Avevamo tutti sperato che le cose per la DC al cinema potessero andare meglio. Perché, obiettivamente parlando, da quando è stato inaugurato l’universo cinematografico esteso della casa di fumetti la situazione non è mai sembrata particolarmente esaltante, sia a livello qualitativo che commerciale. Se gli incassi hanno comunque dato soddisfazioni – in particolare con Suicide Squad – non si può però dire lo stesso per quanto concerne l’aspetto della programmazione e della costruzione delle pellicole. In tal senso Justice League è soltanto l’ennesimo passo falso di un progetto che di film in film rischia di trovare sempre meno senso e di viaggiare speditamente verso un disastro qualitativo di proporzioni bibliche. Perché l’asticella dei film di intrattenimento si è alzata sempre di più e non basta solo avere delle idee – spesso peraltro nemmeno così buone – per portare avanti la baracca.
Per contrastare il MCU, la DC aveva necessariamente bisogno di entrare in gioco con un progetto condiviso e che collegasse tutti i film tra loro. Il piano generale aveva mostrato delle crepe già precedentemente ma la nuova uscita cinematografica non fa altro che confermare soprattutto la poca abilità di chi è coinvolto in tutto questo. Non tutti sono in grado di manipolare un giocattolo dalle proporzioni enormi e purtroppo alla DC in molti lo stanno dimostrando.
La prima impressione che si ha dopo aver visto Justice League è quella che, al tempo stesso, ci si aspettava prima di entrare in sala: la DC ha cercato, in tutto e per tutto, di fare una copia palese del primo film degli Avengers (ed evidentemente anche il coinvolgimento di Joss Whedon nel progetto non è stato casuale). Il problema è che si tratta di una pessima imitazione, prevalentemente perché questo tipo di pellicola non si sposa bene con i recenti film dai toni piuttosto dark e pesanti. Le difficoltà però sono oggettive anche quando si pensa ai personaggi coinvolti: guardare un film in cui Batman fa battutine da teenager – dopo che nel precedente torturava i criminali marchiandoli a fuoco o addirittura li uccideva – non appare come una scelta corretta o coerente. Inutile dire che il problema principale del film è la sceneggiatura: dopo il pessimo lavoro fatto su Batman v Superman: Dawn Of Justice, Chris Terrio conferma la sua poca efficacia nel ruolo affidatogli. La pellicola è colma di buchi di trama, scene apparentemente incomprensibili o comunque quasi inutili, oltre che di una banalità disarmante.
La conseguenza di ciò è che Justice League fallisce in tutte le sue intenzioni da film: prova a far ridere senza riuscirci, cerca di darsi toni epici mancando però di una costruzione adatta, vorrebbe persino far piangere o impietosire lo spettatore in alcuni frangenti, ma senza successo. Sostanzialmente, l’aggettivo da utilizzare per il girato finale può essere solo uno: piatto. Inoltre, molte delle scelte prese per la narrazione della storia sono assolutamente confusionarie se non addirittura seccanti per il modo in cui vengono presentate, soprattutto a livello di tempismo la situazione poteva essere gestita in maniera differente. A livello registico ci troviamo di fronte all’ennesimo film di Zack Snyder: rallenty messi un po’ a casaccio (anche se in tono minore, stavolta), tante botte (ma niente che valga la pena ricordare), temi sociali/politici accennati e mai approfonditi davvero. Il contributo di Joss Whedon in tal senso è veramente nullo e ormai anche per lui i bei tempi del passato sembrano essere svaniti totalmente.
I personaggi poi sono scritti in una maniera davvero problematica. Quasi tutti i protagonisti hanno delle caratteristiche le quali finisco per cozzare drammaticamente con la loro indole o la loro presunta corretta costruzione. Il Batman di Ben Affleck fa giganteschi passi indietro rispetto a quello di Batman v Superman: dovrebbe essere il leader del gruppo e invece è soltanto un autolesionista lamentoso che si sorregge grazie ai sensi di colpa. Superman – non fate i finti tonti dai, sapevamo fin dall’inizio che Henry Cavill avrebbe avuto un ruolo nel film – se possibile è addirittura meno approfondito che nelle altre pellicole e finisce semplicemente per avere un banalissimo ruolo da deus ex machina piuttosto prevedibile. Forse il più irritante dei protagonisti è il Flash di Ezra Miller che, per dirla alla Stanis LaRochelle, dovrebbe rappresentare la linea comica del film. Il problema è che, parafrasando invece René Ferretti, «Flash non è la linea comica di Justice League, hai capito?». Qualche battutina sparata qui e lì e un paio di faccette poco convincenti non bastano a costruire una performance divertente. Il personaggio di Aquaman invece è stato reso un vero e proprio cliché. Cosa fare per consentire al pubblico di rivalutare un personaggio che non è mai stato palesemente all’altezza di tutti gli altri? Semplice: bisogna renderlo un bestione col vizio dell’alcool, rabbioso e spocchioso come pochi, quasi sempre a torso nudo. Una scelta che ovviamente non ha fatto altro che rendere Jason Momoa ancora più inadatto alla parte di quanto si potesse pensare.
Persino un grande attore come J.K. Simmons è stato letteralmente sprecato nella parte del Commissario Gordon: viene presentato in tre scene una più inutile dell’altra, senza compiere una sola azione che possa in qualche maniera cambiare il destino del film. Va detto invece che sui personaggi di Cyborg e Wonder Woman è stato fatto un buon lavoro: Ray Fisher è stato perfettamente in grado di rendere sullo schermo il senso di frustrazione personale di un personaggio comunque tormentato, mentre Gal Gadot costruisce la performance migliore tra i suoi colleghi, in certi frangenti portando il film avanti praticamente da sola. Menzione d’onore per lo Steppenwolf di Ciaran Hinds, forse uno dei villain più anonimi e meno influenti nella storia del cinema d’azione.
In conclusione, Justice League può essere posizionato un gradino sopra rispetto a Batman v Superman, anche perché obiettivamente era difficile fare peggio. Se nel caso del film precedente la sensazione è che tutto sia sbagliato, per questa pellicola l’impressione è che si possa partire da ciò che si è costruito decentemente per migliorare i tantissimi aspetti da gestire con maggiore oculatezza. Non è una bugia affermare come, per certi versi, la cosa migliore del film sia la seconda scena dopo i titoli di coda, la quale getta le basi per interessanti avvenimenti futuri. O, almeno, questa può essere la speranza.
Non è una sorpresa invece l’accoglienza fredda della critica nei confronti del film, con la DC che dovrebbe capire come la strada migliore per creare una legacy cinematografica non risieda nel copiare la diretta concorrenza ma nel presentare i suoi prodotti con uno stile originale, sia tecnico che di scrittura. Per adesso, però, ci ritroviamo con un altro fallimento in sala. E non è detto che il pubblico possa continuare a premiare in eterno pellicole fatiscenti e insufficienti nella loro realizzazione.
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