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La cosmologia di Bach: l’universo della tonalità

Published by
Matteo Petroncini

Uno degli argomenti più importanti e allo stesso tempo più complessi che un musicista deve affrontare nel corso dei suoi studi è sicuramente quello della tonalità. Infatti nonostante la tonalità sia il sistema fondante di gran parte della musica, essa è il risultato di una serie di ragionamenti e accomodazioni artificiali. Nel periodo barocco si è potuta fare una summa delle conoscenze che, a volte inconsciamente, i compositori avevano raggiunto e si è costruito un sistema convenzionale denominato sistema temperato. Questo sistema basato sulla divisione della scala in dodici suoni equidistanti ha permesso l’esplosione della musica tonale.Di cosa si tratta? Dal Medioevo in poi le note venivano suonate secondo una visione assolutistica basata su quello che viene definito sistema modale. Senza addentrarsi troppo nella teoria, la scala conteneva sette note e in base alla nota iniziale di ogni melodia si otteneva un modo. Aggiungendo note alla tastiera si è arrivati poi a dodici note. In questo modo si vengono a creare dodici intervalli equidistanti con i quali si possono creare a loro volta dodici scale. La melodia che usa le note contenute in una determinata scala sarà quindi nella tonalità di quella scala. La grande svolta è stata quella di considerare le note in base alle loro relazioni, motivo per cui un brano che usi le note della scala di Do può senza problemi essere riproposto in Re, l’importante è che vengano mantenuti invariati i rapporti. Così si crea un nuovo universo musicale basato sul fatto che ogni tema può essere riproposto in un’altra tonalità.

Non è un caso che più o meno nello stesso periodo in cui venne inventata la tonalità Niccolò Copernico avesse teorizzato l’esistenza di un sistema eliocentrico. Di fatto il concetto in musica è lo stesso: si passa da una concezione assolutistica come il geocentrismo a un più relativistico eliocentrismo in cui dei pianeti orbitano attorno alla nota che dà il nome alla scala detta tonica. Da qui diventano possibili altri sistemi con toniche diverse e l’ascoltatore sarà quindi traghettato in questi universi. La tensione che nel Rinascimento si otteneva con il rapporto tra testo e musica, oppure attraverso la timbrica creata dalla polifonia. Nel Barocco viene affidata alle modulazioni nelle diverse tonalità.

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Il massimo rappresentante di questa evoluzione è Bach. Il compositore infatti si erge a teorico del sistema tonale e come spesso succede in musica esprime questo intento in una grande opera per strumento a tastiera chiamata Il clavicembalo ben temperato. Con questo titolo fa già capire come questo capolavoro sia una grande teorizzazione del sistema tonale partendo dai presupposti che la scala temperata aveva dato.

Bach in questa raccolta di preludi e fughe scrive ogni coppia di brani in ognuna delle tonalità, maggiori e minori. Non contento di ciò decide di scriverne un secondo volume, motivo per cui abbiamo ventiquattro preludi e fuga in un volume e ventiquattro nell’altro. La fuga a sua volta presenta un soggetto che viene esposto nella tonalità d’impianto poi riproposto via via nelle tonalità vicine. Con questo sforzo compositivo Bach vuole racchiudere tutta la musica prima di lui in una sorta di enciclopedia musicale. Il clavicembalo, oltre ad essere una tappa obbligatoria per i pianisti, diventa anche un vero e proprio universo composto da un’infinità di microcosmi.


Infine è bene notare che l’evoluzione scientifica e quella artistica si evolvono spesso sincronicamente. Anzi sarebbe ancora meglio accettare l’idea che il sapere umano non è settoriale e che la categorizzazione ne semplifica solo l’apprendimento. Partendo da questo assioma, si può rigettare qualsiasi tentativo di escludere le arti dalla formazione di uno studente in quanto non funzionali allo sviluppo lavorativo perché si rischia davvero di creare delle lacune disastrose, privando il futuro di soggetti pienamente preparati.

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Matteo Petroncini

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