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Delusioni da Europei: come l’Italia è stata schiacciata due volte

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Tommaso Basso

Le nazionali di basket e volley escono ai quarti nei rispettivi europei, con le assenze di Gallinari e Zaytsev. I nostri Lorenzo Vagnoni e Tommaso Basso si sono occupati, rispettivamente, di analizzare la situazione della pallacanestro e della pallavolo.

L’estate 2017 si preannunciava essere l’estate dei riscatti e delle conferme, con Eurobasket ed Eurovolley a segnare un crocevia importante per il movimento sportivo italiano. Eppure, in due percorsi incredibilmente paralleli, le prestazioni dell’Italia nei rispettivi Europei hanno lasciato un po’ tutti a bocca asciutta. Tra assenze eccellenti per futili motivi e cali mentali, vediamo come le Nazionali si sono scavate la fossa, mettendo ancora una volta in discussione l’operato delle rispettive federazioni.

Assenze ingiustificate e 7 in condotta

Il sottile margine tra “Gallo” e pollo

L’avventura degli Azzurri agli Europei di basket di quest’anno è iniziata ricollegandosi a quanto detto da Danilo Gallinari appena due anni prima in un’intervista – divenuta virale –  rilasciata subito dopo l’eliminazione a opera della Lituania. Qui si sentiva tutta l’amarezza e la voglia di riscatto di un gruppo che ancora una volta era riuscito a sublimare i propri limiti giungendo a risultati inaspettati (le vittorie contro Spagna e Germania) cedendo poi ineluttabilmente sul piano mentale appena la posta in palio aveva cominciato ad alzarsi, mostrando tutti i limiti tecnici e fisici della squadra.

La “nazionale più forte di sempre” e figlia di “un movimento in perfetta saluteera chiamata a un ultimo giro di valzer per cercare di mettere finalmente qualcosa in bacheca, spinta dal fatto che questa competizione rappresentava l’ultima concreta possibilità per la generazione degli italiani in NBA di vincere qualcosa con la casacca azzurra.

Le aspettative erano altissime e le basi da cui partire ottime: un allenatore in panchina fra i più vincenti in ambito nazionale e ormai perfettamente integrato anche in un contesto elitario come la NBA, le tre stelle d’oltreoceano – più Alessandro Gentile – abili e arruolabili e tanti giocatori di rotazione che avevano subito nel corso di questi anni un’evoluzione pazzesca, primo fra tutti Niccolò Melli.

Tutte queste belle premesse sono state – in pieno stile italiano – smantellate nel giro di un anno da fattori più o meno prevedibili: partendo dalle auto esclusioni (seppur per ragioni diametralmente opposte) di Bargnani e Gentile fino ad arrivare allo scellerato pugno di Danilo Gallinari contro il difensore olandese Jito Kok durante la seconda amichevole di preparazione, che gli ha procurato una frattura alla mano e una risposta al vetriolo del C.T. a riguardo.

Messina si è ritrovato quindi a dover cambiare tutto in corso d’opera – seppur fortunatamente a inizio preparazione –  con stravolgimenti non solo verso l’impianto tattico, ma anche a livello di roster; proprio in tal senso vanno considerati gli ingressi fra i convocati di Biligha e Burns – più mobili e dinamici difensivamente – rispetto a un giocatore “pesante” come Cervi.

L’assenza di un “giocatore totale” in Europa come Gallinari ha quindi portato il C.T. a puntare tutto sulla difesa, con il solo Belinelli a costituire una reale minaccia offensiva e con Niccolò Melli a rivestire il ruolo di barometro difensivo e di playmaker occulto in attacco. L’infortunio del Gallo ha inoltre portato a un sensibile aumento del minutaggio di Gigi Datome che già nel precampionato aveva mostrato qualche incertezza a livello fisico e di tenuta mentale.

Le follie dell’imperatore

Storia paurosamente simile anche per quanto riguarda l’Italvolley. Dopo la notizia della pausa temporanea presa da Osmany Juantorena e capitan Birarelli, la Nazionale si è vista privata anche del suo opposto titolare e stella della nazionale Ivan Zaytsev a causa di un paio di scarpe. Per quanto possa sembrare assurdo, a tenere distante dal campo di gioco lo Zar è stata nientemeno che una battaglia tra sponsor tecnici.

Gli Azzurri sono infatti legati all’azienda giapponese Mizuno, mentre Zaytsev è recentemente diventato uno degli atleti di punta di Adidas per la pallavolo. I primi problemi sono nati a fine maggio, quando la FIPAV aveva ricevuto notizia dell’accordo stretto tra l’atleta e Adidas riguardo la fornitura di calzature per allenamenti e partite. La stessa Federazione sottolineò però come il contratto siglato con Mizuno contemplasse l’utilizzo da parte di tutti gli atleti del proprio materiale di rappresentanza.

Durante il ritiro preparatorio per l’europeo, secondo quanto riferito dalla stessa FIPAV, sono state presentati tre modelli diversi di scarpa, nessuna delle quali però sembrava aver soddisfatto lo Zar. La Federazione quindi, dopo aver provato a proporre un paio di scarpe realizzate ad hoc per l’atleta di origini russe, si è vista costretta ad allontanarlo dal ritiro di Cavalese e, conseguentemente, ad escluderlo dall’Europeo.

Non è mancato l’ovvio botta e risposta tra FIPAV e lo stesso Zaytsev, che in un’intervista rilasciata a Sky Sport ha fortemente negato che la motivazione del suo rifiuto di indossare le scarpe Mizuno fosse legata al suo accordo con Adidas. «Le calzature Mizuno che ho indossato mi hanno provocato diversi acciacchi alle caviglie, documentati anche dallo staff della Nazionale. Queste scarpe mi facevano male» – a cui ha poi aggiunto – «il mio unico pensiero è andare a fare gli Europei con una scarpa idonea: io ancora ci spero. Io darei anche una gamba per la Nazionale».

Convocazione che non avverrà mai, anche perché secondo lo staff della nazionale «i disagi e le difficoltà descritte non potevano essere messe in relazione con l’utilizzo delle scarpe, dato il periodo veramente breve di utilizzo e l’impossibilità quindi a verificare possibili adattamenti e aggiustamenti come molti giocatori fanno e hanno fatto in queste occasioni».

Il cammino europeo

Italvolley senza testa

Gli Azzurri della pallavolo sono scesi sul rettangolo di gioco di questo Europeo con solo tre dei sei giocatori titolari schierati da Gianlorenzo Blengini a Rio 2016. Oltre ai confermatissimi Lanza, Gianelli e Colaci, maggiori responsabilità sono gravate sulle spalle di Vettori, Antonov e Piano, con la scommessa Mazzone pronta a sostituire il centrale titolare. Dopo tre edizioni da podio, l’Italia si è presentata per la prima volta come outsider e senza superstar.

Nonostante tutto la nazionale ha saputo dimostrare grande coesione nella prima fase del torneo, raggiungendo il secondo posto del girone in virtù delle nette vittorie per 3-0 contro Repubblica Ceca e Slovacchia e la sconfitta rimediata al tie-break contro la Germania. Il 3-0 negli ottavi di finale rifilato alla Turchia ha fatto ben sperare pure i più scettici in una corsa alla medaglia, anche e soprattutto visto il fortunato incrocio con il Belgio ai quarti.

Purtroppo però le speranze azzurre si sono stampate proprio sul “muro rosso” dei belgi, che hanno impartito una sonora lezione ai nostri. I 14 muri subiti e gli imperdonabili 18 errori a servizio sono pesati come macigni nel bilancio finale. Simone Gianelli, metronomo e regista della squadra, si è visto in completa confusione, Filippo Lanza senza la grinta e il carisma che lo contraddistingue e Luca Vettori poco concreto in attacco. Emblematico il 25-11 del secondo set, punteggio quasi umiliante subito per mano di una squadra che passerà in semifinale per la prima volta nella sua storia.

La Nazionale ha toppato sul più bello facendo rimpiangere un po’ a tutti le assenze eccellenti ed evidenziando alcuni limiti mentali degli Azzurri, mai scesi veramente in campo contro un Belgio che ha invece saputo gestire alla perfezione la partita. Seppur le premesse non fossero delle migliori, all’Italvolley formato europeo non si può che dare un voto insufficiente.

Coach Blengini istruisce i suoi.

Il morbo del “siamo questi”

Anche il gruppo che si è presentato a Eurobasket era radicalmente mutato rispetto al proposito iniziale ed è una squadra limitata in attacco, con pochi giocatori capaci di creare gioco e che fa di una fase difensiva rognosa e continuata il suo più grande punto di forza.

Gli accoppiamenti nei gironi aiutano, regalandoci come avversarie tre squadre ampiamente alla nostra portata come Ucraina, Israele e Georgia e due nettamente superiori – per individualità e organizzazione – come Germania e Lituania.

La partita inaugurale con Israele e quella con l’Ucraina non disattendono i pronostici con gli azzurri quasi sempre in controllo, complici anche delle giornate di grazia dei tiratori dal perimetro, e in cui Belinelli risulta semplicemente fantastico, con 44 punti complessivi e un 12/20 nel tiro da 3 in due partite. Il match contro la Georgia di Zaza Pachulia invece mostra tutti i limiti di tenuta mentale di una squadra capace di iniziare il quarto quarto con 11 punti di vantaggio e vincere la partita di soli 2 grazie ad un prodigio difensivo di Datome sulla sirena.

I limiti tecnici invece vengono mostrati e ampiamente sfruttati nelle due partite contro la Germania – in cui una serata storta al tiro da fuori per entrambe le squadre mostra la totale incapacità dell’Italia di cambiare spartito in attacco quando la situazione lo richiede – e contro la Lituania, in cui il movimento della palla lituano e la maggiore fisicità dei loro lunghi fa saltare l’intero castello difensivo azzurro, soprattutto sul lato debole.

Anche qui gli ottavi di finale premiano la nazionale con un accoppiamento benevolo contro la Finlandia – partita vinta agevolmente di 13 punti – ma ai quarti l’avversario è la Serbia che nonostante grandi assenze (prima fra tutte quella di Milos Teodosic) ha gioco facile del cuore e della voglia degli azzurri vincendo con più di 15 punti di scarto; vittoria ottenuta non solo per mezzo di individualità soverchianti come i 221 centimetri di Boban Marjanovic o il talento assoluto di Bogdan Bogdanovic, ma anche – e soprattutto – colpendo i limiti tecnici dell’Italia: la fisicità del reparto lunghi (con 44 rimbalzi per i serbi a discapito dei nostri 19), scommettere sulle percentuali nel tiro da fuori dei tiratori azzurri (vista la totale impossibilità per l’Italia di cambiare sistema offensivo dati gli interpreti) e sostanzialmente sfiancare la difesa italiana, impossibilitata a tenere un’efficienza e un grado di attenzione così elevato per tutta la partita.

L’Italia esce quindi dalla competizione con un voto di sufficienza: ha battuto le squadre che poteva battere e ha perso con le squadre con cui doveva perdere perché per quanto si possa essere operai e avere cuore, a pallacanestro vince la squadra che la mette di più nel cesto.

Il tempo scorre mentre noi siamo fermi

Dopo un’estate burrascosa che ha visto l’Italvolley anche all’ultimo posto in World League, gli uomini di coach Blengini si sono presi una piccola soddisfazione con la medaglia d’argento nella Grand Champions Cup. L’unica sbavatura del torneo è la sconfitta contro il non irresistibile Iran nel match di apertura che è costato l’oro agli Azzurri. I limiti di questa squadra si confermano quindi essere più mentali che tecnici, anche alla luce delle ottime vittorie sul Brasile e gli Stati Uniti, rispettivamente primi e terzi alle ultime Olimpiadi.

Il prossimo anno ospiteremo i Mondiali in casa nostra ed è quindi necessario presentarsi nel migliore dei modi. L’auspicabile rientro di Osmany Juantorena e Ivan Zaytsev potrebbe dare la spinta nella giusta direzione, soprattutto per togliere le castagne dal fuoco nei momenti più delicati delle partite.

Coach Meo Sacchetti viene nominato C.T. dell Nazionale.

Nel basket Ettore Messina lascia la carica di C.T. della Nazionale, che verrà presa in gestione da Meo Sacchetti, avendo come obbiettivo i Mondiali del 2019. Nessuno dei giocatori del quintetto base attuale sarà però convocabile (Gallinari compreso) per impegni in NBA o in Eurolega. Sarà dunque necessario recuperare Alessandro Gentile, sperare nella crescita di alcuni singoli come Biligha o Baldi Rossi e che alcuni giovani come Della Valle o Polonara ritrovino sé stessi.

Come se già non bastasse il dover ricostruire una nazionale in tempi brevi e praticamente da zero tutto questo non è supportato da una politica sportiva e da una federazione capace di promuovere un ricambio generazionale. Stesso discorso vale per il Volley: è ancora troppo grande il distacco con altre realtà nazionali e troppo poco le società sono invogliate a puntare sui giovani nonostante non manchino né gli allenatori né le idee; quello che manca sono i giocatori e le strutture oltre che la voglia di fare bene, senza mascherarsi dietro dichiarazioni di facciata come: «Il movimento è in salute».

Il tempo delle soluzioni di comodo è finito perché la sabbia nella clessidra sta finendo e tutto questo rischia di essere un vero e proprio aut aut per lo sport italiano.

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Tommaso Basso

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