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Un bergamasco in Cina: tra caldo tropicale, natura incontaminata e voglia di polenta

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Marco Cherubini

La Cina è un paese affascinante, una terra che presenta caratteristiche geografiche e culturali che cambiano radicalmente in base a quale delle sue provincie si visita: dalla ultra tecnologica metropoli di Shangai alle montagne e ai laghi dello Yunnan, dall’altopiano tibetano al caldo tropicale del Guangxi. Ma non è solo il panorama a cambiare: etnie si mischiano a usanze, attività e cucine differenti, donando ad ogni provincia una sua particolarità e rendendole uniche e diverse l’una dall’altra. Una meta che non può mancare a qualsiasi appassionato di viaggi, sia che si voglia andare all’avventura sia che si voglia organizzare tutto fin nei minimi dettagli.

Il viaggio è iniziato il 29 agosto alle 6.00 di mattina: partenza in direzione Milano Malpensa dove un aereo Helvetic Airways ci avrebbe portato fino all’aeroporto di Zurigo. Una volta arrivati e fatti i dovuti controlli di sicurezza, il successivo l’aereo che ci avrebbe portati a Pechino sarebbe decollato alle 13.00. Tutto in orario e decollo puntuale. Nove ore e mezza dopo l’atterraggio a Pechino, alle 5.15 ora locale del 30 agosto, ad accoglierci una meravigliosa alba dal colore grigio-aranciato dello smog, uno spettacolo veramente imperdibile.
Dal Terminal 3 dell’aeroporto di Pechino, dopo aver passato una lunghissima fila all’immigrazione e un quanto mai rapido ritiro bagagli, si sale su un bus in direzione Terminal 1, quello per i voli interni, che ci porterà alla nostra meta finale ovvero la regione del Guangxi. Il volo interno dura circa tre ore e per le 14.00 atterriamo all’aeroporto di Guilin, città di quasi settecentomila abitanti. Non è però la meta definitiva della prima parte del viaggio: un mini van ci aspetta per portarci a circa settanta chilometri di distanza, nella città di Yangshuo. Il panorama è completamente diverso da quello nella regione in cui si trova Pechino: clima subtropicale (più di 30°C e un’umidità molto alta), nessun agglomerato urbano gigantesco in vista, solo qualche strada mal messa e tutt’intorno le tipiche montagne cinesi di roccia carsica. In poco più di un’ora raggiungiamo la nostra destinazione: un piccolo hotel a conduzione familiare, lo Snow Lion Resort situato nel villaggio di Mushan, a circa tre chilometri da Yangshuo. La sistemazione si trova in un luogo tranquillo e lontano dal caos cittadino, ma la città rimane comunque comoda da raggiungere tramite il servizio navetta dell’hotel (si parla inglese, anche se poco e male).
Dopo aver passato quasi un giorno e mezzo in viaggio, un tuffo nella piscina dell’hotel è d’obbligo, anche per trovare sollievo dal caldo soffocante. Dopo un pasto veloce a base di noodles, il letto si rivelerà essere la cosa più invitante della giornata.

La contea di Yangshuo si trova in mezzo al nulla: fuori dalla città il panorama è dominato dalle tipiche formazione montuose del sud della Cina, alte circa trecento metri. Nel mezzo scorre il fiume Li e tutt’attorno sorgono piccoli villaggi di contadini, che conducono una vita rurale coltivando i campi che circondano il fiume e svagandosi giocando d’azzardo o guardando la tv sul loro cinquanta pollici. Pur essendo una provincia non esattamente ricca, le comodità non mancano.

Il centro cittadino è composto da una via principale, la West Street, intervallata circa ogni centinaio di metri da vie più piccole zeppe di locali e ristoranti: dai più tipici cinesi a quelli spiccatamente per i turisti occidentali.

Nonostante Yangshuo è una meta turistica spiccatamente per cinesi, non mancano turisti proveniente dall’occidente: si trova una moltitudine di inglesi e americani e in buon numero anche visitatori australiani. La maggior parte di questi visita la città e l’area circostante per le attività che offre: le formazioni rocciose sono ottime per fare rock climbing, con presenza di pareti sia per principianti che per scalatori più esperti. Altro punto forte è la speleologia: la provincia offre diverse grotte adibite all’esplorazione, tutte molto suggestive e che al loro interno offrono rinfresco dal caldo torrido presente nella regione, con la presenza di fiumi sotterranei e lunghissime colonne di roccia antichissima, (ovviamente è meglio visitarle con la presenza di una guida). Le escursioni sul territorio sono un’altra attività da tenere in considerazione: la natura del posto, con la presenza di una piccola città e minuscoli insediamenti umani, favorisce il trekking, ma soprattutto le uscite in bicicletta; gli amanti della mountain bike troveranno pane per i loro denti. La bicicletta è sicuramente il mezzo migliore per visitare la provincia: le strade sono asfaltate in maniera migliore che nel resto della zona e altissima è la concentrazione di piccoli sentieri che si inerpicano ai lati delle alture e che si spingono in mezzo alla foresta. Spingersi tra essi a bordo di una due ruote è molto scenografico e permette di godersi ogni piccolo anfratto che la terra ha da offrire. Ci sono diversi noleggi sparsi per Yangshuo, ma il migliore, per professionalità e cordialità, è sicuramente Bike Asia.

Gestito da Scott (australiano) e sua moglie Snow (cinese), Bike Asia offre una vasta scelta di itinerari ed escursioni, sia che vogliate girare la provincia in bici che organizzare altre attività, come magari fare trekking tra le alture cinesi e assaporare la ruralità delle piccole comunità presenti sul territorio, oppure un pomeriggio passato in kayak sul fiume Li. I mezzi forniti sono controllati giornalmente dall’officina e in perfetto stato, oltre ad essere nuovi. Una volta scelto e prenotato l’itinerario da compiere, potrete decidere se farvi accompagnare da una guida (necessaria per gruppi dalle 6-7 persone in su) oppure se immergervi da soli in quello che il sud della Cina ha da offrire.

Il secondo giorno è stato dedicato a un tour in bicicletta della campagna fuori dalla città, un giro per nulla impegnativo di poco più di venti chilometri, costeggiando il fiume, con tappa per rifocillarsi in uno dei villaggi vicini. Quello successivo è stato dedicato alla visita della Moon Water Cave, a una ventina di minuti di auto dall’hotel. Una grotta molto suggestiva: si entra in barca immersi nel buio più totale, la sola luce è offerta dalla torcia presente sul caschetto. All’interno il clima è molto più fresco e diversi percorsi sono presenti: è stato affrontato quello che permetteva di scendere sul letto del fiume sotterraneo e di proseguire seguendolo, con dislivelli molto lievi e affrontabili da tutti (a patto di non avere remore nel bagnarsi un po’ le gambe). In poco più di un’ora e mezza la si attraversa nella sua totalità e si esce dalla parte opposta.

Il tempo di scattare qualche foto e poi ci si rimette in marcia sulla strada di casa, grazie ad un comodo sentiero che costeggia la montagna e che in poco più di quindici minuti si collega con l’entrata della grotta. Lo specchio d’acqua presente all’inizio del percorso è quindi diventato una comoda piscina per passare qualche decina di minuti di relax mentre il mini van si dirigeva nella nostra direzione. I giorni successivi sono trascorsi tra rock climbing (presenti molti luoghi in cui praticarlo, con pareti sia per neofiti sia per chi è già ferrato in materia) ed escursioni in kayak lungo il fiume Li, con tanto di acquazzone estivo.

Mentre soggiornate a Yangshuo, non dimenticate di assaggiare il piatto tipico della città: pesce di fiume cotto nella birra. Provate a cercare un ristorante in qualche viuzza adiacente alla West Street, possibilmente frequentato solo da locali, per gustare questo tipico piatto di pesce.

Dopo circa una settimana a Yangshuo ci siamo spostati verso Xingping, ottima base di partenza per praticare del discreto trekking tra le montagne: i sentieri non sono troppo impegnativi e ogni cima dispone di scalinate che costeggiano il fianco della montagna e permettono di raggiungere la vetta di quasi tutte le alture, scalinate abbastanza ripide che con la pioggia diventano un poco insidiose. Meglio affrontarle con dei buoni scarponi piuttosto che con un paio di sneakers. In circa tre giorni potrete fare diversi itinerari e assaporare quello che la campagna vicino alla cittadina ha da offrire, sia che sia una tranquilla gita sul fiume che un più movimentato pomeriggio di scalate.

Il 5 settembre partenza da Xingping, verso le 17.00, in direzione Ping’an, piccolo villaggio immerso nelle terrazze di riso. Circa quattro ore di auto dopo si giunge finalmente all’ingresso della riserva naturalistica nella quale si trova il villaggio. Un rapido trasferimento in pullman e veniamo scaricati all’ingresso delle terrazze di riso. Da qui ci vuole circa una ventina di minuti di cammino nel buio più totale per giungere all’hotel: integrato perfettamente con le costruzioni del villaggio, l’interno è molto simile a quello di una baita, con pareti, pavimento e arredamento completamente il legno chiaro. Le camere non sono grandissime, ma sono abbastanza accoglienti e, anche se il villaggio è minuscolo, non manca il Wi-Fi.
Ping’an e dintorni sono visitabili in un paio di giorni. Gli itinerari sono percorsi più o meno lunghi che permettono di ammirare la vista dalle terrazze di riso e di visitare i villaggi circostanti; la camminata più lunga dura circa quattro ore e permette di ammirare a fondo il panorama e assaporare gli antichi villaggi presenti sul cammino.

Infine, l’ultima tappa del viaggio: la capitale della Repubblica Popolare Cinese, Pechino. Dall’aeroporto di Guilin ci vogliono circa tre ore di aereo per raggiungere l’antica dimora dell’imperatore. Il tempo rimasto, tre giorni, non è sicuramente abbastanza per visitare tutto ciò che Pechino ha da offrire. Andiamo con ordine: il 7 settembre, nel primo pomeriggio, si giunge a Pechino; l’autista ci aspetta fuori dagli arrivi per portarci in un hotel a sud-est di piazza Tienanmen. Dopo un pasto veloce, viene deciso di passare il pomeriggio all’Hongqiao Market, il mercato delle perle di Pechino (conosciuto anche come il mercato del falso). All’interno si trova di tutto: dall’elettronica alle copie di orologi costosi, dalle finte borse di Luis Vuitton ai più tradizionali qipao (il tipico vestito femminile cinese). Troverete anche qualche souvenir da portare a casa.

Il secondo giorno nella capitale è stato dedicato alla visita di piazza Tienanmen, della Città Proibita e del Tempio del Cielo. La visita al palazzo dell’Imperatore vi porterà via tra le due e le tre ore, anche se non sarà possibile visitarlo nella sua totalità poiché alcune stanze sono chiuse al pubblico. Dopo un pasto in un ristorante pechinese, nel quale è possibile assaggiare il piatto tipico della capitale, l’anatra laccata, il pomeriggio continua con la visita al Tempio del Cielo. Il Tempio del Cielo è stato costruito nel 1420 per volere dell’allora imperatore. Veniva utilizzato come anello di congiunzione tra l’imperatore e i suoi antenati: il sovrano si recava per ringraziare i suoi padri e per chiedere un buon raccolto per l’anno successivo, onorando i suoi predecessori con diverse offerte. Ciò che colpisce a prima vista è che tutti gli edifici sono costruiti in legno senza l’utilizzo di chiodi e i colori, anche dopo seicento anni, sono ancora vividi e brillanti: una vera meraviglia architettonica. Il giorno successivo, nonché ultimo a Pechino prima del ritorno in suolo natio, è stato passato sulla muraglia cinese, ma non quella fuori dalla capitale. A circa un’ora e mezza di viaggio verso nord si trova la sezione della muraglia di Mutianyu, immersa tra le verdi montagne cinesi. Una buona parte di essa è visitabile, formata da un paio di montagne. In cima si giunge grazie ad una comoda seggiovia e la vista è veramente mozzafiato: per chilometri e chilometri solamente verde, con questo lunghissimo serpente di mattoni che si inerpica tra le montagne. La giornata plumbea, puntellata da nubi basse, ha reso ancora più magica e suggestiva la giornata.

Il 10 settembre, sveglia alle tre di notte per andare al Terminal 3 dell’aeroporto di Pechino e decollo poche ore dopo. Due settimane sono il tempo ottimale per godersi per bene questo itinerario: per chi vuole scoprire appieno la capitale, è consigliato fare un paio di giorni in meno a Yangshuo e concentrarsi sul visitare Pechino. Il sud della Cina sarà sicuramente più apprezzato dagli amanti della natura e delle escursioni, nonché dai fotografi. Un viaggio in una terra magica che vale sicuramente la pena fare, almeno una volta nella vita.

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Marco Cherubini

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