Renault, Citroen, Audi, Jaguar. Nei prossimi anni Nissan, Mitsubishi, BMW, Mercedes e Porsche. Cosa accomuna queste case automobilistiche che, con le dovute differenze, si contendono il mercato delle vendite di automobili a privati e aziende? La Formula E, o meglio FIA Formula E Championship, la classe di competizioni dedicata alle vetture con propulsione esclusivamente elettrica.
L’attenzione per il campionato ideato dalla FIA, che ha visto la sua prima edizione partire nel 2014, è la naturale evoluzione dell’interesse nei confronti della motorizzazione a emissioni zero, ormai trend degli ultimi anni.
Il format non è dissimile dalle più note competizioni a quattro ruote, ma con qualche differenza non da poco. Innanzitutto lo svolgimento delle qualifiche, appassionanti dall’inizio alla fine: i piloti sono suddivisi in gruppi. Ogni gruppo di piloti ha sei minuti per far registrare il proprio tempo migliore; i 5 piloti più veloci partecipano a una sessione finale che, oltre ad assegnare la pole position al pilota che effettua il tempo migliore, gli assegna tre punti validi per la classifica iridata. Altro aspetto da sottolineare è la necessità di un pit-stop obbligatorio durante la gara, necessario per cambiare auto dotata di batteria carica (una sola carica renderebbe le gare fin troppo corte). Aspetto sicuramente più innovativo, e allo stesso tempo chiacchierato, è il fanboost, strumento attraverso il quale i tifosi, tramite apposite votazione, possono garantire ai piloti più votati un surplus di 100 kiloJoule, utilizzabile nella seconda metà della gara. Metodo certamente poco ortodosso, ma estremamente efficace per aumentare l’ingaggio col pubblico che segue la competizione. Da non sottovalutare, infine, il fatto che tutte le auto hanno i medesimi componenti, forniti da costruttori uguali per tutti. Questa peculiarità è non certamente nuova: viene adottata già in Formula 2 (l’ex GP2 series), la serie cadetta e che nell’intento degli organizzatori dovrebbe essere propedeutica alla Formula 1. Ciò comporta che le doti del pilota vengano particolarmente valorizzate e che i costi per le scuderie restino notevolmente bassi, rispetto ad altre categorie in cui è possibile sviluppare i vari componenti delle monoposto.
La discussione principale di appassionati e addetti ai lavori gira intorno alle possibilità della Formula E di ritagliarsi uno spazio e negli anni superare in appeal e giro economico le categorie maggiori, spodestando la Regina delle competizioni automobilistiche: la Formula 1, che, ovviamente, primeggia per seguito, investimenti, blasone e, naturalmente, introiti pubblicitari.
Innanzitutto, pur non amata dai puristi per l’assenza del classico rombo dei motori, anzi quasi beffeggiata per il rumore più simile a un ronzio che a un motore di un’auto, la Formula E si sta ritagliando, comunque una nicchia importante di pubblico, anche grazie alla programmazione sulle reti Mediaset dell’intero Campionato 2018/2019.
Gli E-prix non hanno (almeno per ora) nemmeno il rumore mediatico scaturito dagli aspetti che han reso grande proprio la Formula 1: dagli sponsor, ovviamente attratti dallo sport con più seguito di pubblico, fino ai circuiti, per lo più cittadini e senza grandissimi nomi di blasone. Il Canada, che ospita uno dei Gran Premi più attesi, ha prima confermato e poi annullato il suo impegno nell’ospitare l’E-prix di Montreal che avrebbe dovuto disputarsi a fine stagione. Il gruppo di piloti, infine, è formato per lo più da driver semisconosciuti al grande pubblico o con un passato non propriamente esaltante in Formula 1: Lucas Di Grassi, Sèbastian Buemi, Nicolas Prost, Nelson Piquet Jr, Jean Eric Vergne e l’italiano Luca Filippi sono solo alcuni dei venti piloti facenti parte del circus. E le grandi scuderie di Formula 1? Non eccessivamente possibilista, se non in chiave futura, Sergio Marchionne, Presidente e Amministratore Delegato Ferrari, circa lo sbarco del cavallino rampante nel campionato di Formula E: «Non ci sarà una Ferrari elettrica prima del 2022…Noi in Formula E? Mi pare che al momento ci sia interesse scarso».
Dall’altro lato, però, non possiamo non notare la presenza in calendario di circuiti in città suggestive quali Roma, Parigi, New York, Hong Kong. Proprio la capitale italiana è stata protagonista del recente e-prix di Roma sul Circuito Cittadino dell’EUR, vinto dall’inglese Sam Bird su DS Virgin, svoltosi nella giornata del 14 aprile. Il pubblico romano ha risposto positivamente, regalando un’ottima cornice di pubblico e un sold out di biglietti per assistere all’evento: dato sicuramente interessante visto l’accordo stipulato proprio nei giorni della gara, che ha visto confermare l’appuntamento sul circuito capitolino per altri cinque anni, così come annunciato dal CEO di Formula E, Alejandro Agag. L’arrivo di sponsor importanti e con una ricca dote in termini economici è un altro aspetto fondamentale in termini di appetibilità. A questo proposito, è notizia recente, infatti, l’accordo milionario stipulato dalla FIA con la ABB, multinazionale svizzera del settore dell’ingegneria elettrica e robotica, che ha deciso di legare il suo nome a quello della Formula E fino al 2025.
Dando poi uno sguardo proprio alla Formula 1, notiamo che essa stessa è come la conosciamo e apprezziamo oggi grazie a innovazioni costanti. Anzi, proprio la Formula 1 negli ultimi sessant’anni è stata una vera fabbrica di idee e soluzioni che hanno migliorato poi la vita di tutti e non solo in ambito automobilistico. Sono nati in Formula 1 il cambio sequenziale, oggi disponibile su quasi tutte le auto, o il KERS (Kinetic Energy Recovery System), utilizzato nelle vetture ibride per il recupero dell’energia elettrica. È grazie alla necessità di spingere il limite delle monoposto sempre un po’ più in alto che è stata sviluppata la fibra di carbonio, usata oggi per le racchette da tennis o per gli sci, ma anche delle innovative sedie a rotelle monoscocca, che garantiscono leggerezza e resistenza senza eguali.
Auspicarsi il miglioramento e la crescita di tale competizione è, dunque, necessario per riuscire a ottenere delle innovazioni nell’intero settore automotive per quanto concerne la motorizzazione elettrica. Nell’immediato pensiamo a soluzioni per aumentare la capacità delle attuali batterie, troppo pesanti e ingombranti, ma in futuro chissà. Auspicarsi un graduale appaiamento e, magari, fusione tra le due competizioni trascende la competizione sportiva e sfocia nell’ottenimento di un laboratorio di ricerca tecnologico utile a migliorare l’intero settore automobilistico. Con buona pace di chi non può fare a meno del rombo dei motori.
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