Sebbene come campionato risulti un po’ meno “di grido”, da qualche settimana è iniziata la nuova stagione calcistica in Romania, con una novità abbastanza importante, che ha fatto notizia su tutte le testate giornalistiche sportive del vecchio continente. Quella che sta per essere spiegata è una situazione che può risultare strana, quasi contorta. Una delle compagini storiche del campionato romeno, lo Steaua Bucarest, è stato ufficialmente re-iscritto alla quarta serie nazionale romena.
Risulta ancora più strano sapere che nella stessa Liga I – equivalente della serie A, massima serie nazionale – esiste un altro Steaua Bucarest, sotto altro nome però: più precisamente FC FCSB. La differenza sostanziale tra le due squadre sta nella proprietà: lo Steaua “storico” è tornato dopo diversi anni sotto l’egida dell’esercito nazionale, mentre l’altra è una società posseduta da George Becali, figura controversa conosciuta quasi come “padrone del calcio romeno“, anche grazie a una ricchezza senza pari rispetto agli altri concorrenti. Sebbene la scissione vera delle due società sia avvenuta solo nel 2017, la diatriba tra esercito romeno e la squadra rossoblu parte dal 2011: l’accusa è di appropriazione illegale del marchio Steaua da parte di Becali fin dal 2004. La battaglia legale ha dato ragione alle forze armate romene, che hanno privato dell’”identità militare” l’altra squadra rossoblu di Bucarest, riprendendosi la propria sezione calcistica. Da qui nasce il FC FCSB, formazione che mantiene il posto nella Liga I, più il posto ai preliminari di Champions League e gli acquisti perfezionati dal suo ricchissimo presidente. Dall’altra parte invece, rinasce lo Steaua Bucarest come sezione sportiva dell’armata: il club – come già detto in precedenza – riparte dalla quarta serie, determinato a ritornare velocemente dove gli compete. Del resto, quando ti chiami Steaua Bucarest e vanti ventisei campionati nazionali vinti, ventidue coppe nazionali, più una Coppa dei Campioni e una Supercoppa Europea, la quarta divisione romena può risultare un po’ stretta.
Steaua Bucarest, settant’anni di una società gloriosa
Nonostante la brutta vicenda che ha visto lo Steaua Bucarest distaccarsi dalla prima divisione – e dalla possibilità di vincere titoli a breve termine – per ripartire dalla quarta serie nazionale, i rossoblu di Romania vantano in settant’anni di storia una forte tradizione anche al di fuori del campionato nazionale. Nata nel 1947, la Asociația Sportivă a Armatei București fa parte di una polisportiva omonima, gestita interamente dal Ministero della Difesa romeno. Solo dal 1961 il club diventa effettivamente Steaua Bucarest: da quel periodo la squadra cominciò ad affermarsi all’interno del calcio romeno, vincendo ben nove coppe nazionali. Negli anni ’70 invece i rossoblu vincono ben nove campionati e arrivarono a giocarsi i quarti di finale di Coppa delle Coppe contro il Bayern Monaco di Franz Beckenbauer. Gli anni Ottanta sono stati condizionati inizialmente da una grave crisi: la mancanza di fondi statali e di risultati sportivi hanno portato il club a un digiuno durato fino al 1985, anno in cui tornò a vincere un campionato nazionale. Lo stesso anno coincide con l’arrivo dell’allenatore Emerich Jenei, tecnico con cui lo Steaua vinse la Coppa dei Campioni del 1986.
Steaua Bucarest, prima squadra dell’est Europa a vincere la Coppa dei Campioni
La stagione del 1985/86 è stata certamente il picco più alto della storia dello Steaua Bucarest, culminata con la conquista della Coppa dei campioni ai danni del Barcellona: oltre alla vittoria contro i blaugrana, la compagine romena ha sfiorato sì la vittoria in Coppa Intercontinentale contro il River Plate, ma è riuscita a sollevare la Supercoppa Europea vincendo per 1-0 la Dinamo Kiev. All’inizio di quella stagione fantastica per i colori dello Steaua, l’allenatore Jenei assieme al suo fido giocatore/vice-allenatore Iordanescu consolida un gruppo che ruota attorno alla leadership di alcuni elementi della sua rosa, tra cui il capitano Stoica, il centrocampista Boloni e l’attaccante Piturca, quest’ultimo conosciuto da molti per aver guidato la nazionale romena agli europei del 2008.
Lo Steaua Bucarest, sebbene non fosse proprio una squadra propriamente spettacolare a livello di gioco, sapeva organizzare in maniera efficace la difesa per poi ripartire e colpire il proprio avversario in contropiede, in maniera simile al classico “catenaccio all’italiana”. Anche per la sua poca fantasia a livello impostazione della manovra, la squadra – a posteriori – era assolutamente tra le non favorite a vincere il trofeo. La svolta, in quella Coppa dei Campioni, arrivò in semifinale contro l’Anderlecht: lo Steaua, dopo aver perso il match di andata in Belgio per 1-0, ribaltò il risultato vincendo la partita di ritorno con un secco 3-0. Arrivò così il 7 maggio 1986, giorno in cui al Sanchez Pizjuan di Siviglia si sarebbe giocata la finale di Coppa dei Campioni tra Steaua Bucarest e Barcellona, confronto che vedeva nettamente favoriti i catalani a discapito dei romeni. La partita però vide uno Steaua Bucarest assolutamente capace di tenere testa ai suoi avversari, portando la sfida fino ai rigori, dove il Barcellona sbaglio tutti i tiri dal dischetto, regalando così la prima vittoria europea di una squadra proveniente dall’est del nostro continente.
La consacrazione europea e l’ingresso di Becali
Dopo la vittoria di Siviglia, la guida tecnica della squadra passa da Emerich Jenei al suo vice Iordanescu, che portò lo Steaua a giocarsi nuovamente un posto per la finale di Coppa dei Campioni, dove però fu il Benfica ad andare a giocarsi la coppa dalle grandi orecchie. La finale arrivò l’anno successivo, quando al Camp Nou di Barcellona lo Steaua Bucarest arrivò a giocarsi il trofeo contro il Milan. La partita in questione è più un dolce ricordo per il Milan e i suoi tifosi, che con un rotondo 4-0 videro i rossoneri vincere la prima competizione europea durante la presidenza trentennale targata Berlusconi. Sempre nel 1989 la storia della Romania venne condizionata per sempre, dal momento che in quell’anno ci furono delle forti proteste che sfociarono in vera e propria rivoluzione, e che si conclusero con l’esecuzione del dittatore Nicolae Ceausescu e di sua moglie Elena. Lo Steaua Bucarest inoltre era legata direttamente al regime comunista, dato che il figlio di Ceausescu, Valentin, gestiva la squadra che inevitabilmente diventò un simbolo della dittatura.
Con la caduta del comunismo in Romania, lo Steaua Bucarest venne privatizzato e acquistato da George Becali, che poi distaccò la stessa società dall’organigramma della polisportiva militare. Dopo i grandi fasti degli anni ’80 la squadra tornò nuovamente a giocare delle importanti partite europee: come nel 2006, quando arrivò in semifinale di Coppa UEFA e si dovette arrendere al Middlesbrough, squadra in seguito perdente contro il Siviglia. Durante gli anni di presidenza Becali, la squadra ha sì fatto bene, però è stata spesso associata a una figura non proprio tranquilla: il fantomatico presidente è stato condannato a 3 anni per corruzione, oltre ad aver cercato di comprare una partita di campionato rumeno, che è costata 1 milione e 700 mila euro e la squalifica dalle competizioni europee alla squadra. A questo si aggiunge anche un’evasione fiscale con fondi off-shore alle Isole Vergini per più di dieci milioni di dollari.
Oltre a tutte queste accuse e condanne, la famiglia Becali spesso e volentieri ha fatto pesare la propria opinione sulla scelta dei giocatori e dei tecnici che avrebbero rappresentato la nazionale. Infine arriva la condanna della Corte Suprema che impedisce al padrone del calcio rumeno di poter usare il marchio Steaua: Becali si ritrova con una squadra altamente competitiva sì, però senza l’apporto di tifosi, i quali boicottano le partite interne. Lo Steaua ripartirà così dalla quarta serie nazionale. Sicuramente il fatto di non essere più sotto il dominio di una figura così emblematica come Becali è già una vittoria: la speranza è che per una società gloriosa come lo Steaua Bucarest il futuro possa riservare un veloce ritorno ai piani alti del calcio, senza l’ombra della corruzione che ha contraddistinto la società durante gli ultimi tempi.
The Army's Steaua just introduced their new manager: Ion Ion, a former player at the club in the 70s. pic.twitter.com/4PmVBmeWnE
— Emanuel Roşu (@Emishor) March 29, 2017