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Back Home EP2: Robin Van Persie

Published by
Arnaldo Figoni

Le puntate precedenti:
1. Diego Costa


Bentornati a un nuovo appuntamento di Back Home, serie arrivata già al secondo episodio che vuole raccontare come si possa comunque restare dei “romantici” del pallone pur senza sfociare in una nostalgia nociva ed eccessiva che porta a bistrattare spesso i campioni dei nostri giorni. Uno degli obiettivi di theWise Magazine è infatti voler coinvolgere il lettore, permettendo di arricchire il proprio bagaglio culturale grazie a un’informazione non influenzata da opinioni, basata interamente sulla luce dei fatti. Nel nostro caso, quello che riguarda il panorama sportivo, come testata puntiamo a creare dei contenuti che possano raccontare le vicende sportive, anche approfondendo altri aspetti non necessariamente legati a quello che succede sui terreni di gioco. Spesso si è raccontato di come lo sport sia un veicolo di unione nella pace, così come allo stesso tempo può essere anche un fattore che alle volte divide. Questa rubrica è l’emblema di tutto ciò: storie di calciatori dal contratto milionario che scelgono di tornare nelle squadre che li avevano lanciati. Si apre così un altro capitolo di storie di “ritorni a casa”, che vede questa volta protagonista Robin Van Persie, centravanti olandese classe ’83 di Rotterdam che ritorna al tanto amato Feyenoord.

Robin Van Persie: gli inizi

La carriera calcistica di Robin Van Persie comincia proprio a Rotterdam, città dell’Olanda meridionale che ha dato i natali a grandi interpreti del calcio come ad esempio Ruud Gullit e a grandi allenatori come Louis Van Gaal. Il piccolo Robin ha iniziato il suo percorso da una delle tre squadre della città, il SBV Excelsior: solo a 12 anni però arriva il momento del passaggio al Feyenoord, che ingaggia a titolo gratuito un giovane che in futuro sarebbe diventato top-scorer con la maglia Oranje. Nella sua fase adolescenziale infatti percorre tutte le varie selezioni giovanili dei biancorossi di Rotterdam, per poi arrivare nella prima squadra unendosi alla rosa all’inizio del campionato 2001/02, quando sulla panchina di allenatore siede Bert Van Marwijk. Una stagione che sarà una delle migliori di sempre per i biancorossi di Rotterdam – oltre che per Van Persie – dal momento che culminerà con la vittoria della Coppa UEFA vinta al De Kuip, tra le mura di casa contro il Borussia Dortmund. Sebbene nella Eredivisie di quell’anno Robin non giochi neanche un minuto, durante il torneo europeo ha modo di collezionare ben sette presenze, tra cui una come titolare nella finale poi vinta dalla sua squadra.

La formazione che scese in campo nella finale di Coppa Uefa del 2001/02. Partita in cui Robin Van Persie (di fianco al portiere) giocò da titolare. Foto: Getty Images.

Solo a partire dalla stagione successiva Robin Van Persie si ritaglia uno spazio anche in Eredivisie, trovando anche una certa continuità realizzativa: nel suo primo campionato olandese infatti segna 8 gol in 23 presenze, a cui se ne aggiungono altri 7 nell’edizione della Coppa d’Olanda 2002/03. L’anno successivo procede sulla falsariga del precedente: nella sua ultima stagione – prima del ritorno nel 2018 – al Feyenoord segna 6 gol in 28 presenze. A fine stagione RVP lascia l’Olanda per andare a cercare fortuna in Inghilterra, seguendo le orme di un centravanti olandese di caratteristiche abbastanza simili, Dennis Bergkamp.

Robin Van Persie, il nuovo Iceman dell’Arsenal

Fresco dei suoi venti anni, un giovane Van Persie arriva a Londra alla corte di Arsene Wenger, in una squadra che qualche mese prima aveva sollevato il trofeo della Premier League, peraltro ultimo della storia dei Gunners fino ad ora. La rosa vanta grandi giocatori, tra cui diversi interpreti della Francia campione del mondo del ’98: su tutti Robert Pires, Patrick Vieira e Thierry Henry. Il calciatore che però più colpisce e caratterizza la maniera con cui Robin si approccia al calcio è un suo connazionale, Dennis Bergkamp. In un’intervista che ha fatto il giro del mondo, Van Persie spiega come rimase affascinato dall’impegno che l’Iceman originale ci metteva anche in allenamento. Come ruolo infatti, Van Persie – un po’ come lo stesso Bergkamp – può essere sia una prima che una seconda punta, il che lo fa diventare il sostituto ideale del suo connazionale. Nella prima stagione londinese Robin riesce a segnare 10 gol in tutte le competizioni, anche se in molti casi subentrando dalla panchina.

Da sinistra, Dennis Bergkamp, Robert Pires e Robin Van Persie esultano dopo il primo gol di Arsenal – Everton 7-0. Foto: Getty Images.

Anche in una delle annate migliori di sempre della storia dell’Arsenal, culminata con la finale di Champions League a Parigi contro il Barcellona, Van Persie trova sempre una sua continuità, per poi diventare uno dei punti fermi dei Gunners negli anni a venire. Infatti la stagione 2005/06 è stata l’ultima stagione non solo dello storico stadio di Highbury, ma anche del suo compagno di squadra Dennis Bergkamp. Van Persie si prende così un posto nell’attacco della squadra di Wenger e anche il cuore dei tifosi, che vedono in lui l’erede designato dello storico numero 10 biancorosso. Purtroppo, prima di rivedere l’Arsenal sollevare un trofeo passeranno diversi anni: accade nel 2014, ormai già due stagioni dopo la cessione del calciatore olandese al Manchester United.

Robin Van Persie esulta dopo aver segnato un gol durante una partita dell’Arsenal nella stagione 2011/12, l’ultima prima del suo passaggio al Manchester United. Foto: Getty.

Robin Van Persie e il Manchester United

Proprio l’ambizione di un calciatore come Robin Van Persie, secondo classificato con la sua Olanda ai mondiali sudafricani, fa pensare come spesso si debba cercare di puntare sempre più in alto. Anche perché oltre a essersi fatto conoscere con la maglia Oranje, col biancorosso dei Gunners ha totalizzato 132 reti in 278 presenze: un bel biglietto da visita quando si bussa alla porta di un allenatore come Sir Alex Ferguson. Van Persie arriva a Manchester nell’ultima stagione di quella che è stata un’icona dell’United, mettendo a segno 30 reti in tutte le competizioni e aiutando la squadra a trionfare in Premier, oltre a vincere il secondo titolo di capocannoniere del campionato inglese. Dopo il ritiro di Ferguson però, i Red Devils vivono un momento quasi di smarrimento. In panchina quell’anno siede David Moyes, che con l’Everton aveva ottenuto dei buoni risultati: senza una figura storica in panchina, lo United arriva solo al settimo posto della classifica, finendo fuori dalle competizioni europee. In teoria il settimo posto sarebbe bastato al Manchester United, ma in realtà a qualificarsi al preliminare di Europa League è andato l’Hull City, finalista perdente di FA Cup contro l’Arsenal, ritornato a vincere un titolo dopo quasi dieci anni.

Nani, David De Gea e Robin Van Persie sollevano il titolo della Premier League nel 2013. Per i Red Devils è il ventesimo della storia. Foto: Getty.

Sebbene a livello di club il 2013/14 di Van Persie non sia stato il massimo, durante il mondiale brasiliano si è dimostrato uno dei punti di riferimento della squadra che ha sfiorato la finale, fermandosi ai rigori contro l’Argentina allenata da Alejandro Sabella. Una delle partite da ricordare da parte di Van Persie e di tutti i tifosi Oranje è sicuramente Spagna-Olanda: partita dei gironi del mondiale che quattro anni prima era stata l’epilogo del torneo sudafricano. Se nel 2010 la Spagna vinse in un modo rocambolesco la finale, agguantando la prima vittoria storica nei mondiali, nel 2014 la storia è completamente diversa. All’Arena Fonte Nova di Salvador de Bahia è proprio la Spagna a passare in vantaggio al 27′ con un rigore procurato da Diego Costa e successivamente trasformato da Xabi Alonso. Al 43′ però un cross arriva dalla sinistra per la testa di Van Persie, che quasi si alza in volo colpendo di testa dal limite dell’area, lasciando Casillas fermo mentre il pallone alle sue spalle si insacca in rete. La segnatura del capitano olandese vale il momentaneo pareggio, aprendo a quella che sarà la rimonta degli Oranje: seguiranno Arjen Robben, poi Stefan De Vrij, il capitano Van Persie e nuovamente Robben, ribaltando il risultato da 1-0 a 1-5 per gli olandesi. Robin segnerà altri 4 gol durante la rassegna mondiale, 5 totali dei 50 segnati in carriera con la maglia dell’Olanda.

Il “volo” di Robin Van Persie contro la Spagna che vale il momentaneo 1-1 nella prima partita del girone B di Brasile 2014. Foto: Jeff Gross/Getty Images.

Tornando in Premier League, in seguito al licenziamento di Moyes dalla panchina del Manchester United la dirigenza ha scelto proprio Louis Van Gaal come nuovo allenatore dei Red Devils, che porta con sé il modulo e l’esperienza di alcuni giocatori avuti in nazionale – come Daley Blind, ad esempio – sul campo dell’Old Trafford, ricongiungendosi con quello che è stato il suo capitano nel torneo giocato qualche mese prima in Brasile. Lo United, a causa del settimo posto ottenuto l’anno prima, investe moltissimo sul mercato, portando concorrenza nel reparto avanzato. Il capocannoniere della squadra sarà Wayne Rooney con 12 reti, Robin invece ne segnerà solamente 10.

Robin Van Persie al Fenerbahçe e il ritorno a Rotterdam

A fine stagione Van Persie sarà ceduto al Fenerbahçe, salutando la Premier League per andare a giocare in Turchia. Il primo anno a Istanbul è redditizio in termini di gol e Van Persie porta la squadra al secondo posto finale dietro al Besiktas, distanziato di soli quattro punti. Al di là di quello, Van Persie fa parlare di sé nella stagione successiva, in cui subisce un infortunio a un occhio che fa subito temere il peggio: addirittura si pensava che l’attaccante potesse perdere la vista, concludendo inevitabilmente la sua carriera. Il tutto poi si dimostra essere molto meno grave del previsto. La stagione corrente però Van Persie decide, in seguito a uno scarso utilizzo, di rescindere il suo contratto con la squadra di Istanbul e di fare ritorno alla squadra che l’ha lanciato, il Feyenoord. Una storia simile a quella di Dirk Kuyt, un altro cuore Feyenoord che, dopo aver giocato proprio al Fenerbahçe e dopo essere stato molti anni in Premier League, torna a Rotterdam; storia che poi è culminata con la vittoria del titolo Eredivisie che mancava da quelle parti fin dal 1999. Il ritorno in campo con il Feyenoord per Van Persie è arrivato in un match giocato a Utrecht, che poi è valso la sconfitta per i biancorossi di Rotterdam: un giocatore del calibro suo però non ha tardato a farsi apprezzare nuovamente dai tifosi del Feyenoord, infatti nel match giocato al De Kuip contro il Groningen a RVP sono bastati 50 secondi dall’ingresso in campo per trovare la rete. Il gol è spettacolare: dopo uno scambio nello stretto con il difensore St. Juste, Robin salta un difensore e piazza il pallone sul secondo palo con un colpo di sinistro a giro, marchio di fabbrica dell’Olandese – non a caso – top-scorer di sempre con la maglia Oranje.

Non smetteremo di esplorare. E alla fine di tutto il nostro andare ritorneremo al punto di partenza per conoscerlo per la prima volta.
– T.S. Eliot

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Arnaldo Figoni

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