Il 20 aprile 1981 esce nelle librerie americane, edito Knopf di New York, un libro che farà di Ray Carver l’uomo del racconto breve e che diventerà uno dei più famosi del ventesimo secolo: la raccolta di diciassette racconti What We Talk About When We Talk About Love. Dietro questa raccolta, però, si nasconde un rapporto complesso e tormentato tra autore ed editore.
Raymond Carver è un giovane scrittore che ha abbandonato la sua precarietà lavorativa per dedicarsi solamente alla scrittura. Prima di incontrare il suo editore, Gordon Lish, ha già pubblicato in diverse riviste i suoi racconti, senza riscuotere però un particolare successo. Attraverso il suo mentore, John Gardner, Ray ha imparato, e si è sviluppato nel campo della scrittura. Ma è solo grazie a Gordon Lish, al tempo editore della rivista Esquire, che Ray rivoluziona la sua carriera. In breve tempo nasce tra i due un rapporto forte, in cui Carver mostra una totale devozione a Lish e riesce a mettere insieme quei famosi diciassette racconti.
Lish opera un profondo e aggressivo lavoro su quei testi: l’intera raccolta viene tagliata di più della metà, e Lish modifica e aggiunge nuovi periodi. È un lavoro lungo, e Ray, d’altra parte, prega il suo editore di non pubblicare la raccolta modificata fino alla fine: è spaventato, intimorito, non vuole ricominciare a bere. Lo scrittore, infatti, è appena uscito da un passato di alcolismo, da una separazione e da una vita di lavori saltuari. Carver implora dunque Lish di non compiere modifiche così drastiche sulla sua opera, ma d’altro canto è arrendevole, perché ha paura di perdere la sua stima. Nella lettera dell’8 luglio del 1980, Ray scrive a Lish:
«Ti dico la verità, qui è in gioco il mio equilibrio mentale. Ora non vorrei fare il melodrammatico, ma davvero ho appena fatto ritorno dai morti per rimettermi a scrivere dei racconti. […] E adesso ho una gran paura, una paura da morire, lo sento, che se il libro fosse pubblicato nella sua attuale forma revisionata, non riuscirei più a scrivere un altro racconto, Dio non voglia… […] Ti prego, dammi una mano, Gordon. […] Chiedo tutta la tua comprensione. A parte mia moglie e ora Tess, tu sei stato e sei la persona più importante della mia vita, te lo giuro. Non voglio certo perdere la tua stima o il tuo affetto per questo, oddio, no».
La raccolta verrà comunque pubblicata da Lish con tutte le modifiche da lui apportate (compreso il titolo) e avrà un successo mondiale. Non solo: con esso nasce il minimalismo letterale. Solo dopo la morte di Carver la sua seconda moglie, Tess Gallagher, riuscirà a far pubblicare in tutto il mondo la raccolta di racconti originale dal titolo Beginners, con la quale abbiamo conosciuto il vero Carver. Viene spontaneo chiedersi, a questo punto, se Lish abbia compiuto un intervento troppo drastico, oppure se abbia fatto proprio ciò di cui Carver aveva bisogno per raggiungere il successo. Chi legge entrambe le raccolte potrà farsi sicuramente un’idea personale.
Le diciassette storie sono ambientate nell’America del ventesimo secolo. I personaggi fanno parte del ceto più povero del tempo, e la realtà piena di particolari (che Carver semina in tutta la raccolta) ci trasporta in quelle case dove si sente forte sia l’odore di alcool, quasi al punto di far inebriare il lettore, che la fragilità di situazioni precarie e climi carichi di tensione e aspettativa. I racconti di Carver riescono a dare un senso di vuoto, impregnato sempre dall’odore di alcolici (vodka, rum, whiskey), come quando si è ubriachi e si fa un passo falso che finisce per farti cadere. La realtà di Carver è dura, e l’amore che egli descrive nelle sue storie è un amore effimero, che non riesce a durare, non può andare avanti. Paolo Giordano, in proposito, afferma: «Carver è uno scrittore romantico… a lui interessa sempre l’amore, il suo apice, la sua rovina. Ma l’amore carveriano è talmente fragile ed effimero ch’egli non può soffermarsi, se non per il tempo di un giro di ballo».
Il vero amore, per lui, è solo quello descritto nel racconto che dà il nome alla raccolta (sia nella versione originale che in quella di Lish): un amore d’altri tempi, un legame fortissimo. Le figure maschili sono figure negative: Carver ci racconta di uomini vigliacchi, traditori, stalker, ossessionati. Come nel racconto Tell the Women We’re Going, in cui uno dei due protagonisti stupra una ragazza e poi la uccide, fracassandole la testa con una pietra, soltanto per uscire dalla routine familiare quotidiana. O come in So Much Water So Close To Home, in cui un gruppo di amici va a pesca lontano da casa, e là trova, il primo giorno, il cadavere di una donna; gli amici, tuttavia, avviseranno i soccorsi solo dopo aver fatto passare l’intero weekend. Nei racconti Gazebo e The Fling i mariti tradiscono le proprie mogli; nel racconto Pie il protagonista Burt cerca di bruciare la casa dell’ex moglie il giorno di Natale. Le relazioni carveriane sono dunque disastrose, senza possibilità di ritorno: le storie sono raccontate quando è già tutto finito, passato, quando non è più possibile rimediare. Carver ci porta nelle case americane di piccoli comuni, nell’intimità, tra gli oggetti più semplici, tra uomini e donne che lottano costantemente contro sé stessi e la routine di tutti i giorni.
Il dibattito che ne scaturisce è: meglio la versione originale o quella modificata di Lish?Alcuni si schierano a favore di Carver e altri a favore di Lish. Abbiamo preso allora i pareri contrastanti di due scrittori famosi nel panorama letterario italiano del ventunesimo secolo: Paolo Giordano e Alessandro Baricco.
Alessandro Baricco, in un articolo pubblicato su La Repubblica del 17 marzo 2009, si schiera a favore delle radicali modifiche di Lish, affermando: «Va sottolineato che il lavoro di Lish non è riassumibile semplicemente in un accurato e ipertrofico lavoro di pulizia: le sue correzioni, oltre a tagliare, costruivano uno stile, aggiungevano frasi, cambiavano i finali, modificavano i personaggi. Benché le storie e l’approccio iniziale fossero genuinamente carveriane, lui portò in quel libro una genialità, una radicalità e un’audacia che gli varrebbero quasi lo statuto di co-autore». E ancora: «Si capisce che Carver aveva qualche problema a dare una struttura equilibrata ai suoi racconti, e Lish era bravo a raddrizzare le cose».
Mentre Paolo Giordano, nella prefazione a Principianti edito Einaudi Super ET del 2014 ci dice: «È fuor dubbio che la portata dell’intervento di Lish sulla seconda raccolta di racconti- in alcuni casi ne tagliò anche l’ottanta per cento- assomigli a qualcosa di più di una pesca necessaria. Vi si ravvisa un piano oscuro, manipolatorio se non apertamente punitivo, specie considerando che i racconti, che adesso possiamo leggere nella loro versione vergine, non sembrano avere alcun bisogno o quasi di migliorie». E continua: «Lish ha dunque abusato del suo potere e di un contratto strangolatorio che gli dava pieno diritto sulle pagine di Carver. […] non ha concesso al suo assistito il libero arbitrio, del quale ogni autore dovrebbe restare padrone fino all’ultimo».
Le opinioni di questi autori su Gordon Lish e sul suo lavoro sono del tutto contrastanti. Lish viene visto da Baricco addirittura come un co-autore della raccolta, mentre per Paolo Giordano ha violato i diritti e la raccolta di Carver. Bisogna dire che, in ogni caso, Gordon Lish è bravissimo nel suo lavoro di editore, ed è riuscito a far nascere una nuova corrente: quella minimalista. I tagli su Principianti hanno cancellato però l’umanità che Carver riusciva a infondere nei suoi personaggi, la fragilità, la lotta interiore, e ha lasciato spazio a un’irreale freddezza e al finale aperto, quasi imperscrutabile dal lettore. Baricco, sempre nell’articolo succitato, dice su Carver: «[…] si scopre, va detto, che davvero c’era un tesoro, nella città sepolta, e Lish, costruendo quella nuova, uccise qualcosa di davvero prezioso. Carver aveva in effetti un’abilità abnorme nel descrivere l’umanità intera attraverso la descrizione sommaria di alcuni suoi esempi insignificanti. In questo è dubbio che ci sia stato qualcuno migliore di lui, a parte ovviamente Checov. I non-eroi di Carver sono una delle grandi realizzazioni della letteratura di tutti i tempi».
Carver è l’uomo del racconto breve, l’uomo che nel giro di poche righe riusciva a darci una descrizione completa e profonda della psicologia di un personaggio, e che riesce tuttora a portarci dentro a quella caduta nel vuoto che sentiamo alla fine di ogni sua storia. Principianti è un libro sull’umanità, sull’introspezione, un libro che riesce a farci riflettere sulla vita e sulle relazioni umane, sui nostri errori e soprattutto sulle cose che non possiamo più cambiare. È un libro che parla di noi, delle nostre psicosi e di tutto ciò che c’è di irrazionale nelle nostre scelte. Carver riesce a entrare dentro le nostre case ma soprattutto dentro le nostre coscienze, descrivendo un mondo con pochi tratti essenziali ma che ci dicono tutto.
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