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All Star Superman, il capolavoro di Grant Morrison

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Claudio Agave

All Star Superman si prende di diritto un posto tra le storie a fumetti più belle di sempre, soprattutto per quanto concerne la mitologia dell’alieno di Krypton.

Come approcciare un personaggio quasi invincibile per metterlo al pari di un umano? Come poterlo trattare con rispetto e devozione, ma anche con timore e sentimento? Soprattutto, in che maniera lo si può avvicinare il più possibile a una sensazione di fallimento imminente, persino di fine vita? A tutte queste domande su un’icona dei fumetti come Superman ha provato a rispondere un vero e proprio fuoriclasse della narrazione, lo scozzese Grant Morrison. Il Re Mida della fumettistica è riuscito a plasmare quella che forse, al pari di Superman: Red Son, è la più bella graphic novel sull’Uomo D’Acciaio: All Star Superman.

Edita tra il 2005 e il 2008, si tratta di un’opera nata avulsa dalla continuity originale, ma che riprende moltissimi temi presenti e passati dell’eroe kryptoniano. Costruendo una trama ben raccontata e colma di simbolismi, soprattutto a livello religioso, Morrison si è servito dell’arte di Frank Quitely per porre Superman di fronte al bivio della scomparsa, un contesto che lo renderà capace di fare cose impensabili in un ristretto arco di tempo.

Sostanzialmente la trama sembra aprire una letale debolezza nell’invincibilità di Superman: tramite un piano che si scoprirà poi architettato dal nemico di sempre Lex Luthor, Kal El scopre che gli resta soltanto un anno di vita per via delle troppe radiazioni solari assorbite da Superman durante un salvataggio di una missione P.R.O.J.E.C.T. sul sole. In questo arco di tempo l’eroe dovrà mettere a posto alcune questioni irrisolte, ma non solo: farà di tutto per rendere il mondo un posto molto migliore rispetto al suo presente, finendo per cambiare inevitabilmente la storia della Terra e dando anche precise indicazioni su come proteggerla nel futuro.

Morte e miracoli

Uno degli aspetti più interessanti della storia riguarda anche e soprattutto la reazione di Superman alla notizia della sua morte. Il decesso del personaggio era già stato trattato altrove, nella famosa storia La morte di Superman. In questo caso però la scomparsa dell’Uomo D’Acciaio non arriva per via di un avversario – almeno non direttamente – bensì per una causa “naturale”. «Il tuo viaggio sul sole ti ha esposto a livelli critici di radiazione stellare. È più energia di quanto le tue cellule possano trasformare. È iniziata l’apoptosi, la morte cellulare. Finisce in un solo modo, anche per te», gli spiega chiaramente l’alleato Leo Quintum. Dinanzi alla notizia del suo decesso Superman ha una reazione che potrebbe sembra irreale, ma che si addice a un personaggio del suo calibro: pacata, calma, senza isterismi di sorta. Superman sembra accettare la fine del suo percorso e, anzi, prende spunto da questo tema per poter mettere insieme i pezzi mai incastonati del resto della sua vita. La morte si avvicina quindi al concetto di superuomo, rendendo lo stesso non più immortale ma molto più umano di quanto potesse mai sentirsi.

D’altronde il tema dell’invincibilità di Superman ha sempre fatto scalpore. Soprattutto nel periodo della Golden Age, Kal El risultava avere molti più poteri ed era praticamente impossibile da battere per qualsiasi avversario: le sue storie, dunque, risultavano per lo più banali e scontate. La necessità fu dunque quella di reinventarlo ma in maniera depotenziata, quasi meno aliena, per “costringere” una figura semi-divina ad accogliere pulsioni, dolori e debolezze umane. Anche questo contesto, come molti altri nelle storie dell’Uomo D’Acciaio, vede Superman proporsi come un vero e proprio Dio dinanzi agli umani. Un tema toccato – con una caratterizzazione in verità piuttosto banale – da Zack Snyder nei suoi film sul personaggio. Morrison però prende una strada diversa da quelle precedenti: Superman è un Dio misericordioso, compassionevole, non ha bisogno di dare dimostrazioni di forza e raramente ricorre alla violenza quando non necessario. Un essere superiore come lui non può che ritenersi fiducioso di sé stesso ma, al contempo, deve mostrare anche empatia e un aumento della sua aura spirituale per potersi guadagnare il rispetto dell’uomo. Lo stesso Quitely riesce a tratteggiare un Superman dal portamento sempre sicuro e mai minaccioso, conscio delle sue potenzialità e di come usarle. Il disegnatore ha poi plasmato alcune tavole epiche, come quella che vede il personaggio ritratto quasi come una versione 2.0 dell’uomo vitruviano.

La forza del Dio Superman è trasmessa in maniera incredibilmente intensa dalle imprese che riesce a compiere: nel fumetto, tra le altre cose, Kal El porta a compimento dodici fatiche in stile Ercole – anche se non tutte narrate chiaramente – aiutando anche a contribuire alla sconfitta del cancro e alla creazione di un nuovo strumento di protezione per il pianeta e l’universo. Addirittura Superman arriva, grazie alla sua maestosità, a creare una Terra – che si rivelerà poi essere la nostra – senza la sua presenza, per cercare di capire se il genere umano potrà cavarsela senza di lui.

Una storia che cambia tutto

La bontà di All Star Superman rispetto ad altre storie del personaggio sta proprio nella capacità di averlo saputo umanizzare senza però perdere di vista i suoi poteri e il suo simbolismo. Morrison è riuscito in un’opera che a tratti è sembrata impossibile a molti: creare un racconto riguardante Superman che riuscisse davvero a emozionare senza cadere nei soliti cliché capaci di accompagnare la creatura di Jerry Siegel e Joe Shuster (che si palesano nel fumetto sotto forma di omaggio) nel corso degli anni. Grazie al suo essere anticonvenzionale e al genio che da sempre lo contraddistingue, Morrison ha avuto la fortuna e la bravura di lasciare ai posteri una storia semplicemente indimenticabile, che regala davvero giustizia a un personaggio come Superman spesso maltrattato e relegato a fumetto di Serie B da varie interpretazioni non proprio immacolate. Qui invece tutto funziona come dovrebbe: il protagonista, i comprimari, i nemici, le scelte, le tematiche. Ogni cosa è al suo posto, come dovrebbe essere. E pensare che Morrison fu ispirato a raccontare la storia dopo un incontro…con un cosplayer. Il fumettista infatti conobbe un ragazzo vestito da Superman al San Diego ComiCon del 1999 e fu talmente colpito dal suo atteggiamento da ispirarsi a lui per la costruzione del suo protagonista.

Ormai un cult dopo anni di recensioni positive e riconoscimenti ottenuti, All Star Superman ha letteralmente cambiato il modo di approcciare Clark Kent / Kal El e tutto il suo fantastico universo. Perché, evidentemente, non si è mai troppo umani o troppo alieni per non poter essere entrambe le cose.

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Claudio Agave

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