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MI AMI ORA: live report della serata del 16 febbraio

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Daniele Mancini

MI AMI ORA

Analizzare il MI AMI dal punto di vista esclusivamente musicale sarebbe limitativo: quello che infatti esce ancora una volta da questa rassegna è la fame di nuova musica e di aggregazione che sta contagiando (non solo) le nuove generazioni in Italia, che hanno risposto – in termini di affluenza – più che positivamente alla prima delle due date in programma.

La considerazione cardine è che i live di questa serata (in ordine: Gigante, Andrea Poggio, Verano, Wrongonyou e Paolo Baldini coadiuvato dai Mellow Mood) erano, tra preview e release, quasi esclusivamente incentrate su produzioni nuove o addirittura inedite. In un panorama musicale sempre più indirizzato all’usa e getta è quindi interessante vedere l’aggregazione suscitata sì dagli artisti ma anche dal “movimento” in sé, che evidentemente finisce per intrecciare un leitmotiv che incarna un immaginario collettivo condiviso, in senso sempre meno “underground un po’ in tutta la penisola.

Santeria Social Club

Il primo appuntamento del MI AMI è andato in scena al Santeria Social Club partendo già dal pomeriggio con due incontri, Il fascino eterno della lingua italiana ed Exploring Dubfiles.

Il primo dei due ha visto protagonisti Wrongonyou e Andrea Poggio. Quest’ultimo in particolare ha lasciato non pochi spunti entrando nel merito del crescente interesse verso la musica italiana, che ha riportato diversi artisti nostrani, per l’appunto, a cantare nella propria lingua.

Poggio, ex Green Like July, è uno di questi, ma ci tiene a sottolineare come la sua sia stata una scelta determinata esclusivamente dalla voglia di attingere a tutte le sfumature che soltanto la lingua madre può donare. Senza tralasciare, a margine, qualche frecciatina a band spiccatamente pop citando Canova e The Giornalisti su tutti.

Dall’altra parte Marco Zitelli, ai più Wrongonyou, seppur condividendo il discorso di Poggio difende la propria scelta motivando come la lingua inglese lo lasci più a suo agio nell’esprimersi. Discorso confermato anche a dispetto della crescente attenzione verso la scena italiana, testimoniata al massimo dall’esempio dei Phoenix. La band francese uscita da poco con il disco Ti Amo – il nome dell’album già la dice lunga – ha scelto di far aprire i suoi concerti parigini agli italiani Giorgio Poi, Pop X e Coma_Cose (questi ultimi prenderanno parte alla data del 24 febbraio sempre in ambito del MI AMI ORA).

Il successivo incontro è un interessante viaggio all’interno della cultura reggae e delle esperienze collezionate da Paolo Baldini. In particolare la chiacchierata è stata incentrata sulle esperienze da lui raccolte nel 2015 durante il viaggio a Kingston, culminato con il suo secondo album solista At Song Embassy Papine Kingston 6, registrato nei quartieri più popolari della Jamaica colmi di storia, ma soprattutto di storie; e di musica, ovvio. «Ogni artista locale ha una hit, almeno una. La differenza tra gli artisti affermati e quelli rimasti in quegli ambiti è alle volte davvero poca» così ha spiegato l’idea di esplorare la culla del raggae e di jammare con gli artisti del posto.

Gigante

I live cominciano con Gigante e con quella che è stata, a tutti gli effetti, la data zero del suo tour in partenza a marzo. Gigante, nonostante l’età, è tutto fuorché alle prime armi, infatti con i Moustache Prawn ha già accumulato una certa esperienza suonando diverse volte fuori dall’Italia e dividendo il palco con band del calibro degli Skunk Anansie.

Ronny Gigante ha il compito di scaldare il pubblico per primo e ci riesce grazie a una tracklist di livello e alla puntuale resa live della stessa, complice una sezione ritmica trainante.

La particolarità del suono di Gigante – che rimanda decisamente più alla new wave e al post-punk, rispetto alle connotazioni che oggi vengono attribuite alla musica indie (o itpop) in senso lato – è quella di non utilizzare chitarre, bensì un ukulele; scordatevi però le atmosfere alla Into The Wild, qui l’ukulele ha una funzione di tappeto continuo e assillante che contribuisce a una dinamicità volta a far risaltare i synth, veri protagonisti del sound di Gigante. L’esecuzione di Guerra resta uno dei momenti migliori del Festival.

Andrea Poggio

A seguire si cambia totalmente registro: a salire sul palco del Santeria è l’eccentrico Andrea Poggio che in modo del tutto personale dimostra, oltre che una competenza musicale di spessore, anche una sorta di presenza scenica, completamente agli antipodi di come la si può generalmente pensare ma di un certo impatto.

La band, interamente giapponese, esegue i brani di Controluce, album uscito lo scorso anno e passato troppo in sordina a fronte della sua qualità. Il live scorre via tra coreografie minimaliste che non potevano non strappare un sorriso (chissà se voluto, speriamo di sì), parti di violino, vibrafono, e la cover in giapponese (!) di un pezzo storico della nostra cultura musicale come Funiculì Funiculà.

Andrea Poggio è un artista estroso che vive nella sua nicchia musicale, un po’ a torto e un po’ a ragione, ma di sicuro sguazzandoci in assoluta libertà artistica come solo in questo contesto potrebbe fare.

Verano

Dal giorno alla notte: scende dal palco Andrea Poggio e sale Verano, cantautrice dalle spiccate influenze rock, a tratti anche hard rock, specialmente live. Il clima come è facile immaginare cambia drasticamente, tra riff saturi e distorsioni cariche.

La cosa che più sorprende è proprio la differenza tra le incisioni in studio dell’ep, datato 2016, rispetto alla resa live. Quindi se sia drasticamente cambiato qualcosa nel sound di Verano, o se semplicemente il palco del MI AMI abbia scatenato impulsi spiccatamente da rocker alla cantautrice dai capelli rossi, non ci è dato saperlo; ma non dovremmo aspettare troppo per scoprirlo dato che la stessa Verano, durante il live, ha annunciato che la sua prossima uscita, targata 42 Records, vedrà la luce in primavera.

Wrongonyou

Un passato da metallaro in varie cover band, poi il più volte citato amore per John Frusciante, e infine la completa conversione al folk indie, intimo e capace di momenti di assoluta intensità.

L’esibizione di Wrongonyou è indiscutibilmente l’apice della serata; uno degli artisti più talentuosi del panorama italiano, e perché no, una delle voci più spendibili anche in logiche estere. La resa live dell’ep The Mountain Man è ineccepibile, impreziosita dall’estro della lead guitar e dal caldo fingerpicking di Wrongonyou; sempre tenendo al centro dell’esibizione la peculiarità principale del progetto, l’emozionalità.

L’esecuzione di Prove It e The Lake valgono, parafrasando una massima sportiva, il prezzo del biglietto. Zitelli tra un pezzo e l’altro ci regala anche qualche anteprima del suo primo album in uscita a marzo per Carosello Record, Rebirth; e se tanto ci da tanto aspettiamoci un disco superlativo.

Paolo Baldini Dubfiles

«La cosa interessante di Dubfiles live è la scelta radicale di non salire sul palco… Una delle prime richieste è stata, io vengo e suono soltanto se posso portare la mia roba e metterla a terra [sotto il palco, N.d.R.]».

Nel lungo pomeriggio del MI AMI ORA così Carlo Pastore, direttore artistico dell’evento, aveva introdotto Baldini. Già questo delinea i contorni del personaggio ancor prima dell’artista, che a margine della serata ha fatto ballare fino a notte fonda il pubblico del Santeria, con Jules & Jacob I dei Mellow Mood, e con un inatteso ritorno sul palco di Wrongonyou.

Bene la musica, bene la nuova scena italiana, ma bene su tutto questo sentore di ritrovata voglia di condivisione, di cui eventi come questo sono promotori e catalizzatori, e di conseguenza protagonisti assoluti.

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Daniele Mancini

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