theWise: un giornale vero
Nuntio vobis, magno cum gaudio: siamo finalmente registrati!
Come fosse una grande struttura circolare, ho scelto di iniziare questo editoriale così come avevo fatto con il primo pezzo edito su questa testata: sì, perché dal 23 novembre 2017 theWise Magazine è ufficialmente un GIORNALE VERO, ossia una testata giornalistica ufficialmente registrata al tribunale di Roma [prot. n° 180/2017 per amor di precisione, N.d.R.], con tutti gli onori e gli oneri che ne conseguono. Un po’ come l’Unità d’Italia, anche la storia di questo progetto ha radici lontane, e, per giungere alla sua attuale sede capitolina, ha dovuto attraversare tutto il Paese passando per varie città nella sua lunga e tortuosa istituzionalizzazione, oltre che affrontare varie “guerre di Indipendenza”. Ma veniamo ai dettagli della storia…
Atto I: L’idea
Nel luglio 2016, un gruppo di amici si raduna per questioni culturali (una festa di laurea, invero) a Teano, il “luogo dello storico incontro”: tanto per Garibaldi e Vittorio Emanuele II allora, quanto per il sottoscritto, il futuro vicepresidente e parte della futura redazione oggi. In quella circostanza si discusse della mancanza in Italia di un giornalismo top-down, di qualcuno che proponesse un approfondimento ragionato che arginasse il populismo e la deriva clickbaitara, e così si decise di iniziare un progetto di reclutamento/scouting per capire se un altro modo di raccontare la realtà fosse possibile. Dopo alcune discussioni programmatiche fra Bologna e Parma, si creò un sito di appoggio e si lanciò l’idea nella rete, un “appello alla nazione” che raccolse sorprendentemente numerosissime adesioni e riuscì a mettere in piedi un laboratorio di scrittura giornalistica tanto vasto quanto turbolento e produttivo. La chiave per la formazione delle nuove leve sono state senza dubbio l’esperienza e la competenza innestate nel progetto dalla figura di Laura, la nostra attuale direttrice, che si è messa a disposizione dei più giovani e li ha sempre più formati verso l’idea che muoveva (e muove) il progetto.
Atto II: Il nome della discordia
Novembre: in seguito a una presentazione di fronte a un nutrito pubblico di giovani a Milano (che passerà alla storia di questa rivista come “le due giornate di Milano”) e al riscontro di numerosi consensi e ulteriori adesioni, era finalmente giunto il momento di dare una Forma alla Sostanza. Il luogo scelto dal trio dei Fondatori per animare la Creatura fu Firenze, preludio alla successiva sede romana, oggi come allora: il 23 novembre 2016, nello studio notai associati Pilato-Del Freo, si costituiva la fu Lulz Media Company ONLUS, portatrice di giubilo in tutti noi per l’inizio dell’attività quanto dello stigma di un acronimo nefasto, che renderà l’associazione invisa e odiata dallo Stato.
Atto III: (T)Italia, il burocrate che fagocita i suoi stessi figli
Tutto sembra essere dunque pronto per varare la nave: il sito nasce grazie alla collaborazione di Jacopo e Valerio, inizia la pubblicazione in digitale e PDF, l’associazione raccoglie adesioni e sostegno economico da tantissime persone e l’ultima cosa da fare resta l’approvazione dello status di ONLUS da parte dell’Agenzia delle Entrate. Sembra cosa fatta, ma a gennaio 2017 lo statuto viene rigettato dai solerti impiegati (i quali impiegano quarantacinque giorni per notificare un atto che, secondo le loro procedure, ne richiede sette) perché “non conforme alle linee guida per la concessione dello status”. Peccato che lo statuto fosse stato stilato dal notaio letteralmente copiando e incollando il fac-simile da loro consigliato. Non ci diamo però per vinti: decidiamo di andare lo stesso in tribunale a Roma e di sobbarcarci i costi della registrazione extra dovuti al diniego dello status di ONLUS. All’interno degli uffici per la stampa, però, assistiamo a un dialogo fra l’assurdo e il surreale, che qui mi limito a riportare – in versione lievemente romanzata ma non di meno realistica – per sommi capi:
«Salve, vorrei registrare una testata giornalistica».
«Uhm… sì, vabbè, mi dia i documenti…»
«Certo, ecco a lei».
«Beh beh, sembra tutto ok, mi faccia timbrare tutti i bolli e ci siamo».
Timbrati i 9 bolli (costo: 16€ cadauno), il silenzio di una pausa squarcia la pace.
«Senta ma perché pagate la quota di iscrizione se siete ONLUS?»
«Eh, purtroppo l’Agenzia delle Entrate ci ha negato lo status, ma ci hanno detto che non ci serve cambiare nome purché lo omettiamo da ogni documento ufficiale…»
«No no no, a noi questo non basta… se avete la sigla per noi siete ONLUS anche se non lo siete, un conto è lo Stato, un conto siamo noi!»
Silenzio imbarazzato.
«Signora ma voi siete lo Stato…»
«Veramente no ragazzo, ogni ufficio ha un regolamento diverso e non ci interessa cosa ti hanno detto i nostri colleghi del fisco… per noi se c’è la sigla o siete ONLUS o state cercando di fregarci i soldi [si trattava di 168€ di versamento postale e 90€ circa di bolli, N.d.R.]»
«Signora però capirà anche che io posso anche andare in giro dicendo di essere Mazinga Z, ma se urlando non mi arrivano i componenti direi che questa presunzione decade…»
«Non mi interessa. Cambiate nome, fate una copia autentica notarile e tornate qui. Ah, ovviamente i bolli che vi ho timbrato non sono più validi».
Venni portato via prima di saltare il bancone e metterle le mani addosso da Laura e dal buon Filippo, che mi spalleggiavano in quella circostanza. Dopotutto, cosa sarà mai una autentica notarile, pensai? La Prima Guerra di Indipendenza di theWise si concludeva dunque con una amara disfatta.
Atto IV: La spedizione dei 100
Problema dei problemi: come fare una modifica del nome? Studia e ristudia il famigerato statuto della discordia, emerge che in quanto ONLUS (che ONLUS non è!) abbiamo bisogno di una assemblea straordinaria, con la presenza della metà più uno dei soci. Peccato che i soci non siano più i tre fondatori, ma siano più di cento e risiedano nelle parti più disparate della Nazione.
Da novello Garibaldi, convoco una assemblea straordinaria per maggio e organizzo una spedizione dei 100 in quel di Viareggio, unico luogo a noi accessibile per una riunione d’urgenza estrema e vitale date le contingenze favorevoli e l’ospitalità dell’Hotel Mirage di Marco Bianchi (operatore turistico della città, e nostro socio, che ringrazio sentitamente per l’aiuto). La spedizione ha successo e mobilita una partecipazione massiccia dei soci, grazie ai quali la modifica statutaria ha successo e l’associazione muta nome e statuto, giungendo alla sua forma attuale. Nasce (o rinasce) l’associazione di promozione culturale Thematic Words Information Services (TheWISe!) e alla Vicepresidenza si insedia il nostro Francesco Spagnol. La nostra seconda guerra di indipendenza sembra aprirsi con i migliori auspici.
Atto V: La Gorgone burocratica
Arriviamo così a settembre, dal momento che ad agosto i tribunali fanno vacanza. Ritorno dunque nella temuta Cancelleria per la Stampa, tuttavia le cose non vanno come speravo. Trovo infatti la stessa dipendente dell’ultima volta:
«Ah vedo che è tornato… ha quello che le avevo chiesto?»
«Certo signora, ecco a lei il nostro nuovo statuto in copia autentica!»
La signora lo esamina per un po’, poi ridacchiando esclama:
«Ma questo non vale niente! Può essere pure un pezzo di carta firmato da quattro scemi!»
«Ma se è stata lei a chiedermi una copia autentica notarile!»
«No, io non gliel’ho mai chiesta».
Le rispondo con un silenzio perplesso quanto imbarazzato.
«Voi dovete portarmi un atto depositato da un notaio, non una copia conforme, perché la burocrazia vuole questo».
«Signora ma le associazioni non riconosciute [come la nostra, N.d.R.] non hanno l’obbligo di deposito da nessuna parte, persino i suoi colleghi del fisco ci hanno registrato il cambio nome senza fare storie!»
«Ancora co’ sto fisco! Noi siamo un’altra cosa, giovane! Si rassegni, se nascete dal notaio noi vogliamo che le modifiche siano uguali, e chi se ne frega se pensa che il codice civile non dice così, perché io ho sempre lavorato così per vent’anni e so di avere ragione!»
Prima di aggredire l’addetta con una roncola vengo (purtroppo) placato da uno sconosciuto in fila dietro di me, allarmato dai toni della discussione. In accordo con la redazione, mi armo per andare a fare shopping per l’ennesima volta dal notaio, in modo da far mettere un salatissimo timbro sul nostro vecchio-nuovo statuto. Nonostante la vittoria di maggio, Roma ci è ancora preclusa.
Atto VII: la Breccia di Via Lepanto
Fatto l’atto notarile, mi presento all’ufficio per la quinta volta in un anno (siamo a novembre 2017!) determinato a ottenere quello che voglio. Dopo alcune peripezie, bolli dimenticati dall’altra parte della città, invasioni di cavallette e un ulteriore atto notarile preteso dalla solita burocrate – perché la nostra richiesta era troppo vecchia e quindi non era più sicuro che volessimo ancora fondare un giornale, nonostante il diritto insegni come per andare contro una volontà espressa per iscritto tale opposizione si debba scrivere espressamente [oltre al fatto che, se da un anno sto ancora insistendo, FORSE la voglia di fare un giornale non mi è proprio passata, N.d.R.] – riusciamo finalmente a depositare tutto il carteggio in tribunale. Ironia della sorte: esattamente un anno dopo la sua fondazione ufficiale, il 23 novembre dell’anno 2017 theWise Magazine ottiene il riconoscimento ufficiale della sua natura. Porta Pia viene sfondata dai bersaglieri, la testata è ufficialmente operativa, viva l’Italia, viva la libera informazione!
Cosa ci insegna questa storia?
La prima considerazione che mi sento di fare è che la burocrazia italiana, e non solo in merito alla stampa, sia il principale motivo per cui nessuna persona sana di mente dovrebbe avviare una attività imprenditoriale nel nostro Paese. Le leggi sono spesso inadeguate: basti pensare che la legge sulla stampa risale al 1948, quando ancora le associazioni come le conosciamo oggi non esistevano: tale legge è resa operativa solo grazie ad aggiustamenti successivi operati da altre fonti del diritto, e ovviamente questa sua peculiarità ne mina fortemente il funzionamento.
La seconda considerazione che mi sento di fare a riguardo, per quanto banale questa possa sembrare, è: credete nei vostri sogni, a prescindere da quanti ostacoli incontrerete nel raggiungerli. La nostra lotta verso il riconoscimento da parte dello Stato è solo un piccolo esempio, ma personalmente mi ha insegnato che bisogna sempre fortemente credere se si vuole avere successo e raggiungere i propri obiettivi, piccoli o grandi che siano. Nel lungo e intricato percorso che ci ha portati alla registrazione, theWise ha intervistato esempi di bravura con la rubrica theWise incontra, ha celebrato piccoli gioielli di successo con Eccellenza in pillole, ha dato visibilità a persone piene di storie da condividere con theWise racconta, e ha persino collaborato con squadre che amano lo sport, come il nostro partner Carpi FC. Abbiamo anche sperimentato come format di uscita il PDF, e chissà che in futuro non faccia il suo ritorno! Ma ora vorrei chiudere con qualche ringraziamento.
Grazie ai redattori, che con infinita dedizione e preparazione hanno non solo trainato theWise verso quello che è oggi, ma anche migliorato loro stessi e (ci auguriamo) la conoscenza di voi lettori su tantissime materie. Ci auguriamo di poterci togliere insieme ancora tante soddisfazioni.
Grazie ad Angelica, Laura, Matteo, Jacopo, Francesco, Giovanni, Jacopo, Simone, Filippo, Valerio, Claudio, Stefano, Carlo, Michele, Pietro, Serena, Francesco Anna Maria, Aureliano e a tutti voi soci della TheWISe che avete contribuito a rendere tutto questo molto più che un semplice sogno.
Ma soprattutto grazie a voi lettori. È solo grazie al vostro supporto, alle vostre critiche, al vostro sostegno e alla vostra sete di cultura che il progetto di fare informazione seria e preparata, in direzione ostinata e contraria ha potuto vivere per un lungo anno fatto sì di tanti ostacoli, ma soprattutto di un numero incalcolabile di gioie e soddisfazioni. Grazie per i consigli, per le critiche e per le infinite idee che ci avete dato incontrandoci di persona o interagendo con noi sulla pagina.
Ad maiora!
Francesco Stati