A distanza di pochi mesi dalla acclamata Prima al Victoria and Albert Museum di Londra, capace di contare oltre 400.000 presenze e recensioni entusiastiche da parte di critica e fans, The Pink Floyd Exhibition: Their Mortal Remains approda a Roma, ospitata dal MACRO Museo di Arte Contemporanea. I fan italiani ritrovano la possibilità di assistere a questo evento dopo un’iniziale doccia fredda datata agosto 2014. Milano, città allora designata, infatti, a prevendite vendute vide la mostra prima essere rimandata, e poi definitivamente cancellata per motivi logistici.
In occasione della conferenza stampa di inaugurazione, alla quale hanno presenziato due membri storici della band inglese, Roger Waters e Nick Mason, abbiamo raccolto qualche dichiarazione ed abbiamo avuto modo di visitare in anteprima la mostra.
Dopo i consueti, e un po’ impacciati, formalismi di casa della sindaca di Roma Virginia Raggi, del vicesindaco con delega alla cultura Luca Bergamo e del Commissario per la gestione provvisoria di Palaexpo Innocenzo Cipolletta, sono apparsi Roger Waters e Nick Mason, rispettivamente basso e voce, e batteria dei Pink Floyd. Mentre il più british Nick Mason è rimasto a suo agio, come era lecito aspettarsi, nella sua encomiabile diplomazia, quella che si presentava come una formale presentazione è divenuta presto per lo straripante bassista di Great Bookham occasione per rubare la scena, grazie soprattutto a un paio di risposte piccate.
Se da un lato è vero che il nome della mostra — e il cinquantesimo della nascita della band — tendono naturalmente a riflessioni sul percorso effettuato dai Pink Floyd, Waters non è dello stesso avviso, o meglio non si arrende a vedere la sua figura artistica accostata esclusivamente ai Pink Floyd. Infatti quando viene incalzato sull’importanza del percorso lasciatosi alle spalle sbotta: «Sì, la mostra è davvero bella, sono orgoglioso di ogni cosa che abbiamo fatto io, Nick, David e anche Syd, ma vi ricordo che questo è il presente, non il 1970. A me alla fine di questa mostra non interessa nemmeno più di tanto, onestamente», lasciando di stucco buona parte dei presenti in sala, e aggiungendo a chiosa come la sua carriera sia proseguita negli ultimi trent’anni anche da solista.
Due parole le ha infine spese anche sul sociale, lui che non è certo nuovo a uscite del genere (si veda l’aspra presa di posizione nei confronti di Trump), su quanto sia importante continuare a parlare del mondo di oggi perché «il mondo fa schifo […] questo è un pianeta destinato all’estinzione».
La mostra è un vero gioiello, un’esperienza sensoriale a 360 gradi tra reperti storici, filmati inediti e memorabilia della band britannica. All’ingresso si viene muniti di un ricevitore wireless e un paio di cuffie, che accompagnano la visita durante tutto il percorso tra musica e voci dei protagonisti.
Dai primi storici concerti, via via come una macchina del tempo, si ripercorre tutta la discografia dei Pink Floyd. Si comincia dalla fase più psichedelica con l’indimenticabile Syd Barrett, alle prime apparizioni di David Gilmour, passando per parentesi memorabili come la sofferta collaborazione con Michelangelo Antonioni per la colonna sonora di Zabriskie Point, fino al leggendario Live At Pompeii. Il tutto impreziosito da fotografie inedite, strumenti utilizzati per registrare questo o quell’album, divise, pentagrammi originali, quaderni, dischi in edizione limitata, ma soprattutto scenografie. A farla da padrone sono soprattutto queste ultime, coadiuvate dalla proiezione degli immancabili laser psichedelici; a un tratto sembra di essere catapultati nell’atmosfera dell’Ufo Club, per poi essere sovrastati dai maiali aerostatici di In The Flesh (tour del disco Animals) o dal celeberrimo martello dalle sembianze umane simbolo di The Wall.
Il percorso si conclude con un cartello che invita a togliersi le cuffie. Girato l’angolo ci si trova in una sala con maxi schermo e un raffinatissimo impianto audio Sennheiser (che patrocina tutta l’esperienza sonora della mostra), dove viene proiettata l’ultima apparizione dei Pink Floyd insieme, ovvero l’ormai lontano Live 8 del 2005, dando attenzione in particolare alla magnifica esecuzione live di Comfortably Numb. Al termine di essa scorrono delle diapositive dei Pink Floyd, con i sempre affettuosamente ricordati Syd Barrett e Richard Wright.
Interessante, inoltre, ricordare come alla realizzazione della mostra abbia partecipato attivamente Nick Mason, generalmente riconosciuto come memoria storica della band. The Pink Floyd Exhibition: Their Mortal Remains aprirà le porte al pubblico dal 19 gennaio al 1 luglio 2018. Da non perdere.
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