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I cinque (sei) cucchiai di Andrea Pirlo

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Tommaso Basso

Dopo 23 anni di onorata carriera si ritira Andrea Pirlo, indubbiamente uno dei migliori calciatori della storia a vestire la maglia Italiana. Il metronomo dell’Italia Campione del Mondo 2006 appende gli scarpini al chiodo a 38 anni compiuti, dopo aver smistato palloni in Serie A e più recentemente in MLS. Da vero e proprio artista del gioco lascia in eredità al calcio alcuni dei più bei gol mai segnati, molti dei quali su calci piazzati, la sua specialità. Oltre alla “Maledetta”, la Sua punizione, un colpo micidiale che fa ondeggiare il pallone prima di insaccarsi in rete, Pirlo ha saputo appropriarsi di un altro colpo elegante e placido come lui: il cucchiaio.

Il colpo ideato da Antonin Panenka e reso famoso da Francesco Totti è stato eseguito dai suoi piedi educati per ben cinque (o meglio sei) volte in carriera. Abbiamo deciso di raccoglierli qui per celebrare la carriera del Maestro.

1) Milan-Bologna 3-1

Il primo “scavetto” in carriera Pirlo lo segnò a Pagliuca il 5 maggio del 2003. In una partita particolarmente sfortunata per l’estremo difensore rossoblu, superato anche da Inzaghi con un pallonetto, Pirlo aprì le marcature con questo insolito colpo. A testimoniare quanto possa essere stressante subire un cucchiaio fu la protesta di Vanoli, che spintonò lo stesso Pirlo rimproverandolo di aver esagerato. Da quel momento la partita proseguì in discesa per i rossoneri, chiudendosi sul 3-1 a favore dei padroni di casa.

La preparazione al cucchiaio è esemplare. Pirlo non cambia la sua solita rincorsa, partendo con veloci passetti per poi allungare in direzione del pallone. A indurre all’errore il portiere è la finta di corpo: il veloce movimento del braccio sinistro e la leggera inclinazione del busto suggeriscono un tiro forte e secco, facendo prendere una decisione brusca all’estremo difensore. Pagliuca compie rapidi cambi di direzione nel tentativo di disturbare la battuta per poi tuffarsi a destra, ma nel farlo vede la sfera viaggiare tranquillamente alle sue spalle.

2) Juventus-Milan 1-1 (5-3)

Juventus e Milan si giocano la Supercoppa Italiana a New York nell’Agosto del 2003. Davanti al pubblico americano le due formazioni non si pungono durante i primi due tempi di gioco, forzando la partita ai supplementari. Al 105’ sugli sviluppi di un calcio d’angolo Ambrosini cade in area e Collina assegna il calcio di rigore per il Milan. Pirlo ha già segnato a Buffon su rigore durante il campionato, tirando forte e secco a mezza altezza. Questa volta invece sceglie l’opzione più fantasiosa ed il risultato è splendido.

Il tiro è sì a palombella, ma leggermente spostato a destra. Buffon indovina il lato, gettandosi con forza salvo poi accorgersi che il pallone stava viaggiando ben più lento di quanto si aspettasse. Gigi dimostra di essere di un’altra categoria facendo quello che molti non avrebbero avuto la forza e i riflessi di fare, ossia rialzarsi in balzo per cercare la smanacciata della disperazione. La sfera però ruota perfettamente sotto la traversa, insaccandosi alle sue spalle.

Per quanto nell’economia del match il gol servirà a poco (pareggio di Trezeguet un minuto dopo e successiva sconfitta ai rigori), rimane forse il più bel gesto tecnico dal dischetto del mediano bresciano.

3) Milan-Reggina 3-1

L’11 gennaio 2004 il Milan affronta in casa la Reggina a seguito della pessima figura rimediata in Giappone conto il Boca Juniors di un giovanissimo Carlos Tevez. Nella finale della Coppa Intercontinentale i rossoneri erano infatti risultati perdenti ai rigori, complici gli errori fatali di Seedorf, Costacurta e… Pirlo. Ancora scossi dalla sciagurata trasferta gli uomini di Ancelotti avevano poi subito la prima sconfitta in campionato per mano dell’Udinese, in cui lo stesso Pirlo aveva toppato ancora una volta dagli undici metri spedendo sul palo il pallone del possibile pareggio.

Ciccio Cozza e compagni si presentano a San Siro col coltello fra i denti, nella speranza di poter abbattere i campioni d’Europa visto il momento di forma non smagliante del Diavolo. Gli ospiti passano subito in vantaggio con Torrisi, a cui però risponde Kakà pochi minuti dopo con una giocata di incredibile eleganza. La partita continua su ritmi forsennati fino al 55’, quando ancora Kakà segna di coscia su un rimpallo la sua prima doppietta in Serie A. La Reggina ci crede ancora, ma al 70’ uno scatenatissimo Kakà viene falciato in piena area da Jiranek. Sul dischetto si presenta ancora Andrea Pirlo.

L’ex di giornata, nonostante i due rigori consecutivi sbagliati, posiziona la palla fissandola impassibilmente. Al fischio dell’arbitro Pirlo si cimenta nella sua solita rincorsa fatta di veloci passetti alla Fred Flintstone, avvicinandosi al pallone e accentuando poi il movimento del braccio sinistro per far intendere a Belardi che andrà a chiudere il tiro alla destra dell’estremo difensore. Lo slancio viene però improvvisamente rallentato per colpire la palla con delicatezza sul dorso del piede, facendole prendere la classica rotazione e traiettoria che sa di beffa per gli Amaranto. Belardi non può che restare a guardare il pallone che si insacca al centro della rete, mentre Pirlo festeggia timidamente il gol.

4) Montenegro-Italia 0-2

L’Italia affronta il Montenegro nella quinta gara dei gironi di qualificazione al Mondiale 2010. Al nono minuto viene già assegnato un rigore a favore degli Azzurri causato da un fallo di mano in area. I tifosi montenegrini fischiano Andrea nel tentativo di distrarlo, ma il fantasista non si fa distrarre e anzi si prende quasi gioco degli avversari segnando l’ennesimo cucchiaio.

La semplicità e la calma con cui si approccia al tiro sono disarmanti. Pirlo cammina tranquillamente dal momento in cui si avvia alla rincorsa a quando festeggia con i compagni a portiere battuto. Sembra quasi che segnare sia semplicemente un piccolo bonus lungo la sua passeggiata spensierata in area montenegrina.

In questa circostanza c’è però da dire che Andreino da Brescia traccia la sua pennellata diversamente dal solito. Il piede destro colpisce sì la palla da sotto, ma la sfera compie un arco decisamente più ampio rispetto al cucchiaio “classico” scheggiando la traversa prima di entrare in porta.

La partita finirà poi 2-0 a favore degli Azzurri, grazie anche al primo gol di Pazzini con la maglia della nazionale.

5) Inghilterra-Italia (2-4)

Se si potesse rappresentare il carattere di Pirlo con un gol questo rigore sarebbe sicuramente tra i favoriti. Per segnare un cucchiaio in una partita ufficiale ci vuole una gran faccia tosta, ma per segnarlo durante i calci di rigore della fase a eliminazione diretta di un Europeo servono sfrontatezza e sicurezza fuori dal normale. Totti fece suo questo colpo contro l’Olanda proprio durante Euro 2000, entrando nella leggenda. Dodici anni e 2 europei più tardi fu Pirlo a raccoglierne l’eredità con una fondamentale differenza nell’atteggiamento: “Er Pupone” era spavaldo nella sua sicurezza, mentre Pirlo, come sempre, emanava calma e tranquillità nei gesti e nelle espressioni.

La partita, conclusasi sullo zero a zero anche dopo i tempi supplementari, era stata dominata dagli uomini di Prandelli, fermati in due occasioni dal palo. Giunti ai rigori, l’errore di Montolivo dal dischetto aveva portato il risultato sul 2-1 in favore degli inglesi. Come dice lo stesso Pirlo nella breve intervista del video, prendendo la rincorsa vide Hart cercare di distrarlo con bizzarri movimenti del corpo e boccacce. Fu in quel momento che decise di smorzare la tracotanza del portiere britannico con quel colpo semplice quanto umiliante da subire.

Senza bisogno di imprimere tanta forza, il pallone quasi non si alzò da terra roteando lento verso il centro della porta.

Nessuno saprà mai con certezza cosa è passò per la testa di Hart in quel momento, ma giudicando dall’esito della gara l’effetto annichilente si estese a tutta la squadra, che non riuscendo più a segnare regalò il passaggio del turno agli Azzurri.

 

BONUS: Barcellona – Milan 1-1 (3-1)

Come già detto serve tanta sicurezza e faccia tosta per tirare un cucchiaio, nella speranza che il portiere si tuffi cercando di indovinare l’angolo giusto beffandolo così centralmente. Non sempre però il portiere anticipa il movimento: alle volte aspetta cinicamente che il pallone parta prima di lanciarsi sul pallone. Successe esattamente questo durante ouna amichevole estiva tra Barcellona e Milan, dove Pinto rimase perfettamente immobile, raccogliendo tranquillamente la palla tra le mani facendo fare una discreta figuraccia al numero 21. Anche gli dei del gioco alle volte tornano coi piedi per terra.

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Tommaso Basso

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