Piranha Bytes è uno dei team di sviluppo più famosi nell’ambito degli RPG. Più che per ELEX stesso, sono impressi nella mente di molti videogiocatori grazie ai primi due Gothic, e al mini scandalo che seguì il terzo capitolo della serie. La conseguenza di questo evento infausto fu il distacco di Piranha Bytes, da ora in avanti semplicemente PB, dalla serie di Gothic prima del disastro di Arcania. Sfortunatamente da allora la qualità media dei giochi PB è andata calando in maniera importante, come possiamo tranquillamente osservare nella serie Risen, costituita da tre capitoli che, pur avendo spunti interessanti, rimane alla meglio mediocre. Rimane quindi una sorta di mistero come ELEX, quasi letteralmente saltato fuori dal nulla, abbia venduto più di 100.000 copie solo su Steam. La nuova serie e l’alto rischio che si trattasse di un ulteriore gioco realizzato in maniera approssimativa paiono infatti non essere stati deterrenti sufficienti.
Quando trattiamo di Elex possiamo riferirci a due cose: il videogioco sviluppato da PB e pubblicato il 17 ottobre 2017 da THQ Nordic, oppure l’omonimo minerale che ne sviluppa la trama. Manteniamo per ora l’obbiettivo sul videogioco. Si tratta infatti di un Action-RPG in terza persona, open world e guidato principalmente dalla narrativa. Parliamo quindi di una sorta di minestra riscaldata rispetto ai capitoli di cui questo gioco si fregia successore spirituale. Sfortunatamente l’effetto Risen si fa sentire prepotentemente all’inizio del gioco, rendendo l’approccio a questo nuovo titolo complicato e confusionario, oltre che particolarmente difficile. A cosa ci riferiamo quando parliamo di effetto Risen? Chiunque abbia mai approcciato un titolo PB lo sa bene, e probabilmente cerca proprio questo: la parte iniziale di questo videogioco è tanto lenta e tanto complicata da essere quasi dolorosa. Bisogna trascinarsi attraverso le parti di apertura per arrivare al contenuto interessante.
Parlando infatti di apertura possiamo tranquillamente affermare che si tratti della parte che lascia più amaro in bocca. Il filmato iniziale è ridicolo, le animazioni dello stesso sono statiche e quando il protagonista scende dal suo veicolo seguito da un’esplosione bisogna trattenere a stento le risate. Spostandoci sul protagonista invece, ci rendiamo conto di avere a che fare con la versione meno carismatica di altri Action-RPG non appena questi incomincia a parlare da solo. Certo, porre subito determinati paragoni significa correre, sopratutto considerando i giganti con cui deve andarsi a misurare ELEX, tuttavia la figura del Comandante Jax è veramente sterile e parrebbe poco ispirata. Oppure parliamo di un’ottima scelta da parte di chi caratterizza i personaggi, in quanto rendere il nostro nuovo beniamino un pezzo di pietra potrebbe essere una scelta. Per comprendere ciò tuttavia dobbiamo trascinarci attraverso buona parte della trama, scelta che non tutti compiono.
Jax è infatti un famoso comandante di una delle fazioni del mondo di gioco, gli Alb. La specialità di questa fazione consiste nell’essere essenzialmente dei fattoni. Certo, se nel nostro mondo consumare stupefacenti ci trasportasse a un nuovo stadio evolutivo, trasformarsi in esseri che cercano solo la propria dose forse non avrebbe accezione negativa. Fortunatamente anche su ELEX non ci si discosta troppo dalla nostra realtà, infatti tutti odiano gli Alb. Non potremmo certo dire a torto, visto che il consumo di Elex puro ha effetti devastanti sul corpo e sulla psiche umana. Non solo infatti il rischio di trasformarsi in mutanti senza senno assetati solo di Elex è una costante, ma la consumazione pura elimina completamente le emozioni. Ecco che quindi ritrovarsi ad avere a che fare con esseri umani che diventano macchine senza emozioni potrebbe spiegare il poco appeal di Jax, comandante imperturbabile.
La direttiva primaria degli Alb, seguita alla lettera in maniera meccanica, è raccogliere tutto l’Elex presente su Magalan, il pianeta dove si svolge la nostra vicenda. Partendo dal presupposto base che questo Elex possa anche essere contenuto all’interno delle persone, e considerando che con tutto intendano proprio tutto, risulta facile capire perché il tiro all’Alb sia lo sport internazionale del pianeta. Sfortunatamente per tutte le altre fazioni, definite Free People, gli Alb sono anche i più tecnologicamente avanzati del pianeta. Ci troviamo quindi di fronte a un nemico comune coi fiocchi, seppur un pochino banale, con cui è molto difficile empatizzare. Complicato infatti tentare di giustificare macchine della morte che eseguono gli ordini senza pensare, disposte a sterminare intere popolazioni dopo averle sfruttate fino a renderle nient’altro che spettri rispetto a ciò che erano. Ricordate come PB fosse tedesca? Ecco.
Ora che conosciamo i cattivi, dobbiamo conoscere il posto che dobbiamo salvare. Magalan è praticamente il nostro caro pianeta Terra in tutto tranne che il nome: uno scenico posticino lanciato nell’epoca moderna, in cui persino i veicoli militari assomigliano in maniera sospetta agli HUMVEE e Abrams americani. Ora immaginatevi che questo simpatico planetoide troppo cresciuto, all’apice della sua civiltà e con bilioni di abitanti, venga colpito da una gigantesca cometa. Già abbiamo la ricetta perfetta per un ottimo mondo post apocalittico, ma ai tedeschi non basta, vogliono i mutanti e una cometa non sprigiona radiazioni. Ecco il colpo di genio: la cometa trasporta un minerale dalle proprietà mistiche, che letteralmente infesta qualsiasi cosa sul pianeta. Chi ne viene influenzato troppo impazzisce e si trasforma in maniera raccapricciante, tutti gli altri invece cercano un modo per sfruttarne le caratteristiche e sopravvivere. Stampatevi la parola sopravvivere nella mente.
Come ogni situazione dove le strutture sociali vengano a mancare, il vuoto va riempito. Su Magalan solo tre fazioni molto differenti tra loro riescono a emergere: i Berserker di Edan, fazione fantasy medioevale che conta solo sulla magia e sul duro acciaio per prevalere, rinnegando completamente qualsiasi vestigia tecnologica; gli Outlaw di Tavar, avvoltoi che predano dal loro deserto sulla tecnologia del vecchio mondo per tentare di guadagnare quanto più profitto e piaceri possibile; i Clerics di Ignadon, gruppo che miscela come in un gigantesco paradosso la conoscenza ed il progresso scientifico ad un fanatismo religioso per la divinità da esso rappresentata. Ironia vuole che tanto quanto gli Alb, tutte queste fazioni traggano potere dall’Elex, che rispettivamente funziona da carburante per le magie dei Berserker, gli stimolatori chimici degli Outlaw e delle macchine e apparati tecnologici dei Clerics. Inoltre nessuno pare farsi troppi problemi a uccidere per ottenerne di più.
Il mondo di Magalan si trasforma quindi in una gigantesca area grigia, in cui tutto giustifica tutto. Persino le fazioni che potrebbero ad una prima vista sembrare illuminate, come i nobili Berserker o i religiosi Clerics, si trasformano in guerrafondai e fanatici, disposti a qualsiasi mezzo pur di guadagnare dei vantaggi sopra ai propri nemici, Alb o meno. Jax deve barcamenarsi attraverso tutte queste interazioni con i membri dell’una o altra fazione, includendo persino esiliati Alb, come lui stesso diventerà. La personalità del protagonista in tutto questo subirà oscillazioni importanti, permettendo al giocatore stesso di decidere se abbracciare il lato più umano di Jax o se seguire la fredda logica e tornare a ragionare come una macchina. Questo, unito ad un sistema di missioni molto ben curato e dalle scelte impattanti, rende ELEX un RPG di tutto rispetto in grado di intrattenere per lunghissimo tempo, al costo della rigiocabilità.
Se il problema della rigiocabilità in ELEX dovesse apparire evidente e normale per un gioco di questo genere, quello della giocabilità non appare tanto scontato. Il combattimento su ELEX è lento, frustrante, poco meccanizzabile e confuso. Parliamo di uno dei concetti più importanti del gioco, che sembra quasi essere lasciato a sé stesso. I nemici sono quasi sempre soverchianti, inizialmente si possono trovare mostri imbattibili come un troll non appena usciti dall’area tutorial, e come se non bastasse anche i mostri che potremmo affrontare sono quasi sempre eccezionalmente più potenti. Questo non rende il gioco impossibile, ma rende una parte delicata come l’inizio praticamente inaffrontabile. L’unica scelta attuabile oltre a ripetere i combattimenti decine e decine di volte fino all’allinearsi degli astri è spendere molto tempo negli insediamenti. Evitare di uscire fuori dagli abitati fino a quando non ci si sente pronti è infatti un’ottima idea e largamente incoraggiato.
Appare quindi evidente che ELEX sia stato realizzato in maniera approssimativa e molto poco curata, oppure vi sia una scelta di design ben precisa dietro. Contestualmente, la seconda è la più probabile. Sopravvivere in un mondo post apocalittico non è cosa da poco, bisogna sì sapersi battere, ma sapere anche quando non battersi. ELEX decide quindi di rivolgersi a una fetta di pubblico ben precisa, precisamente chi sa cogliere la differenza tra l’onnipotenza del giocatore e l’impotenza del personaggio di fronte ad un mondo molto più vasto e ostile. Da una parte bisogna evidenziare come questo intento si traduca perfettamente in un mondo in cui evitare il combattimento sia una scelta incoraggiata, dall’altra bisogna però capire come raggiungere questo obbiettivo alieni il piacere stesso di parte del gioco. Superato il momento critico iniziale il combattimento si ripulisce, mantenendo sempre difetti tipici come la telecamera.
Una scelta molto azzeccata invece è presente nel comparto dell’esplorazione. L’aggiunta del jetpack fin dall’inizio del gioco consente di spostare l’impatto esplorativo su tre dimensioni, permettendo approcci nuovi e abbastanza innovativi. Questa meccanica fortunatamente arriva a interagire anche con il combattimento, permettendo l’utilizzo delle modalità di salto ma anche di stazionamento durante la mira, potendo così sparare ai nemici dall’alto. Il jetpack possiede però una carica di utilizzo limitata nel tempo, impedendo di sfruttare questa possibilità all’infinito. Questo è un bene per evitare gli abusi della meccanica, ma d’altra parte impedisce lo sviluppo di un gameplay basato solo sul tiro a distanza, rendendo il comparto da mischia spesso molto più rilevante e immediato, seppur più rischioso. A questo si aggiunge anche la necessità di procurarsi le munizioni e la diversità di queste ultime tra arma e arma, cosa che colpisce ulteriormente le meccaniche a distanza.
Una delle caratteristiche più importante degli RPG, ma in senso lato anche di tutti gli altri giochi di ruolo, sta proprio nel bottino. Raccogliere qualsiasi cosa non sia inchiodata al terreno è uno dei punti cardine dell’esperienza di gioco. ELEX affronta questa sfida in maniera esemplare. Ogni posto esplorato è infatti ricco di oggetti da poter saccheggiare, e quasi tutti presentano un qualche tipo di utilità per il nostro personaggio. Il bisogno di gestire l’inventario e il suo peso inoltre è completamente abbandonato grazie ad un innesto di gestione installato sul braccio. Questo snellisce le tempistiche dell’inventario fino a quando non si presenta il problema opposto: possedere troppi oggetti. L’innesto cibernetico costituisce inoltre il sistema dei menu di gioco, gestendo così anche il giornale delle quest e mappa. Per mantenere il senso di immersione il tempo non si ferma durante l’apertura dei menu.
Pur essendo la grafica assolutamente sotto la media, non contribuendo assolutamente a svecchiare il gioco che sembra largamente in ritardo sui tempi, sopratutto se confrontato con altri Action-RPG, ELEX si fa comunque valere. Magalan è infatti bello ma non ci vivrei. Gli scenari sono molto vari e stranamente coerenti tra loro. Stranamente perché PB è riuscita a far coesistere in una singola mappa una lussureggiante foresta nordica, un desolato deserto, una distesa lavica e un intricato dedalo di passi innevati. Questi luoghi sono sempre intrisi di storia e l’esplorazione risulta essere un piacere fine a se stesso, garantendoci sia uno stimolo nel conoscere l’ambientazione, sia fornendoci viste mozzafiato e molto ben curate. Risulta realmente un peccato il fatto che non si sia riusciti a fare di più per il comparto grafico, chiaramente superato ed evidentemente poco prestante, sopratutto su alcune texture in particolare.
Per due soldi, un gioco bello il giocatore comprò. Purtroppo il prezzo di ELEX risulta decisamente fuori standard. Non perché il gioco non meriti di per sé, o perché sia una brutta esperienza, ma semplicemente perché a prezzi molto molto minori esistono alternative largamente più valide. Questo non significa assolutamente che non valga la pena acquistare ELEX, o che il gioco sia da evitare a prescindere, ma semplicemente, sopratutto a livello tecnico e di qualità della vita all’interno del gioco stesso, è evidente come ELEX venga surclassato dai suoi competitori. Fortunatamente rimane una valida opzione per gli amanti degli RPG che non hanno troppa paura di doversi sporcare un po’ la tastiera e dover faticare per arrivare alla fine dell’esperienza di gioco. Alla fine della fiera quindi ELEX risulta un miglioramento netto rispetto ai vari Risen, arrivando quasi a meritarsi la sua sedia come pari dei primi due Gothic.
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