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Philippe Coutinho: storia di un Mago

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Carlotta Betti

Quando gli scout dell’Inter se ne invaghirono, Coutinho era poco più che una promessa. Aveva appena sedici anni e aveva militato solo nella Serie B brasiliana. Era il 2008 e pagare quattro milioni di euro per un ragazzino con un curriculum così breve sembrava una follia. Il tempo avrebbe dato loro ragione, ma solo i veri esperti potevano aspettarsi che gliene desse così tanta. Ad oggi, il Maghetto è uno dei giocatori chiave del Liverpool e oggetto dei desideri del Barcellona, che per provare a portarlo in Catalogna sta preparando una quarta, vertiginosa offerta.

Coutinho e Neymar, da ragazzini, con la maglia del Brasile. Fonte: Marca.

 

Philipinho Coutinho: i primi calci

Philippe nasce nel quartiere Rocha di Rio de Janeiro, zona di mezzo tra la favela da Mangueira e una zona industriale occupata perlopiù da magazzini. È il più piccolo dei tre figli di Zé Carlos e Dona Esmeralda, arrivati a Rio da Bahia. Nel campetto di cemento tra i palazzoni del quartiere, Philipinho – come lo chiamano affettuosamente i fratelli Cristiano e Leandro – impara in fretta che essere il più piccolo può portare grandi vantaggi: è qui che la sua tecnica e la sua rapidità iniziano a svilupparsi. In breve, le partitelle tra bambini diventano uno spettacolo anche per gli anziani del vicinato al seguito dei nipotini che portano a giocare. Molto prima dei talent scout, è infatti la nonna di un amico di Philippe a consigliare ai genitori di iscriverlo a una scuola calcio. Qui, durante un torneo locale, viene notato dall’allenatore della primavera del Vasco da Gama, che gli offre un posto in squadra. Prima, però, deve superare un provino: una semplice partita come tante altre contro i ragazzi del suo quartiere. Philipinho ha sei anni ed è molto timido. Il giorno dell’incontro, arriva al campo e si guarda intorno, spaesato; tutti gli altri bambini chiacchierano e si riscaldano, si conoscono già. Stretto a papà José, scoppia a piangere e non vuole giocare. Appena lo convincono ad entrare in campo, Philippe si scioglie. Tutto gli viene naturale. Il coach non ha dubbi.

Essere nelle giovanili di un club professionistico, soprattutto in Brasile, non è garanzia di una carriera nel mondo del calcio. «È come essere in una fabbrica di talenti» racconta lo stesso Coutinho, «nella tua testa sei perseguitato costantemente dal pensiero che milioni di altri ragazzi stanno facendo la stessa cosa che stai facendo tu». È solo a tredici anni, quando viene convocato dalla nazionale under 15, che la possibilità di diventare un calciatore professionista inizia a diventare concreta. Il tempo e l’impegno riposti negli allenamenti diventano ancora maggiori, e le soddisfazioni non tardano ad arrivare: l’anno successivo, Marco Branca – allora responsabile dell’area tecnica dell’Inter – gli mette gli occhi addosso e, nell’estate del 2008 Coutinho firma con i nerazzurri. Per Philippe, che fino al raggiungimento della maggiore età viene lasciato crescere nel Vasco da Gama, è un sogno. Nel 2009 contribuisce alla promozione della squadra nella lega maggiore e nel 2010 è già un giocatore chiave che conta 31 presenze e 5 reti in tutte le competizioni.

Coutinho all’Inter. Fonte: Getty, via Indipendent.

L’Inter, una promessa non mantenuta

Il trasferimento in Europa, nell’estate del 2010, vissuto come un sogno, si trasforma ben presto in una realtà da incubo. L’Inter in cui Coutinho approda è quella post-triplete dell’era Mourinho, una squadra povera di ambizioni e alle prese con un cambio di allenatore. Annunciato da Roberto Dinamite come «il nuovo Pato» e da Moratti come «il futuro dell’Inter», Philippe si rivela una stella che tarda a brillare in un club che ha bisogno di ritrovare certezze immediate. Se le colpe siano da imputare alle pressioni esterne o al talento ancora acerbo del ragazzo, non ci è dato saperlo. Probabilmente un mezza via tra le due ipotesi. Si decide di mandarlo in prestito all’Espanyol per proteggerlo dai pesanti dubbi della tifoseria e da un ambiente difficile da gestire per un ragazzino. Qui, il suo talento sembra rifiorire: la fantasia, la prontezza d’esecuzione, i dribbling incantevoli ricordano la sua infanzia da giocatore di futsal, mentre la visione di gioco, la capacità d’impostazione e il tiro potente anche dalla distanza lo tingono di una nuova maturità calcistica. Viene nominato Rivelazione della Liga per la stagione 2011-2012. L’Inter, convinto dalle sue prestazioni in Spagna, lo richiama.

Il folle amore che sembrava dovesse scoppiare al suo rientro in Italia, però, si rivela una breve infatuazione. Coutinho sembra vittima di una rapida involuzione. Per lui, la quotidianità torna ad essere la lontananza emotiva dai compagni e dall’allenatore, e inevitabilmente la panchina. Nelle sue sporadiche uscite con la maglia nerazzurra, non incide più di tanto. Lascia intravedere qualche scintilla, apre qualche fessura dalla quale si sembra intravedere il fenomeno che aveva promesso di diventare. Ma non è abbastanza. L’acquisto di Kovacic nel gennaio 2013 lo rende effettivamente un esubero e Branca se ne libera per dieci milioni di euro più tre di bonus. Qualche tifoso della schiera del “bidone” esulta, ad altri resta il dubbio che non gli sia stato dato abbastanza spazio. Quel che è certo è che Coutinho firma con il Liverpool, squadra in ricostruzione guidata dal volto nuovo di Brendan Rodgers.

Coutinho ad Anfield. Fonte: Getty, via Indipendent.

Da the Kid a the Magician: Coutinho al Liverpool

Al suo arrivo, i giornali di Oltremanica si dividono a suo riguardo. I più, però, sono concordi nel dire che il suo acquisto sia una scommessa. D’altronde, il calcio inglese può essere molto fisico, e nessuno è certo che la sua costituzione gli permetta di inserirvisi al meglio. Per i tifosi inglesi, il nome di quel ventunenne brasiliano è completamente nuovo. Nessuno azzarda giudizi, si aspetta di vederlo in campo. Contro ogni aspettativa, fin da subito Coutinho si adatta alla perfezione al calcio offensivo dei Reds, formando un tridente micidiale con Suarez e Sturridge. Tra un dribbling e l’altro, anche gol e assist non si fanno attendere: nei primi sei mesi ne colleziona tre e sette rispettivamente. Con sempre maggior convinzione, le voci sul talento di quel ragazzo con la faccia pulita si moltiplicano e corrono di bocca in bocca. Comunemente, lo si chiama the Kid, il bambino. Un soprannome che qui non si rispolverava dai tempi di un certo Niño…

La stagione seguente è quella della consacrazione definitiva. Titolare inamovibile, idolo dei tifosi, terrore degli avversari. Coutinho non è più il ragazzino timido che faticava ad affermarsi, è nuovamente un gioiello di punta e un grande valore aggiunto in campo. È un uomo, e in quanto tale non lo si può più chiamare Bambino. Mentre ad Anfield risuona You’ll Never Walk Alone, sugli spalti sventola una nuova bandiera, con su stampato il suo volto. «Quando l’ho vista per la prima volta, ho avuto i brividi» racconta Philippe. Sotto, c’è scritto O Mágico, il Mago. A fine stagione viene nominato tra i tre migliori giocatori della Premier League e il migliore del Liverpool sia dai tifosi che dai compagni di squadra. I tempi dei guai fisici, delle panchine, della mancata chiamata nella nazionale verdeoro (distante appena un anno) sembrano lontani, quasi appartenenti a un’altra vita, a un’altra persona. Oggi, oltre che tra i suoi compagni ed ex compagni, Coutinho raccoglie complimenti anche da star internazionali quali Pele, Cafu e Neymar.

Il richiamo del Barcellona

Ma i complimenti più grandi per un calciatore, si sa, sono le offerte dei giganti del calcio. Proprio Neymar, con il suo trasferimento shock al PSG, ha acceso l’interesse del Barcellona per Coutinho. Interesse tutt’altro che moderato, considerate le cifre che i catalani hanno proposto al Liverpool. Per il momento, Klopp non sembrerebbe volersene privare, avendo rifiutato ognuna di queste offerte (si vocifera generando un forte malcontento di Coutinho e del suo entourage). I Reds, oltre che nella lotta al titolo e nelle coppe nazionali, si sono qualificati alla fase a gironi di Champions League, battendo l’Hoffenheim per un aggregate di 6-3. L’intenzione del club del Merseyside, molto attivo nel mercato con qualche acquisto davvero convincente (tra tutti l’affermato Salah e il promettente Solanke, stellina dell’Inghilterra under 21), sembrerebbe quella di tornare a prendersi un posto tra le grandissime della Premier. Ma pare che il Barça stia preparando una nuova offerta da circa 150 milioni di euro. E a certe cifre, persino se in cambio di un Mago, è davvero difficile dire di no.

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