La strana carriera di Emerson Palmieri

Emerson Palmieri e una carriera breve ma strana: infortuni, speranze, titolarità, sogni e dolori targati vissuti nel nostro Bel Paese

Di per sé lo sport sostiene nella costruzione della sua mitologia una fortissima componente di imprevedibilità, che anche nel mondo del calcio può apparire decisamente sviluppata e costante. Il pallone propone sovente storie assolutamente singolari o quantomeno dettate da veloci ascese oltre che da altrettanto celeri cadute. Non sappiamo come la storia di Emerson Palmieri dos Santos, terzino brasiliano naturalizzato italiano, potrà proseguire o terminare. Per adesso, però, il racconto calcistico di questo ragazzo ha tratteggiato linee guida piuttosto particolari, che lo hanno portato dall’Inferno al Paradiso prima di percorrere – solo momentaneamente, si spera – il percorso inverso.

Recentemente ceduto dalla Roma per 20 milioni al Chelsea, Emerson Palmieri incarna perfettamente il concetto di caos nella carriera di un calciatore: quest’ultima può essere luminosa, oscura o mediocre. Nel caso del terzino sinistro si può parlare di un’avventura caratterizzata da tutti gli status appena citati. Perché il calcio, come detto, se vuole può essere incredibilmente casuale, nella gioia e nei dolori.

Sabatini, you did it again

Originario del comune di Santos, Emerson Palmieri muove i primi passi proprio nell’omonima nota squadra brasiliana. Parliamo di un esterno mancino molto capace ad attaccare, ma con evidenti limiti difensivi. Emerson Palmieri è abbastanza brasiliano nella fase offensiva, ma fin troppo carioca quando si tratta di arginare gli attacchi altrui; anche per questo nel Santos non trova una discreta continuità, collezionando solo 18 presenze in campionato in 3 anni (in totale, tra tutte le competizione, 33 presenze e 3 reti). Nonostante le poche certezze offerte nei primi anni da professionista, il brasiliano si guadagna la stima di molti club esteri in sede di mercato. Così, un po’ a sorpresa, Emerson Palmieri si ritrova a giocare proprio in Italia: il Palermo lo prende in prestito con diritto di riscatto nel 2014. Per i rosanero la stagione post-promozione si svolgerà in assoluta tranquillità: grazie alle giocate di Vazquez e Dybala e qualche rete del giovane Belotti il club siciliano si guadagna una salvezza anticipata, arrivando anche a sognare l’Europa. In un clima gioviale però Emerson risulta essere una sorta di pecora nera: per lui le presenze totali saranno 9, senza uno straccio di gol. A dispetto di ciò, il Palermo avrebbe voluto comunque ricattare il terzino: d’altronde si parlava pur sempre di un giocatore molto giovane e con potenziali buone prospettive. Il Santos cambia però le carte in tavola e aumenta l’esborso monetario per assicurarsi il calciatore. A quel punto Zamparini lascia perdere con l’intenzione di rispedire il ragazzo al mittente, spiegando anche come «Emerson non mi è mai piaciuto, non avevamo fiducia in lui, gli manca personalità».

La svolta per la sua carriera, destinata a proseguire in Italia, arriva da uno degli operatori di mercato più famosi del Bel Palese: Walter Sabatini, uno che con i giovani ha dimostrato ampiamente di saper lavorare, trova in Emerson Palmieri un improvviso amore calcistico e decide di portarlo a Roma, sponda giallorossa. «Emerson è l’esempio perfetto per spiegare come a volte la fortuna cambia radicalmente le sorti di un calciatore o di una squadra. Io l’avevo visto giocare mezza volta nel Palermo, mi è piaciuto nel modo di muoversi e, avendolo offerto il suo agente a condizioni molto buone, ho deciso di prenderlo. Ha fatto i primi mesi a Palermo in cui veniva denigrato da tutti, oggi è fondamentale nella testa di Spalletti», spiegò proprio Sabatini in un’intervista nel momento migliore della carriera del terzino. In effetti l’acquisto del ragazzo da parte della Roma aveva fatto storcere il naso a molti: nella prima stagione Emerson Palmieri è quasi un oggetto misterioso. Praticamente ignorato da Garcia, trova più spazio da subentrato con Spalletti e mette a segno anche il suo primo gol italiano nell’ultima partita di campionato contro il Milan. In verità anche la stagione successiva non inizia nel migliore dei modi: nella gara d’andata del playoff di Champions League causa il rigore che farà pareggiare il Porto, mentre in quella di ritorno si fa espellere dall’arbitro, lasciando la Roma in 9 uomini e compromettendo totalmente l’accesso dei suoi nella competizione.

Il tecnico della Roma – attualmente all’Inter – dimostra però di vedere oltre gli errori nelle due gare e, man mano che il tempo passa, lancia sempre di più il suo terzino come titolare. Complice anche l’infortunio di Mario Rui, Emerson Palmieri si guadagna la titolarità e le sue prestazioni aumentano di profilo: sa attaccare, certo, ma ora ha imparato anche a difendere nel campionato più tattico e difensivo del mondo. In stagione segnerà il suo primo gol in una competizione europea (in Europa League contro il Villarreal) e si guadagnerà sia il riscatto della Roma – diventando per intero un giocatore giallorosso – che la prima convocazione con la Nazionale italiana, dopo la naturalizzazione. Sabatini e Spalletti avevano vinto la loro scommessa, lo stesso calciatore aveva dunque dimostrato di poter ambire a palcoscenici importanti. Purtroppo, come spesso capita, il destino assume toni beffardi anche nei confronti dei più audaci.

Emerson Palmieri
Emerson Palmieri in azione con la maglia della Roma – FOTO: account Twitter ufficiale Emerson Palmieri

Ripartire dall’Inghilterra

Ultimo weekend di campionato: la Roma deve vincere in casa contro il Genoa per difendere il secondo posto – e quindi l’approdo diretto in Champions – dall’assalto del Napoli. Emerson Palmieri è ovviamente titolare, non sta più nella pelle: il giorno prima aveva saputo di essere stato convocato per degli impegni ufficiali con la Nazionale azzurra, realizzando dunque un sogno. La partita si dimostra più difficoltosa del previsto: la Roma la spunterà solo nel recupero e l’addio al calcio di Totti assumerà un tono maggiormente epico. Ancora una volta, però, Emerson Palmieri rappresenta la nota stonata (anche se non per colpe proprie): il ragazzo, durante un contrasto di gioco, si fa male ed è costretto a uscire. La diagnosi è terribile: rottura del legamento crociato anteriore sinistro e un lunghissimo stop a interrompere ogni sogno di gloria. Da apprezzare come, per rispetto del suo capitano, Palmieri presenzierà al post-partita in onore di Totti, nonostante borsa del ghiaccio e stampelle.

Per Emerson Palmieri inizia dunque il lungo calvario previsto per tutti gli infortuni di questa tipologia. Nel frattempo alla Roma molte cose sono cambiate: Sabatini e Spalletti non ci sono più, sono arrivati Monchi e Di Francesco che per ovviare alla sua assenza hanno preso dal Manchester City il serbo Kolarov. L’ex Lazio si dimostra sin da subito un terzino affidabilissimo sia in fase di spinta che in zona di retroguardia. Palmieri non può che stare a guardare, in attesa di capire le intenzioni del suo nuovo tecnico. Finalmente, dopo svariati mesi di stop, torna in campo per pochi minuti durante Roma-Spal del mese di dicembre. L’italo-brasiliano ha però capito che nel club capitolino non c’è più spazio per lui, almeno non da titolare. Così, nel mercato di riparazione, Emerson Palmieri consente alla Roma di fare un’ottima plusvalenza con il suo cartellino andando a raggiungere Antonio Conte in Premier League. In pochissimi anni di carriera il terzino mancino ha attraversato tutti i momenti della vita di un calciatore: speranza, gloria, dolore, ansia, incertezza per il futuro e volontà di riscatto. L’avventura al Chelsea dirà molto del futuro – ma soprattutto del presente – di Emerson Palmieri, il terzino dalla strana carriera e dai sogni infranti che cerca, oltre i confini italici, una nuova opportunità di rilancio.

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