Riuscire a portare un film nelle sale cinematografiche è un’impresa ardua quasi quanto una scalata su una montagna rocciosa. Sia chiaro: ormai, con le tecniche moderne e una sana dose di coraggio, tutti possono diventare registi. A livello qualitativo è però molto probante cercare di portare al cinema una pellicola che sappia veramente stupire in positivo, magari senza strafare o tentare a tutti i costi un colpo a sorpresa. Tanti film, sponsorizzati benissimo e pompati a livello mediatico, sovente non ottengono i risultati sperati. Altri, invece, pur restando confinati nell’ombra riescono a catalizzare l’attenzione del pubblico o della tanto temuta critica, proponendosi come piccole perle in cerca di uno spazio nel firmamento della Settima Arte. Proprio questo sembra essere il caso di Premonitions, film che nel 2015 ha rappresentato un vero e proprio caso mediatico pur senza fare incassi strepitosi, tanto da diventare – nel suo essere di nicchia – un vero e proprio cult per certi appassionati in tutto il mondo.
Uscito per l’appunto nel 2015 a due anni di distanza dall’inizio delle riprese, Premonitions (titolo originale Solace) ha partecipato anche al Toronto Film Festival dello stesso anno, uscendo qualche mese dopo anche in Italia. È un film d’azione che, nonostante alcuni cliché e delle trovate già viste, riesce comunque ad emozionare lo spettatore, tenendo botta fino all’ultimo con uno scontro psicologico tra due personaggi simili in tutto se non nella moralità, interpretati da attori di altissimo livello come Sir Anthony Hopkins e Colin Farrell.
In molti non sanno che questa sceneggiatura, almeno inizialmente, doveva rappresentare il sequel di Se7en, uno dei film più famosi e celebrati del regista David Fincher. Con il passare del tempo l’interesse del regista verso la potenziale apertura di un franchise è venuto meno, rendendo di fatto Premonitions una storia autoconclusiva. Il concept non è originalissimo ma riesce comunque a colpire: un detective della polizia – interpretato dal Negan di The Walking Dead, Jeffrey Dean Morgan – si rivolge a uno psichiatra con pesanti traumi alle spalle e il potere di vedere nel futuro al fine di contrastare un killer che, si scoprirà, possiede le sue stesse potenzialità.
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Alla regia troviamo il brasiliano Afonso Poyart, che con il suo colorato e vivace action movie d’esordio 2 Coelhos aveva lasciato ben sperare riguardo le sue abilità dietro la macchina da presa. Ad oggi Premonitions, film certamente dalle atmosfere più cupe e drammatiche, resta il suo unico film americano e anglofono. Certamente un ottimo punto di partenza per un regista ancora giovane, con la possibilità di trovare ingaggi importanti in futuro.
Apprezzabile – anche se forse non totalmente riuscito – il tentativo di creare un legame tra la figura dello psichiatra Clancy di Hopkins e l’agente Cowles tratteggiata da Abbie Cornish: in molti, guardando i due all’opera, avranno pensato di essere in una versione alternativa de Il Silenzio Degli Innocenti senza la frizzante sensazione di paurosa scoperta dell’oscuro che il rapporto tra il fu Lecter e una giovane ma già navigata Jodie Foster pareva voler svelare.
Ciò che però colpisce molto della pellicola è la sua grande capacità di unire alle atmosfere presenti sullo schermo una colonna sonora di tutto rispetto. Delle tracce, spesso futuristiche e oscure, si è occupato il cantautore, dj e produttore BT (pseudonimo di Brian Transeau), da sempre impegnato nella trance elettronica e grande polistrumentista ormai da anni.
BT, che per il cinema aveva già contribuito alle colonne sonore di film come Tomb Raider, Fast & Furious e Blade 2, si ritrova a lavorare su un progetto che richiama perfettamente le sue caratteristiche, esaltandole come punto di forza nel corso dei minuti che compongono la storia da raccontare.
Impossibile però non citare anche le tante canzoni contenute nel film degli M83, gruppo francese che si occupa di dream pop ormai dal 1999 e che ha composto a sua volta alcune colonne sonore di film comunque importanti, come Oblivion, Divergent e Suburra. Alcune delle scene più strazianti, dolorose e toccanti del film hanno come accompagnamento proprio le canzoni di questa band, tra cui spicca la breve quanto intensa My Tears Are Becoming A Sea, facente parte dell’album Hurry Up, We’re Dreaming e utilizzata già precedentemente nel trailer di Hunger Games – Il Canto Della Rivolta.
Ovviamente Premonitions non è esente da difetti. Sembra, ad esempio, un film uscito da un altro genere di cinema forse troppo lontano dal nostro, come quello degli anni Novanta. In alcuni tratti non conserva grande originalità e qualche aspetto della trama sarebbe dovuto essere più curato.
Non è un caso, dunque, che il film non abbia di certo fatto faville al botteghino, pur ricevendo recensioni spesso sufficienti. Per gli amanti dei thriller-noir la pellicola può però rappresentare un punto di riferimento e non è da escludere che, con il passare degli anni, possa essere rivalutata in toto anche dai più scettici.
D’altronde alcuni esempi parlano chiaro: film come Fight Club e Mars Attacks!, ad esempio, furono inizialmente non proprio dei successi commerciali ma con il tempo – soprattutto grazie al passaparola e al mercato home video – riuscirono ad ottenere un giusto e meritato rilancio. Dopo due anni il destino di Premonitions sembra essere diverso ma nel futuro, ovviamente, nulla è precluso. Pur trovando difficoltà nell’esprimersi in tutta la sua potenza, il film di Poyart viaggia sulla sottile linea rossa del film da odi et amo, una pericolosa quanto inebriante sensazione che di certo lo porterà ad essere dimenticabile ma non dimenticato.
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