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Friburgo, una squadra a misura d’uomo

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Gianmarco Cenci

Se si vanno a vedere i dati di riempimento degli stadi fra i primi cinque campionati d’Europa, oltre a deprimersi per le impietose percentuali del campionato italiano, possiamo notare come fra le primissime posizioni ritroviamo con costanza lo Sport-Club Freiburg. Con una percentuale di riempimento del 99,83%, il Friburgo è secondo solo al Bayern Monaco in patria (con l’impressionante 100%), facendo meglio persino del Borussia Dortmund e dello Schalke 04, mentre in Europa ha una percentuale migliore di Juventus, Paris Saint-Germain e Leganés – le capolista dei rispettivi campionati in questa speciale classifica – risultando lievemente dietro solamente all’altrettanto sorprendente Swansea (99,97%).

I ragazzi del Friburgo esultano dopo un gol all’Hoffenheim. Fonte: account Twitter ufficiale SC Freiburg

La società del sud-ovest tedesco è davvero un piccolo gioiello e rispecchia perfettamente la città che rappresenta. Situata nelle immediate vicinanze della Foresta Nera (Schwarzwald, in tedesco), a pochissimi chilometri da Francia e Svizzera, Friburgo in Brisgovia è una città a misura d’uomo, in cui l’efficienza tipicamente tedesca è accompagnata da temperature insolitamente miti. È la zona climaticamente più calda della Germania e la prossimità con la Francia si nota anche grazie alle coltivazioni di vite, che rendono l’area una delle più interessanti regioni vinicole tedesche. I cittadini locali sono calorosi e questa passione risuona in tutta la sua potenza allo Schwarzwald-Stadion, dove lo Sport-Club gioca le sue partite casalinghe.

Con loro maglietta talvolta biancorossa, talvolta rossonera, il Friburgo non è una squadra storicamente abituata ai grandi palcoscenici nazionali e, tanto meno, internazionali, ma questo non ha impedito ai suoi tifosi di togliersi delle belle soddisfazioni. Fondato nel 1904, raggiunge la prima volta la massima serie nel 1993. Questo storico successo fu difeso con i denti l’anno successivo, con un buon 15° posto, e superato nel 1995, con il raggiungimento miracoloso della 3a posizione, a soli 3 punti dal Borussia Dortmund campione. Dalla stagione 1993-1994 a oggi, il Friburgo è retrocesso quattro volte, riottenendo quasi sempre la promozione immediata, e ha partecipato alle coppe europee in quattro occasioni (due volte coppa UEFA e due volte Europa League).

I segreti dello Sport-Club sono essenzialmente due: stabilità e attenzione ai giovani, parole d’ordine della filosofia societaria. Per comprendere il primo punto, basti sapere che, negli ultimi venticinque anni (da quando, cioè, è arrivato in Bundesliga per la prima volta), il Friburgo ha avuto solo tre allenatori: Volker Finke, responsabile della prima storica promozione, fino al 2009, Robin Dutt fino al 2011, e Christian Streich, l’attuale mister della squadra del Baden-Württenberg. Quest’ultimo è stato spesso incensato dai suoi colleghi: la stagione scorsa, Ottmar Hitzfeld, ex allenatore due vincitore della Champions di Borussia Dortmund e Bayern Monaco, non ha esitato a definirlo l’allenatore dell’anno, e lo stesso Carlo Ancelotti ha avuto per lui parole al miele. Non è un caso che a Streich sia stato conferito il premio come miglior allenatore della stagione 2016/17, in cui portò un Friburgo neopromosso al 7° posto, valido per i preliminari di Europa League, da cui uscì, con una squadra semirivoluzionata, in seguito al doppio scontro con gli sloveni del Domžale.

Christian Streich, allenatore del Friburgo. Fonte: account Twitter ufficiale SC Freiburg

La scelta di avere un allenatore come Streich è perfetta per quello che è il secondo punto di forza del Friburgo, ossia l’attenzione ai giovani, che si manifesta con l’acquisto di alcuni fra i giovani più interessanti – in estate si era anche parlato di Cengiz Ünder, poi finito alla Roma –  e con una cura attenta del settore giovanile, la cui scuola calcio è il fiore all’occhiello. La squadra ha in rosa molti prospetti interessanti che, sotto la sua guida tecnica, stanno ben figurando in campionato: Alexander Schwolow, giovane portiere, è nel giro della Nazionale U-21; Çağlar Söyüncü, difensore, si sta mettendo in mostra per la sua tecnica e in estate è stato accostato addirittura al Manchester City; per non dimenticare gli acerbi ma interessanti Philip Lienhart, arrivato dalla squadra B del Real Madrid, e Bartosz Kapustka, che aveva fatto una buona impressione a Euro 2016 (in prestito dal Leicester). Accanto a loro, una serie di calciatori meno giovani, ma non meno determinati, che garantiscono a Streich l’esperienza che serve per sopravvivere in un campionato duro come quello tedesco. Fra questi, ricordiamo l’idolo della curva Nils Petersen, a cui i tifosi hanno conferito l’onorifico titolo di Fußballgott, “dio del calcio”, e che detiene un record particolare: è il calciatore ad aver segnato più gol da subentrato nella storia della Bundesliga.

Due tifose mostrano la sciarpa dedicata a Nils Petersen. Fonte: account Twitter ufficiale SC Freiburg

Una società così strutturata, tuttavia, ogni anno deve subire una piccola rivoluzione: in estate sono partiti Maximilian Philipp, direzione Dortmund, per la cifra record di 20 milioni, e l’italotedesco Vincenzo Grifo al Mönchengladbach, fra i migliori della scorsa stagione. È la stessa sorte che in passato era toccata a Matthias Ginter, campione del mondo ai mondiali del 2014, Daniel Caligiuri e Francis Coquelin, arrivato in prestito dall’Arsenal. Ogni anno, dunque, lo Sport-Club attraversa un periodo di difficoltà a inizio stagione, per poi, una volta trovati i nuovi equilibri, risalire man mano nel girone di ritorno: come l’anno scorso, in cui i ragazzi di Streich agguantarono il 7° posto, anche in questa stagione stanno pian piano risalendo la classifica, come testimoniano la vittoria per 2-0 contro il RB Lipsia e il pareggio per 2-2 in casa del Borussia Dortmund, dopo che per lunghi tratti erano stati in vantaggio.

Ed è per questo che in città tutti amano lo Sport-Club: è una squadra a misura d’uomo, come la città in cui abitano. Ma, come ogni buon friburghese sa, non si è mai troppo piccoli quando si è uniti nel calore di un’unica, grande passione.

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Gianmarco Cenci

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