La nostra recensione di Spamalot al Teatro Augusteo di Napoli: Elio unisce umorismo e qualità in uno spettacolo che funziona sotto tutti i punti di vista
Come già anticipato precedentemente, la carriera di Elio dopo lo scioglimento del suo storico gruppo ha preso un’importante piega attoriale: Stefano Belisari è infatti protagonista dello spettacolo Spamalot, ispirato al film (e allo show di Broadway) Monty Python e il Sacro Graal.
Una delle tappe della pièce teatrale – diretta da Claudio Insegno e adattata in italiano da un altro membro di Elio E Le Storie Tese, Rocco Tanica – ha visto il cast protagonista a Napoli, precisamente al Teatro Augusteo, dal 28 gennaio dal 4 febbraio. Le incognite per una messa in scena del genere potevano essere tante: la percezione di uno spettacolo del genere per un pubblico generalista, la potenziale mancanza di background riguardante i Monty Python per lo spettatore casuale, oltre che una possibile poca attenzione nei confronti dello show e del genere musical. Tutti questi timori sono stati facilmente spazzati via, vista la qualità di un prodotto trionfale.
La recensione
La fattura dello spettacolo – che racconta la ricerca del Sacro Graal da parte di Re Artù e dei suoi cavalieri, ovviamente in un contesto ironico e a tratti nonsense – è assolutamente notevole. Dopo un inizio forse un po’ lento, come un motore diesel in procinto di carburare, Spamalot diventa – ogni minuto che passa – uno show godibile, una rappresentazione divertente anche grazie a delle piccole chicche riguardanti l’adattamento italiano. Rocco Tanica ha svolto un lavoro egregio, valorizzando i riferimenti culturali stranieri e costruendone altri per il nostro Paese. D’altronde la bravura di Tanica ed Elio in questo contesto era stata già appurata al cinema: proprio loro, insieme agli altri componenti del noto gruppo musicale, si erano occupati dell’adattamento italiano del film demenziale Austin Powers – La Spia Che Ci Provava. Si può perdonare, dunque, anche una caratterizzazione estremamente stereotipata di accenti e dialetti (vengono citati piuttosto chiaramente il toscano, il sardo e il napoletano), la quale però non appare forzata vista la natura del contesto.
Gran parte del divertimento è dovuta al cast, in cui ogni attore è chiamato ad interpretare anche più ruoli: Elio, impostato ma al tempo stesso libero di spaziare, risulta sempre molto goliardico. Il sostegno degli altri attori (tra cui vale la pena citare Pamela Lacerenza, ex concorrente di The Voice, nel ruolo della Dama del Lago oltre che Thomas Santu nel ruolo di Lancillotto) è decisamente corposo: ogni voce ha il suo spazio e il suo ruolo nello spettacolo teatrale, i tempi comici peraltro restano decisamente tollerabili e molti silenzi fanno persino più ridere delle battute precedenti o successive. I numeri musical sono accuratamente coreografati e minuziosamente curati dal punto di vista sonoro e di performance: tutti i membri del cast dimostrano enorme padronanza della propria voce, esagerando nell’interpretazione solo quando il personaggio stesso lo richiede. Da segnalare anche la partecipazione vocale dei fratelli Insegno: il regista Claudio interpreta Dio, mentre il noto doppiatore/attore Pino si è occupato dell’introduzione pre-show. Inoltre, persino la partecipazione del pubblico viene resa – senza voler fare spoiler – molto più attiva rispetto a uno spettacolo tradizionale.
Il Teatro Augusteo ha potuto dunque assistere a uno spettacolo ampiamente valido, senza battute particolarmente telefonate e in pieno stile Monty Python. Spamalot resta un prodotto comunque “di nicchia” ma comunque godibile anche per un pubblico casuale che non ha paura di misurarsi con tematiche anche pesanti, come la guerra, il genocidio e in generale con il black humour, non sempre accettato in ogni contesto. Elio riparte dunque dai Monty Phyton e lo fa nel migliore dei modi possibili: regalando risate e qualità.