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Back Home EP3: Eusebio Di Francesco

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Arnaldo Figoni

Le puntate precedenti:
1. Diego Costa
2. Robin Van Persie


Ben ritrovati con un nuovo appuntamento di Back Home, rubrica sportiva di theWise Magazine ormai giunta al terzo episodio. Nella seconda puntata abbiamo parlato di Robin Van Persie, tornato al Feyenoord dopo aver lasciato Rotterdam nel lontano 2003 diretto verso Londra, facendosi conoscere da tutti gli appassionati e addetti ai lavori per la sua grande tecnica, oltre a una capacità realizzativa che lo ha portato a essere il top scorer in assoluto della nazionale olandese. In questa puntata, oltre a lasciare i Paesi Bassi, torneremo nel Bel Paese “cambiando ruolo”: dopo aver raccontato a lungo di predoni dell’area di rigore, andremo a raccontare la storia di Eusebio Di Francesco, di ruolo centrocampista. L’attuale tecnico della Roma, prima di intraprendere la carriera da allenatore, è stato un interprete della mediana che ha giocato a lungo nelle squadre di provincia, per poi arrivare nella capitale per approdare proprio alla squadra di Franco Sensi nel 1997. Sicuramente quella di Roma è stata la parentesi più importante della carriera di Di Francesco: sebbene nell’anno dello scudetto 2000/01 fosse comunque ai margini della squadra – appena sei presenze tra campionato e coppe – fece parte della rosa che vinse lo scudetto, al momento l’ultimo tricolore vinto in Serie A dalla Roma.

Sicuramente, per Eusebio Di Francesco, il 17 Giugno 2001 è comunque una giornata indimenticabile. Roma – Parma 3-1 è stata la partita che ha garantito il terzo scudetto della storia ai Giallorossi. Foto: Getty.

Dalla provincia…

Pescarese di nascita, Eusebio Luca di Francesco in tenera età preferiva il ciclismo al calcio. Figlio di Arnaldo, grande appassionato di calcio, Eusebio deve il suo nome a un omonimo: per intenderci quello che vestiva la maglia del Portogallo e che veniva soprannominato la Pantera Nera. In un’intervista del 2015, rilasciata a Repubblica, racconta come fino a nove anni la sua passione fosse per l’appunto la bicicletta, ma che alla fin fine fosse il pallone a divertirlo di più. Prima di intraprendere la carriera di calciatore alternava scuola e lavoro, aiutando come cameriere nell’albergo di famiglia a Sambuceto, città di cui peraltro Di Francesco è originario. Questa routine andò avanti fino ai quindici anni, quando Eusebio entrò nelle giovanili dell’Empoli nel 1985. Due anni dopo arrivò a esordire in prima squadra, marcando la sua prima presenza in A nel 1988, a diciotto anni. Prima di poter tornare nel campionato maggiore passeranno diversi anni e una serie di stagioni di gavetta. Pur essendo giovane, Di Francesco diventa una pedina fissa nei ranghi empolesi, racimolando un centinaio di presenze in tre anni dal suo esordio assoluto. C’è tanta Toscana nella carriera di Di Francesco, in quanto dopo aver giocato a lungo con la maglia dell’Empoli Eusebio passa alla Lucchese, una squadra che in quegli anni lottava nei piani alti della classifica di Serie B. Utilizzato a lungo durante le stagioni racimola, anche a Lucca, un numero importantissimo di presenze, condito anche da ben sette gol nel suo ultimo anno con la maglia rossonera dei toscani. Nell’estate del 1995 il ritorno in Serie A: arriva la chiamata del Piacenza di Luigi Cagni. Anche in Emilia racimola un grande numero di presenze, continuando il trend che l’aveva caratterizzato negli anni precedenti, da vero instancabile interprete del centrocampo. Fino alla chiamata della Roma, in quel di Piacenza, Di Francesco riuscì a fare esperienza nel campionato maggiore, in una squadra che comunque navigava tra la metà della classifica e la zona retrocessione.

Un giovane Eusebio Di Francesco al Piacenza nella stagione 1996/97. Foto: Getty Images

… alla capitale

Nel giugno del 1997, in una sessione di calciomercato estiva scoppiettante che aveva portato Cafu in giallorosso, assieme al terzino campione del mondo a USA 1994 arriva anche Eusebio Di Francesco, che a Piacenza era già seguito dalla nazionale italiana. In realtà aveva raggiunto la convocazione da parte del CT Cesare Maldini per un torneo amichevole, un anno prima di Francia ’98, a cui Eusebio decise di rinunciare in quanto coincideva con lo scontro salvezza che il suo Piacenza doveva giocare. La Roma, in seguito a un campionato fallimentare chiuso al dodicesimo posto, decise di intraprendere una campagna acquisti importante: oltre agli acquisti citati in precedenza, sulla panchina dei giallorossi arriva Zdenek Zeman. Un tecnico votato al calcio offensivo, che ha saputo fare del calcio di provincia il suo regno: l’esempio più palese è il Foggia, neo-promosso in Serie B, che in pochi anni ha sfiorato la Coppa UEFA. Sebbene arrivasse dagli acerrimi rivali della Lazio, Zeman piaceva moltissimo come profilo: un marchio di fabbrica del tecnico boemo infatti è stato, da sempre, quello di valorizzare i giovani all’interno del suo modulo. Il tecnico della Roma otterrà comunque dei buoni risultati che porteranno la Roma a giocare la Coppa UEFA nell’anno successivo, oltre a lanciare le basi per quella che sarà la squadra del 2000/01, anno in cui i giallorossi hanno vinto il terzo scudetto. Del gruppo allenato da Zeman già facevano parte Totti e Aldair, oltre a Zago, Del Vecchio e il già sopracitato Cafu. Di Francesco nel primo anno di Capello sulla panchina della Roma troverà comunque una certa continuità, come spesso è accaduto durante le sue esperienze in giro per la provincia italiana: in quello che poi è stato il suo ultimo anno in giallorosso però, per via di una squadra rinforzata e di una forte concorrenza a centrocampo, farà cinque presenze. Nell’estate del 2001 infatti Eusebio ritorna a quel Piacenza che l’ha lanciato ufficialmente in Serie A sei anni prima, e ci rimarrà fino al 2003, per poi andare a chiudere la carriera sempre in provincia: prima ad Ancona e successivamente Perugia. Nel 2005 effettivamente fece un primo ritorno a Roma: infatti nello staff della prima Roma di Spalletti Di Francesco era stato appuntato come Team Manager, ruolo che però – a detta dello stesso Eusebio – non gli piaceva, non sentendolo suo. Dopo una brevissima esperienza – circa tre mesi – come direttore sportivo nel 2007, Di Francesco inizia così il suo percorso da allenatore a Lanciano, dove allenerà la prima squadra per una stagione, prima di approdare a Pescara, la squadra per cui ha sempre tifato, come tecnico delle giovanili.

Eusebio Di Francesco in azione con la maglia della Roma nella stagione 1998/99. Foto: Getty Images.

Tutte le strade portano a(lla) Roma

Come spesso capita a molti allenatori, ci si fa le ossa partendo dalle giovanili per poi trovarsi catapultati in prima squadra, magari a gestire una situazione difficile e disperata come una squadra che lotta per salvarsi a metà campionato. Per Eusebio la grande occasione è arrivata subito: nell’estate del 2011 arriva la chiamata del Lecce, squadra che comunque è una piazza caldissima e che ha avuto nel corso degli anni dei giocatori importanti. In quella squadra infatti ci sono stati calciatori di livello come l’attuale juventino Juan Cuadrado, il campione del mondo 2006 Massimo Oddo, e anche Julio Sergio, portiere in prestito dalla Roma. Il campionato però non è entusiasmante come si pensa, anzi. Eusebio sarà esonerato alla dodicesima giornata di Serie A dopo aver perso la sua ultima partita in giallorosso – di Lecce – contro la Roma all’Olimpico. Chiusa la parentesi salentina di Di Francesco inizia un’altra avventura, questa volta in neroverde: nell’estate 2012 Eusebio Di Francesco è il nuovo allenatore del Sassuolo. La storia del tecnico pescarese in Emilia è fantastica: al primo anno in panchina porta i neroverdi per la prima volta in Serie A nella loro storia. Nei cinque anni trascorsi a Sassuolo, oltre a essere rimasto nel massimo campionato nazionale, i neroverdi hanno conquistato prima la qualificazione ai preliminari, per poi partecipare all’Europa League nella stagione 2016/17. Inoltre, dichiaratamente discepolo di Zeman, nella sua esperienza in Emilia ha avuto modo di costruire una squadra comunque ampiamente competitiva, creando un modello di sviluppo basato sui giovani dei vivai nazionali. Tra questi infatti, sicuramente il giocatore simbolo in assoluto è stato Domenico Berardi, attaccante cresciuto proprio in neroverde.

Eusebio Di Francesco, allenatore del Sassuolo fino a giugno 2017. Foto: Pier Marco Tacca/Getty Images.

La storie di Di Francesco e della Roma si intrecciano nuovamente quando va a concretizzarsi un cambiamento che era già nell’aria da diverso tempo. Dopo la parentesi romanista di Rudi Garcia, sulla panchina giallorossa si era seduto Luciano Spalletti, proposto dal direttore sportivo Walter Sabatini: con l’arrivo di Monchi, attuale DS della Roma, si pensava subito a un nuovo allenatore. Anche perché l’ex-direttore sportivo era una sorta di “sponsor” di Spalletti e quindi, con l’arrivo di Sabatini all’Inter, da subito si pensava a un possibile approdo del tecnico di Certaldo proprio a Milano. I nomi accostati alla Roma sono stati diversi, ma alla fine il profilo indicato come vincente è stato proprio quello di Di Francesco. Nell’estate di calciomercato ha dovuto sopperire alle cessioni di giocatori importanti come Antonio Rudiger, Leandro Paredes e soprattutto Mohamed Salah, autentico beniamino dei tifosi nelle stagioni scorse. Inizialmente sono state diverse le perplessità riguardo la figura dell’attuale allenatore, una matricola per quanto riguarda “big” del campionato. Dubbi che sono stati spazzati man mano durante le partite di questa stagione, che vede nuovamente la Roma tra le prime otto squadre d’Europa dopo il 2008. È stata proprio la stagione attuale in Champions – non ancora finita peraltro – il fiore all’occhiello di questa Roma targata Di Francesco: girone vinto contro Chelsea e Atletico Madrid, e Shakhtar Donetsk eliminato nel doppio confronto agli ottavi di finale. Anche in campionato va menzionato il grande match giocato contro il Napoli al San Paolo, rimontando dal 1-0 dei padroni di casa, ribaltandolo completamente fino a 2-4 per gli ospiti. Va fatto un grandissimo merito al tecnico per aver fatto conoscere all’Italia e all’Europa quel talentino turco che fa ammattire le difese, Cengiz Under, che nonostante la giovane età si è caricato la Roma sulle spalle in un momento delicato come quello che ha attraverso la squadra con la possibile cessione – poi mancata – di Edin Dzeko al Chelsea. Intanto i giallorossi, in attesa del doppio confronto contro il Barcellona, si gode una squadra che, pur senza la sua bandiera eterna, fa certamente sognare i tifosi di vivere altre giornate come quella contro lo Shakhtar o come quella riportata qui sotto. Non esistono altre parole per descrivere ciò, fortunatamente ci sono i video.

Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano. – Antonello Venditti, Amici Mai

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Arnaldo Figoni

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