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Elon Musk e il bisogno di sognare (che noi stiamo perdendo)

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Matteo Roccalberti Spina

Prima di tutto, i fatti: il 9 febbraio alle 21:45 ora italiana è stato lanciato da Cape Canaveral, in Florida, il Falcon Heavy di SpaceX, quello che è attualmente il razzo vettore più potente al mondo: tre Falcon 9 appaiati, per un totale di 27 motori Merlin, in grado di generare 23 MegaNewton di spinta. Eravamo pronti a vederlo esplodere sulla rampa di lancio, e invece abbiamo assistito al pieno sfogo della sua potenza.

Il momento del lancio.
2 minuti e 45 secondi dopo il lancio, a oltre 30 km di altezza, i due booster laterali si sono staccati e hanno cominciato la loro manovra di rientro, mentre i 9 motori del core centrale hanno diminuito la loro potenza per conservare propellente. A 3 minuti e 15 secondi anche il core centrale si è spento, il motore del secondo stadio si è acceso e si è allontanato con il fairing che, a 4 minuti dal lancio, si è aperto lasciando esposta la Tesla Roadster. Due minuti dopo la sua velocità era già di 15.000 km/h.

Alle 21:54, 9 minuti e 30 secondi dopo il lancio, i due booster laterali sono atterrati a Cape Canaveral, come programmato, senza il minimo errore. Il core centrale purtroppo, come dirà Elon Musk alla conferenza stampa, non è riuscito ad atterrare sulla drone ship nell’Oceano Atlantico.

L’atterraggio di uno dei booster laterali.
Il secondo stadio, dopo la prima accensione che l’aveva messo in un’orbita terrestre bassa, effettua un secondo burn: questo lo pone su un’orbita fortemente ellittica, con perigeo a 180 km di quota e apogeo a 6.951 km, con inclinazione di 29 gradi. Tutta questa fase diventa visibile in diretta, con SpaceX che tra lo stupore generale rende pubblico un live streaming della Tesla nello spazio, inquadrata da ben 3 telecamere: al posto di guida un manichino che indossa la loro tuta prototipo, sull’autoradio la scritta “Don’t Panic” e, si dice, un asciugamano e la Guida Galattica al sicuro nel cruscotto. Sulla scheda madre della centralina elettronica dell’auto una scritta: “Made on Earth by humans”.
Poche ore dopo, quando alle 4:50 ora italiana il secondo stadio passava nuovamente sopra gli USA al suo perigeo (e quindi alla massima velocità), è stato effettuato il terzo burn per sfruttare al massimo la fionda gravitazionale. E qui Musk & Co. si sono superati: l’obiettivo era raggiungere l’orbita di Marte, ma questa accensione ha permesso di spingere la Tesla ben oltre, fin nel cuore della fascia degli asteroidi, quasi fino a Cerere! Il nuovo afelio è a 2,61 Unità Astronomiche (cioè oltre 390 milioni di km dal Sole), mentre il perielio a 0,98 UA: questo vuol dire che il secondo stadio aveva abbastanza carburante per effettuare una manovra di inserimento in orbita marziana!
Insomma, mettendo da parte il mancato recupero del primo stadio centrale, questo lancio è stato un totale successo per SpaceX, e la dimostrazione che un’agenzia spaziale privata è ormai in grado di mandare gli esseri umani verso la Luna e il Pianeta Rosso. Abbiamo assistito a una pagina di storia, talmente bella da non sembrare vera. Per dirla con le parole di Elon “Tony Stark” Musk: «Guardate quella macchina nello spazio, voglio dire, è ridicolo. È vera proprio perché sembra finta. Fosse finta sarebbe molto più bella, perché la CGI oggi è in grado di fare di meglio». [N.d.R.: si ringrazia la pagina Chi ha paura del buio? per la telecronaca].
Mentre la media degli italiani era a commentare una manifestazione canora ricorrente nel Belpaese di cui non faremo il nome, e alcuni martiri seguivano trasmissioni di talk show politici, o, più verosimilmente, indugiavano sui social network cercando di patinare un’esistenza tutto sommato mediocre in cerca di qualcuno da incolpare, un pazzo visionario che risponde al nome di Elon Musk faceva questo!

Ora, la vita non viene inficiata nel concreto da un’auto sportiva che fluttua nello spazio profondo. Ma ieri sera, qualcosa è successo. Ecco nascere il brivido del sogno, di quando a nove anni senti di poter diventare tutto quello che vuoi, l’astronauta, il cowboy, il pm di Mani Pulite, qualunque cosa. Ecco crescere la commozione perché sì, ha pensato di lanciare un’auto nello spazio e lo ha fatto, e basta, ora è lì. Ed ecco spuntare un sorriso perché ha citato la guida galattica per autostoppisti lanciando un’auto nello spazio, e non postando un selfie mezzo nudo su Instagram con una citazione giusto per darsi un tono.

L’altroieri, Elon Musk ci ha ricordato che se per camminare bisogna guardarsi i piedi, per arrivare da qualche parte bisogna sempre sollevare lo sguardo. L’altro ieri, Elon Musk ha dimostrato cosa l’uomo è in grado di fare quando non si rassegna, quando non si accontenta del meno peggio, del lavoro meno peggio, dell’università meno peggio, del partito meno peggio, della paga meno peggio. Ci ha ricordato che non possiamo nasconderci per sempre dietro l’illusione di essere diversi, sommersi da immagini sui social network più o meno artefatte. L’altro ieri, Elon Musk ha dimostrato a tutti che, a inseguire i sogni, ogni tanto li si acchiappa.

Grazie, Elon.
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Matteo Roccalberti Spina

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