La rete che tutti aspettavano è finalmente arrivata. Dopo mesi di tensione, il numero 17 del Napoli ha spazzato via la maledizione di Diego Armando Maradona. Con il gol del 3-2 alla Sampdoria il centrocampista slovacco Marek Hamsik, arrivato nel 2007 dal Brescia come una giovane promessa, è diventato il calciatore azzurro più prolifico di tutti i tempi.
Ai nastri di partenza ad agosto, il capitano del Napoli si presentava a due lunghezze di distanza dal Pibe de oro nella classifica all-time dei marcatori azzurri, a quota 113. Marcare il cartellino per la 114° volta, poi per la 115° e subito dopo per la 116°, superando l’insuperabile Diego, sembrava una pura formalità per quello a cui lo slovacco ci aveva abituati in questi dieci anni. Non è stato facile, invece. I grandi traguardi mai lo sono.
Hamsik ha iniziato la stagione in sordina, con una preparazione atletica disastrosa, prestazioni in campo largamente sotto la sufficienza e la disperazione dei tifosi azzurri e di tanti fanta-allenatori.
Il primo gol stagionale arriva solo a ottobre nella gara casalinga contro il Cagliari, e sembra poter dare una svolta alla stagione dell’azzurro. Il periodo nero, invece, prosegue e al posto del classico appuntamento con il gol, l’avvenimento più importante nelle partite di Hamsik avviene solitamente intorno al 60′, per battersi le mani con Zielinski e sedersi in panchina.
A onor del vero, Maurizio Sarri ha difeso il suo capitano dalla pressione dell’ambiente in ogni occasione, schierandolo sempre nell’undici titolare anche dopo rendimenti a dir poco opachi. Partita dopo partita, le condizioni di Hamsik sembrano migliorare ma il gol numero 115 non vuole proprio arrivare. Anche quando fa tutto bene, come in occasione del match con la Fiorentina, dove scaglia un tiro a giro dai venti metri che sembra destinato nel sette della porta di Sportiello, immobile. Per uno strano caso del destino, invece, la palla sembra andare sempre a pochi centimetri dalla sua destinazione naturale.
Il gol non arriva, ma lo slovacco pare non preoccuparsene: «Fare gol è sempre bello, ancora più bello è vincere sempre ed è quello che stiamo facendo. Sono contento di questo. Ci tengo a raggiungere Maradona ma non è una cosa impossibile, quando arriverà arriverà». In effetti, l’aggancio è inevitabile e arriva il 16 dicembre in casa del Torino. Il sorpasso, dopo sette giorni esatti. Nel suo San Paolo, “Marekiaro” entra finalmente nella storia del club a cui ha dedicato un terzo della sua vita.
Magari non ha senso paragonarlo a Maradona, ma con il suo lavoro e l’amore per la maglia lo slovacco ha saputo ritagliarsi uno spazio nella storia del Napoli che ora gli spetta di diritto e nessuno potrà più sottrargli (anche se Insigne e Mertens non si daranno per vinti). In questi centosedici gol si può trovare di tutto: reti importanti e meno, da vicino o da fuori area, di destro, di sinistro e di testa. Dal primo, realizzato in Coppa Italia contro il Cesena, all’ultimo, contro la Samp, sono trascorsi nel mezzo alcuni dei momenti più belli della storia degli azzurri. Abbiamo cercato di scegliere per voi i cinque gol più belli del capitano del Napoli.
Alla prima stagione in Serie A dell’era De Laurentiis, gli azzurri si fanno notare per alcune grandi prestazioni contro le big del campionato. In particolare al San Paolo crollano prima la Juventus (3-1), poi l’Inter (1-0) e infine il Milan. La vittoria contro i rossoneri vale per la squadra di Reja l’ottavo posto in campionato e la qualificazione alla Coppa Intertoto.
Il primo gol della partita è uno splendido coast-to-coast di Hamsik, che realizza il nono gol della sua stagione da rookie in Serie A. Lo slovacco ruba palla a Gattuso sulla propria trequarti e inizia da solo una ripartenza di settanta metri, al termine della quale salta Kaladze in sterzata e insacca il pallone alle spalle di Kalac.
La stagione 2009/2010 comincia per il Napoli con i migliori auspici, dopo un’importante campagna acquisti (arrivano tra gli altri Quagliarella, Zuniga, Cigarini e Campagnaro). La squadra viene affidata all’ex ct della nazionale Roberto Donadoni, che viene però esonerato il 6 ottobre dopo aver collezionato solamente 7 punti in 8 giornate.
La squadra viene affidata a Mazzarri, che prima della trasferta di Torino conquista 7 punti in 3 giornate, tutti dopo il 90′, con due gol di Maggio a Bologna e Fiorentina che valgono due importanti vittorie e addirittura il 2-2 con il Milan acciuffato con i gol di Cigarini e Denis entrambi nei minuti di recupero.
Il grande cuore del primo Napoli mazzarriano si esalta proprio contro gli storici nemici. La Juventus all’inizio del secondo tempo conduce tranquillamente per 2-0 ma nel giro di cinque minuti sciupa il vantaggio dopo i gol di Hamsik e Datolo. All’82’ è proprio Hamsik, in contropiede, a conquistare una storica vittoria che in casa dei bianconeri mancava da addirittura 21 anni (ed è ancora oggi l’ultima vittoria degli azzurri contro la Juventus in trasferta). L’urlo di Raffaele Auriemma sul vantaggio del Napoli è storia della televisione (trash?) italiana.
Nessuno dei due gol di Hamsik ha una particolare valenza estetica, forse il secondo un po’ più del primo, ma segnano definitivamente la nascita morale di un nuovo Napoli, capace di espugnare la Juventus a Torino persino sotto di due reti al 60′. E Hamsik non può che essere il protagonista della rinascita azzurra.
Il Napoli è ancora in lotta per un posto in Champions League, nonostante le tre sconfitte consecutive con Juventus, Lazio e Atalanta.
Allo stadio Via Del Mare di Lecce ci pensa però Hamsik a portare subito la squadra di Mazzarri in vantaggio. Sulla punizione dalla trequarti di Inler, il talento slovacco si inventa una conclusione difficile da pensare persino a FIFA. Con la palla che gli rimbalza davanti a mezzo metro di distanza il numero 17 del Napoli, girato con le spalle alla porta, lascia partire una conclusione al volo di puro istinto. Il portiere del Lecce Benassi può solo accompagnare il pallone con lo sguardo, paralizzato e incredulo per l’accaduto.
Le due stagioni di Rafael Benitez sono state le più dure della carriera napoletana di Hamsik, a causa soprattutto dei vari equivoci tattici sulla posizione in campo dello slovacco.
Nonostante le difficoltà, Marek continua a essere uno dei giocatori chiave del Napoli e le due stagioni con il tecnico spagnolo serviranno quanto meno ad affinare l’intesa con i nuovi acquisti Higuaìn, Callejon, Mertens e Jorginho; un’intesa che verrà poi esaltata dal lavoro di Maurizio Sarri la stagione successiva.
Quello contro la Fiorentina non ha niente di speciale rispetto ad altri gol dello slovacco, ma riassume bene il punto di forza offensivo di Hamsik: l’inserimento.
Callejon riceve palla sulla fascia destra, e senza neanche pensarci la manda in area perché già sa che Hamsik scatterà alle spalle dei difensori, cercando di evitare la trappola del fuorigioco. Uno schema provato e riprovato in allenamento, che gli avversari conoscono a memoria ma che non riescono comunque a contrastare per via dello scatto prorompente dello slovacco, che in pochi secondi si trova davanti a Neto e di prima manda il pallone in rete, con una freddezza da centravanti puro.
A dire il vero c’era anche la candidatura del gol dell’1-7 al Bologna, unica tripletta in carriera dello slovacco, per il gol più bello di Hamsik nell’era Sarri . Sicuramente, però, la bomba da fuori area della Vodafone Arena di Istanbul ha una valenza molto più forte per la squadra.
Dopo aver vinto le prime due partite del girone di Champions contro la Dinamo Kiev e il Benfica, il Napoli perde al San Paolo contro i turchi del Besiktas la terza partita e al ritorno passa in svantaggio al 79′. Da vero capitano, Hamsik trova con un siluro di sinistro il pareggio che riporta ossigeno agli azzurri e consente alla formazione di Sarri di conquistare per la prima volta nella propria storia, dopo la vittoria a Lisbona con il Benfica, il primato del girone di Champions League.
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