il Tottenham. In quella partita riuscì a fornire un assist per il momentaneo vantaggio dei Toffees segnato da Mark Pembridge.

Wayne Rooney, ancora sedicenne, durante la sua partita d’esordio contro il Tottenham a Goodison Park, foto: PA

Da quel primo impatto con la Premier League, Wayne Rooney si è inserito nelle gerarchie della squadra, ritagliandosi il proprio spazio in partite importantissime. Nel 2004 arrivò al Manchester United alla corte di Sir Alex Ferguson per una cifra vicina ai 26 milioni di sterline, che a molti – per un ragazzo di appena diciotto anni – sembravano una follia. Una pazzia sicuramente ripagata, anche perché la storia parla chiaro: 559 presenze e 253 gol in maglia Red Devils, con 5 campionati di Premier League vinti, 6 Community Shield, 4 coppe di Lega, una FA Cup, più le vittorie del 2008 in Champions League e Mondiale per Club con l’Europa League vinta nel maggio scorso. Negli ultimi tempi i Red Devils – sempre in cerca di campioni – sono riusciti a diventare una squadra altrettanto competitiva senza il talento di Wayne Rooney, specialmente nell’ultima stagione, in cui il Boy Wonder ha segnato “a malapena” otto gol in trentanove presenze nelle competizioni disputate dai Red Devils. Dopo tredici anni di successi, Wayne ha così deciso di tornare a casa, con la speranza di vincere trofei importanti, prendendo il posto di Romelu Lukaku, partito in direzione Old Trafford.

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Wayne Rooney, “nuovo” acquisto dei toffees, foto: evertonfc.com

Wayne Rooney – Everton: una storia infinita

Prima di iniziare la sua trafila delle giovanili nella squadra dell’Everton, Wayne Rooney ha giocato in squadre minori facendo vedere fin da subito di avere qualcosa in più: nella squadra dei Liverpool Schoolboys mise a segno ben settantadue gol in una sola stagione, un record che è stato battuto solo recentemente. Ad appena nove anni viene scoperto dagli scout dell’Everton, che non si lasciano scappare l’occasione e reclutano il giovane Wayne nella Academy della squadra. Inutile dire che il talento di Rooney era cristallino e che già ad appena 15 anni faceva parte della squadra Under-19. Il salto dalle giovanili alla prima squadra è stato veramente quasi naturale: l’esordio in prima squadra di Wayne Rooney è datato 17 agosto 2002 – come già detto in precedenza – in un pareggio interno contro il Tottenham. Il primo gol segnato in Premier League invece arrivò due mesi dopo, a pochi giorni dal suo diciassettesimo compleanno in una partita a Goodison Park contro l’Arsenal. Everton-Arsenal, sempre della stagione d’esordio di Rooney – quella del 2002/03 – fu una partita delicata, in cui la squadra blue riuscì a completare una rimonta negli ultimi minuti grazie al gol del Boy Wonder. Un gol stupendo, con un tiro da fuori area che bacia la traversa e finisce dietro il portiere. Rete stupenda e importantissima sia per il ragazzo, che diventò – momentaneamente – il più giovane ad aver segnato una rete in Premier League, ma soprattutto gol che mise fine a una striscia di imbattibilità dei Gunners che durava da trenta partite.

Wayne Rooney durante Everton – Arsenal del 19 ottobre del 2002, foto: Getty Images

In quel campionato Wayne Rooney segnò otto gol tra campionato e coppe nazionali, confermandosi anche l’anno successivo dove peraltro guadagnò anche la convocazione nella nazionale inglese per Euro 2004. Rooney si presentò a Euro 2004 in una squadra che vantava fior fiore di giocatori: David Beckham, Frank Lampard, Steven Gerrard, Michael Owen, per citarne alcuni. Rooney si mise in grande spolvero nelle partite del girone B in cui segnò due doppiette: la prima contro la Svizzera e la seconda contro la Croazia. L’europeo per l’Inghilterra finì ai rigori contro il Portogallo padrone di casa, dopo aver rimontato un gol subito nei supplementari. Il giovane dell’Everton si piazzò al secondo posto della classifica cannonieri di quell’europeo, appena distanziato di un gol da Milan Baros che vinse la scarpa d’oro di quella competizione. L’idillio tra Rooney e i Toffees però finì quando lo stesso Boy Wonder chiese il trasferimento, nonostante la squadra gli avesse offerto un rinnovo di contratto a cifre importanti. Questo malessere del giovane Rooney spinse il Manchester United sulle tracce del giocatore, portandolo all’Old Trafford per una cifra vicina ai 26 milioni di sterline.

Esultanza di Wayne Rooney dopo aver segnato il momentaneo 1-0 durante Inghilterra – Croazia a Euro 2004, foto: Getty Images

Manchester United e la consacrazione di Wayne Rooney

Con l’arrivo al Manchester United, seppure ritenuto un acquisto troppo oneroso per un ragazzo di neanche diciotto anni, Rooney mise subito a tacere le critiche nella sua partita di esordio: il 28 settembre il Boy Wonder esordì tra le mura di casa in una partita di Champions League giocata dal Manchester United contro il Fenerbahçe, vinta dai Red Devils per 6-2. Tre di questi sei gol furono segnati proprio da Wayne Rooney, che contribuì anche con un assist per l’ultimo gol di Bellion.

Manchester United – Fenerbahçe, partita d’esordio di Wayne Rooney in maglia red devils, in cui segnò ben tre reti, foto: PA Photo: Phil Noble

Nonostante la potenza straripante di questo ragazzo, il Manchester United concluse la stagione senza trofei in bacheca, uscendo dalla Champions League per mano del Milan e arrivando in campionato al terzo posto. Negli anni successivi sono state diverse le difficoltà per Rooney: in piena corsa per il titolo, nel 2005/06 infatti subì una frattura del metatarso che mise fine alla sua stagione in Premier, per via di un intervento di gioco subito durante un match contro il Chelsea. Nonostante il suo infortunio però riuscì comunque a effettuare un recupero lampo per aggregarsi nuovamente alla nazionale per il mondiale di Germania 2006. Un mondiale che vide l’Inghilterra uscire nuovamente ai rigori contro il Portogallo, come due anni prima nell’europeo giocato in terra lusitana: epilogo triste anche per Rooney che venne espulso durante la partita per aver tirato un calcio al suo avversario Ricardo Carvalho. Rosso diretto e Inghilterra rimasta in inferiorità numerica. Difficoltà comportamentali da parte di Rooney che sono state riscontrate in alcune partite dell’attaccante anche con la maglia dello United, come ad esempio in Champions League contro il Villareal diversi mesi prima, in cui Rooney ricevette un rosso per aver applaudito l’arbitro in maniera molto sarcastica.

Wayne Rooney riceve il cartellino rosso durante Inghilterra – Portogallo del 2006, un’espulsione che ha reso più difficile il proseguo del match per la nazionale dei tre leoni, foto: Getty Images

Rooney e il numero 10

Sebbene Ruud Van Nistelrooy venne ceduto al Real Madrid a fine stagione 2006, Rooney un anno dopo la cessione dell’olandese decise di cambiare numero, accaparrandosi così la maglia numero 10. Quasi come se sentisse una responsabilità in più, assieme a Cristiano Ronaldo, il Manchester United è una squadra assolutamente devastante. Vince la Premier League con sei punti di distacco sul Chelsea, avversario con cui i Red Devils hanno perso la finale di quella edizione di FA Cup. In Champions League la squadra si ferma in semifinale nel doppio confronto contro il Milan che poi vinse il trofeo nella finale di Atene contro il Liverpool. A quel tandem offensivo Ronaldo-Rooney si aggiunse – nella stagione 2008 – anche un altro attaccante, l’argentino Carlos Tevez. Il solo Ronaldo è bastato a mettere in disparte gli altri due attaccanti, segnando ben 31 gol in campionato, contribuendo così alla conquista della Premier League e ben otto gol in Champions League, culminata con la vittoria dei Red Devils nella finale di Mosca contro il Chelsea.

Wayne Rooney solleva il trofeo della Champions League, vinto ai rigori contro il Chelsea nella finale di Mosca nel 2008, foto: Getty Images

Solo con la cessione di CR7 Rooney si prende veramente il Manchester United sotto mano: nella stagione 2009/10 infatti il numero 10 in maglia Red Devils viene nominato come miglior giocatore del campionato nazionale e segna ben ventisei gol, trentaquattro in totale considerando tutte le competizioni giocate. Record che venne eguagliato successivamente anche nella stagione 2012, anche se la rete più bella in assoluto segnata da Rooney nel campionato precedente – quello del 2011 – fu quella considerata come il più bel gol in venti anni di storia della Premier League: la rovesciata contro all’Old Trafford contro il Manchester City nel derby cittadino.

La rovesciata di Wayne Rooney nel derby cittadino contro il Manchester City, foto: Getty Images

Dopo l’ultima vittoria in campionato del 2013, il Manchester United, così come lo stesso Rooney, vive un certo declino: acquisti sbagliati e una pessima forma di squadra hanno costretto il club che ha vinto più titoli inglesi in assoluto a faticare – molte volte, specialmente nel 2014 – per trovare una qualificazione all’Europa League. Rooney finisce così indietro nelle gerarchie di squadra, risentendo anche una pessima forma realizzativa. Con l’arrivo di Ibrahimovic, la stagione scorsa, in concomitanza con l’esplosione di talenti come Marcus Rashford, Rooney fatica a trovare spazio nel 4-2-3-1 dello Special One. Sebbene la stagione passata fosse difficile per tutto lo United, non solo per Rooney, nel mese di febbraio lo stesso Boy Wonder ha rifiutato un’offerta faraonica dal campionato cinese: ingaggio che secondo i tabloid sarebbe arrivato ai 46 milioni di euro annui, cifra da capogiro. Nonostante tutto ciò, Rooney è rimasto sempre fedele allo United, rifiutando la Cina e un contratto faraonico, sollevando il trofeo dell’Europa League a Stoccolma, epilogo di una storia piena di successi, seppur turbolenta alle volte.

Wayne Rooney, capitano del Manchester United, solleva l’ultimo trofeo che mancava alla bacheca dei Red Devils, la Coppa UEFA/Europa League, foto: Reuters

Once a blue, always a blue

Con l’arrivo di Romelu Lukaku alla corte di Mourinho per una cifra di 85 milioni di Euro, inevitabilmente si è liberato un posto nell’attacco dei Toffees: fa così ritorno a casa Wayne Rooney, a tredici anni di distanza dalla sua partenza. Si era vociferato, a ridosso della finale di Europa League, di una suggestione di questo scambio di attaccanti e l’allenatore olandese Ronald Koeman si era dichiarato aperto all’idea di accogliere Rooney nuovamente in maglia toffees. L’unico problema legato al trasferimento eventuale dell’ex-capitano dello United era il suo ingaggio, che a Manchester era di circa 13 milioni di sterline. Wayne Rooney ha firmato un contratto biennale in cui percepirà un ingaggio dimezzato rispetto alla sua esperienza precedente, per sua stessa scelta. Il Boy Wonder è elettrizzato all’idea di tornare a vestire la maglia dell’Everton, raccontando di come dormisse con il pigiama della squadra che l’ha lanciato nel calcio. Rooney, sebbene avesse detto che per lui non ci sarebbe stata un’altra squadra in Premier League al di fuori dell’Everton, smentisce però di essere tornato a casa solo per l’amore nei confronti dei Toffees, anzi, è convinto che la squadra possa avere qualcosa per vincere trofei. L’idea stessa è condivisa dal tecnico: «Wayne mi ha dimostrato di avere quell’ambizione e quella mentalità delle quali abbiamo bisogno. Sa come si vince e sono felicissimo che abbia deciso di tornare qui. Lui adora l’Everton, voleva fortemente tornare a casa. Ha ancora 31 anni e non ho dubbi sulle sue qualità. È fantastico che sia qui con noi».

Wayne Rooney durante la firma del contratto che lo legherà all’Everton per le prossime due stagioni, foto: twitter.com/everton

Koeman però non ha voluto sbilanciarsi troppo sulle possibilità della sua squadra, dichiarando come sia importante mettere le fondamenta in questa stagione e per poi andare sempre a migliorare, ed è convinto che un giocatore esperto e talentuoso come Wayne Rooney possa rendergli la vita un po’ più facile. Operazioni di calciomercato a parte, è cominciata ufficialmente la stagione in casa Everton: la squadra è partita alla volta della Tanzania per giocare una serie di amichevoli e per preparare la rosa al meglio in vista del terzo turno preliminare di Europa League. Sono bastati 34 minuti di gioco a Rooney per tornare a insaccare la rete in maglia toffees: una sassata da fuori area, forte ma precisa che va a sfiorare la traversa, gol che alcuni giornali inglesi hanno definito quasi una copia carbone del suo primo gol in maglia Everton. Il pubblico locale ha certamente apprezzato, sicuramente anche i tifosi dei blue, in attesa di vederlo giocare – e si spera – esultare nuovamente a Goodison Park.

Wayne Rooney durante la sua “prima” presenza stagionale in maglia Everton, foto: Reuters

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