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Back Home EP1: Diego Costa

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Arnaldo Figoni

Con l’arrivo del nuovo anno e la conseguente apertura dei transfer della sessione invernale di calciomercato è arrivato finalmente il momento di rivedere Diego Costa con la maglia colchonero dell’Atletico Madrid. Importanti novità anche per i fan dello sport su theWise Magazine che, oltre all’informazione e agli approfondimenti sportivi, potranno appassionarsi a delle storie come queste nella nuova rubrica Back Home. Calcisticamente, viviamo in un periodo sportivo in cui si ricorre spesso – e anche troppo alle volte – alla nostalgia, finendo quasi per “schifare” il presente. Questa nuova serie di articoli vuole cercare di convincere che ci possono essere storie romantiche senza andare a scavare troppo nel passato, senza insomma vivere di rimpianti per le epoche passate o per periodi mai vissuti. Tornando al discorso principale, una di queste storie romantiche contemporanee legate al mondo calcistico è certamente quella di Diego Costa. Come annunciato all’inizio di questo articolo, la sua è una carriera che parte da una squadra dello stato di San Paolo, passando per il Portogallo, la Spagna e arrivando a calcare anche importanti campi della Premier League.

Diego Costa con l’Atletico Madrid nella Stagione 2012/13. Foto: Getty Images.

Diego Costa, gli inizi

La storia di Diego da Silva Costa comincia in Brasile. Nasce a Lagarto nel 1988, una città della regione di Sergipe di circa 100.000 abitanti nella punta est del Brasile, da cui successivamente si trasferirà per poter giocare a calcio a livelli più alti. Come spiegato in una lunghissima intervista ai microfoni del Telegraph, Diego viene chiamato così in onore di Maradona. Quando è adolescente, si trasferisce nello stato di São Paulo dallo stato di Sergipe: il motivo di questo trasferimento è stato puramente logistico in quanto, come raccontato nella sua intervista, in certi posti del Brasile si è troppo lontani per poter imparare a giocare a calcio. Infatti Diego Costa fin da sempre si è dimostrato un giocatore ultracompetitivo, con comportamenti sopra le righe: la sua tenacia però lo ha reso un elemento spesso indispensabile per gli allenatori che hanno avuto modo di allenarlo. Si appoggia allo zio Jairminho, che lo raccomanda al Barcelona Esportiva Capela, squadra della città di Ibiùna, un club locale che ha come fine quello di sottrarre ragazzi delle favelas alla criminalità locale. Con la squadra under-18 si fa notare nella Taça de São Paulo, sebbene spesso si sia fatto una certa nomea per comportamenti non proprio corretti all’interno del rettangolo di gioco: come ad esempio quando ricevette una squalifica di quattro mesi per aver schiaffeggiato un suo avversario e aver insultato un arbitro. Nonostante tutto ciò, attira l’attenzione di Jorge Mendes, celebre procuratore sportivo, che decide di investire su un giovane Diego Costa facendolo arrivare al Braga nel febbraio del 2006. Appena arrivato in Portogallo, dopo un difficile periodo di adattamento, viene girato in prestito al Penafiel, squadra di seconda divisione. Durante il suo trasferimento temporaneo segnerà 5 gol in 14 presenze tra campionato e coppe per poi fare ritorno al Braga. A dicembre dello stesso anno, Jorge Mendes avvia le trattative per portare Diego Costa all’Atletico Madrid al costo di 1,5 milioni di euro. Il calciatore, sebbene diventato un colchonero, rimase “parcheggiato” ancora per il resto della stagione in Portogallo: in nove presenze segnò un solo gol, però importantissimo. Durante una partita di Coppa UEFA giocata dal Braga contro il Parma, il gol del subentrante Diego Costa a Zé Carlos ha garantito la vittoria nel doppio confronto proprio ai portoghesi, che poterono accedere agli ottavi di finale proprio a discapito dei Ducali. Sfortunatamente in quella stagione non trovò più molto spazio perché finì il campionato in anticipo a causa di una frattura del metatarso. Dopo aver collezionato neanche dieci presenze totali, fu costretto a rimanere fuori sei mesi.

Diego Costa in un contrasto di gioco durante una partita contro il Porto. Foto: maisfutebol.iol

Diego Costa e l’arrivo in Spagna

Dopo la sfortunata conclusione della sua avventura portoghese, Diego Costa fa ritorno in Spagna all’Atletico Madrid. Sebbene il presidente Enrique Cerezo straveda per lui, i tempi non sono ancora maturi per vedere il giovane attaccante brasiliano con la maglia dei colchoneros. Perciò viene spedito a fare esperienza in Galizia assieme al suo compagno Mario Suarez nella importantissima piazza del Celta Vigo. Per vedere il primo gol di Diego Costa nel calcio spagnolo bisognerà aspettare sette presenze, così come per il primo cartellino rosso in Spagna: infatti, in seguito a una sua bravata si scatena una rissa e a pagarne le conseguenze è proprio lui che riceve il rosso. Questi momenti non hanno certo aiutato la causa Celta Vigo, ma nonostante ciò la squadra riuscì a rimanere in seconda divisione, salvandosi dalla retrocessione. L’anno successivo, per via della brutta stagione passata in Galizia, Diego Costa attira molto meno gli interessi delle squadre di cadetteria, visto il suo temperamento che spesso gli è costato più di un cartellino rosso. Riesce però ad accasarsi all’Albacete, squadra sempre di Liga Adelante (attuale Liga 2, equivalente della serie B) dove però non si ambienta del tutto, facendo sfociare sempre di più il suo comportamento burrascoso in campo, come ad esempio durante una partita giocata a Tenerife dove in seguito a un’espulsione insultò pesantemente la madre del direttore di gara. Nonostante ciò, il giovane attaccante brasiliano si dimostrò fondamentale nell’ultima parte della stagione, aiutando a salvare l’Albacete dalla retrocessione, garantendo gol e assist. Nel 2009 entra nella trattativa che porta il portiere Sergio Asenjo all’Atletico Madrid dal Valladolid, finendo in Castiglia e Leòn. Al Real Valladolid, Diego Costa parte alla grandissima, segnando 6 gol nelle sue prime 12 partite in Liga, per poi entrare in una crisi realizzativa che contribuì alla retrocessione alla sua squadra. Nell’accordo di mercato che ha portato il brasiliano a Valladolid vi era presente un accordo di recompra, ovvero un prezzo prefissato per ottenere nuovamente il cartellino di un certo calciatore. Diego Costa ritorna così nuovamente – per la prima volta – all’Atletico Madrid, dove viene aggregato alla prima squadra come riserva di Diego Forlàn e Sergio Aguero.

Diego Costa con la maglia del Real Valladolid. Foto: Reuters.

Diego Costa all’Atletico Madrid, andata e ritorno

Ricomprato dall’Atletico Madrid, viene aggregato alla squadra come riserva di Sergio Aguero e Diego Forlàn. Farà anche parte della formazione che vinse la Supercoppa Europea contro l’Inter di Rafa Benitez, come sostituto inutilizzato. Per vedere il primo gol in maglia colchoneros di Diego Costa bisognerà aspettare il 26 settembre del 2010, quando mise a segno il gol vittoria contro il Real Zaragoza al vecchio stadio Vicente Calderòn. Con Quique Sanchez Flores trova sempre più spazio anche da titolare, come ad esempio quando ad aprile arriverà a segnare la sua prima tripletta in Liga, una rimonta straordinaria sul campo dell’Osasuna. La stagione successiva, di particolare importanza per l’Atletico a causa dell’arrivo sulla panchina di Diego Pablo Simeone, ha un’inizio terribile per Diego Costa. Un infortunio al ginocchio lo terrà fuori per la prima parte di stagione, fino alla sessione di calciomercato invernale. L’infortunio è talmente difficile da superare per Costa che fallisce anche le visite per il Besiktas, che nel frattempo si era interessato a lui. Il brasiliano viene così spedito a giocare al Rayo Vallecano, sempre nella Liga: il prestito gioverà all’attaccante che ritornerà a battere a rete con regolarità, segnando 10 gol in 16 presenze di campionato, aiutando a salvare la propria squadra dalla retrocessione.

Diego Costa esulta dopo aver segnato un gol con il Rayo Vallecano. Foto: Rafa Aparicio, Diario AS.

Ritorna nuovamente all’Atletico e vince nuovamente la Supercoppa Europea 2012, sempre come disponibile dalla panchina contro il Chelsea, che successivamente diventerà la sua squadra due anni dopo. Nella sua seconda esperienza all’Atletico gioca attorno a Radamel Falcao, attirando l’attenzione su di sé e liberando spesso il colombiano da marcature: così facendo riduce il suo raggio d’azione – segna molti meno gol – però aiuta molto di più la squadra. Anche qui, Diego Costa non ha tardato a farsi notare per il suo temperamento, sia in campionato che in Europa: nel primo caso, contro Sergio Ramos nel sentitissimo derby cittadino, nel secondo invece, in Europa League contro il Viktoria Plzen ricevendo quattro giornate di squalifica. Sempre contro il Real Madrid ebbe modo di farsi valere per il suo talento, durante la finale di Copa del Rey, quando segnò il gol del momentaneo pareggio che portò la sfida ai supplementari, là dove a decidere fu l’attuale interista Joao Miranda che allora giocava per l’Atletico. Con la cessione di Radamel Falcao al Monaco nell’estate 2013, Diego Costa diventerà ancora più fondamentale nella scacchiera del Cholo Simeone. Infatti oltre a portare la seconda squadra di Madrid alla vittoria di un campionato dopo un digiuno che durava dal 1996, con i suoi 36 gol in 52 presenze totali porta l’Atletico in finale di Champions League, dopo l’ultima apparizione nel 1974. La tenacia di un giocatore come Diego Costa ha fatto innamorare due nazionali che si sono contese fino all’ultimo la possibilità di convocare questo giocatore per il mondiale brasiliano. Sebbene Diego Costa sia nato in Brasile e avesse giocato due amichevoli con la maglia verdeoro, la RFEF (federcalcio spagnola) ha ottenuto la possibilità di naturalizzare il calciatore, facendogli così rappresentare la Roja invece della Seleção brasiliana. Il mondiale per la Spagna non fu un’esperienza proprio da ricordare per Diego, così come la finale di Champions League contro il Real Madrid: fu costretto dopo soli otto minuti a uscire per il riacutizzarsi di un’infortunio maturato durante l’ultima partita di campionato.

Diego Costa trasforma il calcio di rigore nella semifinale contro il Chelsea a Stamford Bridge per il momentaneo 1-2. Foto: Getty.

A luglio 2014 passa al Chelsea, segnando alla prima partita ufficiale giocata in maglia blues contro il Burnley. Mourinho già prima dell’acquisto aveva mostrato un certo interesse in quell’attaccante ispano-brasiliano, che aveva fatto vedere grandi cose a Madrid nella semifinale giocata da Blues e Colchoneros. La prima parte di stagione è eccezionale per rendimento sotto porta, ma Diego va a rilento per via di un problema muscolare che lo mette fuori fino a metà novembre. Ciò nonostante sarà decisivo nella finale di League Cup contro il Tottenham, segnando il secondo gol della partita. Sebbene nell’ultima parte di stagione sia stata difficile per l’attaccante in seguito agli infortuni, il Chelsea vincerà ugualmente la Premier League. La stagione successiva torna a mostrare il peggio di Diego Costa: oltre alla sconfitta nel Community Shield contro l’Arsenal, l’ispano-brasiliano torna a farsi conoscere nella maniera con cui è diventato famoso. Da ricordare un Chelsea Arsenal del 2015, quando riuscì a provocare il suo avversario e farlo espellere, così come quando si fece buttare fuori lui a sua volta durante la finale di FA Cup. Anche nella partita tra Chelsea e Tottenham – quella che ha regalato il titolo al Leicester di Ranieri, per intenderci – ricevette un dito nell’occhio da parte dello spurs Dembelè. Solo con l’arrivo di Antonio Conte si ricomincia a vedere un Diego Costa che torna a segnare con regolarità: arriva per primo alla doppia cifra già a metà novembre. L’idillio però dura poco, infatti a gennaio 2017 qualcosa tra i due si rompe.

Diego Costa esulta a modo suo un gol con la maglia del Chelsea. Foto: Chelsea FC.

Diverse voci di mercato provenienti dalla Cina convincono Antonio Conte a mettere il suo attaccante fuori squadra, per poi reintegrarlo a fine gennaio. A fine stagione il Chelsea vincerà il titolo, però Conte scaricherà pubblicamente Diego Costa, aprendo così a varie ipotesi per il proseguo della sua carriera. A settembre 2017 l’Atletico Madrid ufficializza l’ingaggio di Diego Costa, ormai finito ai margini del Chelsea. Il possibile trasferimento è stato rimandato a gennaio, quando finisce il divieto per l’Atletico Madrid di operare nel mercato in entrata. E infine eccoci qua, il grande ritorno di Diego Costa in maglia colchoneros. Sono cambiate diverse cose da quando è andato via Madrid per approdare in terra londinese, ad esempio lo stadio di casa è il Wanda Metropolitano, nuovissimo gioiello che ospiterà la finale di Champions League del 2019. La star della squadra è Antoine Griezmann, l’unica cosa che non cambia in tutto ciò è il tecnico: Simeone infatti dal 2011 siede su quella panchina. Probabilmente anche il ritrovare un allenatore come El Cholo ha influito sulla scelta di ritornare a casa da parte del figliol prodigo. Un nuovo esordio in grande stile, doppietta contro il Getafe e dopo il secondo gol a festeggiare in mezzo ai tifosi: l’unica macchia però è che l’arbitro ha redarguito Diego Costa con il secondo giallo per essere corso in mezzo ai propri supporters. Un percorso simile a quello di Fernando Torres, che dalla fredda Londra è tornato a casa nella caldissima parte biancorossa di Madrid. Certo, qualche cartellino rosso in più, ma questo è Diego Costa, che si ami o si odi.

«Gli uomini sognano più il ritorno che la partenza» – Paulo Coelho

Diego Costa esulta tra i tifosi dell’Atletico Madrid al Wanda Metropolitano. Foto: Getty.
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