Michail Bulgakov, scrittore originario di Kiev, inizia a scrivere Il Maestro e Margherita nel 1928: non immagina che sarà un lungo percorso e che il suo libro sarà pubblicato solo dopo la sua morte. Infatti, nel 1930, dopo aver saputo della sua incombente censura, a causa della sua satira sociale e del suo odio verso la politica post-rivoluzionaria brucia il manoscritto. Nel 1931 ricomincia a scriverlo e da lì inizia a compiere una lunghissima serie di limature e correzioni, in parte insieme anche alla sua terza moglie, Elena Šilovskaja, che finirà il lavoro dopo la morte di Bulgakov, nel 1941. Il libro verrà pubblicato nel 1967, dopo varie censure. L’originale, invece, verrà pubblicata nella sua versione definitiva nel 1989, più di sessant’anni dopo che Bulgakov l’aveva iniziato. Ha riscosso immediatamente un enorme successo ed è considerato uno dei più grandi romanzi del Novecento, tanto che Eugenio Montale lo ha definito «Un miracolo che ognuno deve salutare con commozione».
Nel romanzo si alternano due piani narrativi differenti: una parte del libro si svolge nella Mosca degli anni Trenta, mentre l’altra si svolge a Gerusalemme al tempo di Gesù e Ponzio Pilato. Le storie invece sono tre, che finiscono per intrecciarsi l’una con l’altra: l’arrivo del Diavolo e la sua banda a Mosca, l’amore del Maestro e Margherita e il tormento di Ponzio Pilato che deve decidere sulla vita di Jeshua Ha-Nozri (Gesù di Nazaret). A fare da cornice a queste tre storie, ci sono centinaia di personaggi che interagiscono tra di loro e che sono descritti da Bulgakov con particolari vivi, realistici; ognuno si muove nella scena, ognuno ha la sua caratteristica: attraverso di essi lo scrittore muove una forte critica alla società di quel tempo. I personaggi sono infatti funzionari corrotti, artisti mediocri e poco umili, uomini avidi e privi di morale: tutti sono puniti da Satana, che si serve della magia nera, nei modi più originali e grotteschi. I temi che Bulgakov mette in scena sono molteplici e servono da fil rouge per collegare i vari piani narrativi e le tre storie: l’autore ci parla di conflitto fra bene e male, fra irrazionalità e razionalità, fra illusione e realtà in un romanzo in cui la storia si mescola al fantastico. Vediamo adesso nello specifico le tre vicende principali del romanzo.
Il Diavolo arriva a Mosca
Per la figura di Woland, il diavolo nella mitologia germanica, Bulgakov prende esplicitamente spunto dalla figura descritta nel Faust di Goethe. Infatti, la citazione che troviamo all’inizio del libro è tratta proprio da quest’ultimo e proferisce: «Sono una parte di quella forza che eternamente vuole il male ed eternamente opera il bene».
In questa citazione è racchiusa l’essenza del personaggio di Bulgakov: non è il Diavolo biblico tentatore che compie il male deviando l’uomo, ma la sua missione è quella di punire una società meschina e mettere a nudo le passioni, i desideri e l’avidità che imperano sia nelle istituzioni sia tra il popolo moscovita. Woland arriva a Mosca seguito dai suoi aiutanti: un grosso gatto nero parlante, due loschi e bizzarri individui, una strega e il signore della guerra. Sono figure demoniache, che rimandano alla Cabala esoterica. Con il loro arrivo a Mosca iniziano a verificarsi strane, satiriche e anche cruenti vicende. Woland non risparmia nessuno: vengono puniti i funzionari del partito comunista giudicati per la loro immoralità, i membri del Massolit, un’associazione letteraria di cui fanno parte artisti mediocri che producono opere scadenti, ma anche la gente comune che è condannata soprattutto per la sua avidità di denaro e per il suo materialismo (famosa è la scena dello spettacolo di magia nera messo in scena da Woland dove piovono soldi e i vestiti sono gratis). Tutto ciò dà inizio a un carnevale di figure grottesche e realistiche e a una satira cosciente, che dà vita a un quadro generale della situazione moscovita degli anni Trenta, sotto il regime comunista. L’arrivo di Woland ha anche un altro scopo: organizzare il gran ballo del plenilunio di primavera, una sfilata dei personaggi più reietti, assassini, traditori, truffatori tra piscine, alcool, candelabri, orchestre e frutta esotica del quale Margherita sarà la regina; e salvare il Maestro, l’unico portatore di verità, concedendogli la pace.
La storia d’amore fra il Maestro e Margherita
Nella seconda parte del romanzo ci viene presentata Margherita: è una donna bellissima, sposata con uomo facoltoso, amante del Maestro. E il Maestro chi è? È un uomo che ha scritto un romanzo su Ponzio Pilato e non ricorda più il suo vero nome. Infatti, dopo essere stato stroncato dai critici, è impazzito e ha abbandonato la sua amante, scappando al manicomio. Il pezzo in cui ci viene presentato l’amore tra questi due personaggi è potente e indimenticabile. Il Maestro inizia a parlare della sua amata, dicendo:
«L’amore ci si parò dinanzi come un assassino sbuca fuori in un vicolo, quasi uscisse dalla terra, e ci colpì subito entrambi. Così colpisce il fulmine, così colpisce un coltello a serramanico! Del resto, lei affermava in seguito che non era così, che ci amavamo da molto tempo pur senza esserci mai visti, e pur vivendo lei con un altro».
Il loro amore si rivelerà intenso ed eterno. I due amanti sono gli unici meritevoli di essere graziati dal Diavolo. Infatti Margherita ci viene presentata come una donna pura: il fatto che tradisca il marito nel romanzo non è rilevante, perché lei in realtà è sposata al Maestro e sarà la sua compagna per l’eternità. Il Maestro è ritenuto il profeta della verità, che ha ricercato nel suo manoscritto, ma per questo viene disprezzato e deriso dai critici, sentendosi costretto a bruciarlo e cadendo in un’oscura follia alla fine. E allora, la loro storia tormentata dalla separazione, dalla pazzia e sottomessa alle ingiustizie, troverà la pace nell’eternità della morte: è un riposo eterno, un premio dato ai protagonisti ed è in contrasto con tutte le vicende caotiche e violente che si compiono a Mosca.
«Il Maestro e Margherita videro l’alba promessa. Essa cominciò subito, immediatamente dopo la luna di mezzanotte […] “Ascolta la quiete,” diceva Margherita al Maestro, e la sabbia frusciava sotto i suoi piedi nudi, “ascolta e godi ciò che non ti hanno mai concesso in vita: il silenzio. Guarda, ecco là davanti la tua casa eterna, che ti è stata data per ricompensa […]”. Così parlava Margherita, seguendo il Maestro verso la loro casa eterna, e al Maestro parve che le parole di Margherita fluissero come fluiva e bisbigliava il ruscello lasciato alle spalle, e la memoria del Maestro, l’inquieta e martoriata memoria del Maestro cominciò a spegnersi. Qualcuno lo lasciava libero».
Il tormento di Ponzio Pilato
È centrale nella narrazione la figura di Ponzio Pilato, il protagonista del manoscritto del Maestro. Ci viene presentato all’inizio da Woland che racconta di lui:
«Al mattino presto del giorno quattordici del mese primaverile di Nisan, avvolto in un mantello bianco foderato di rosso, con una strascicata andatura da cavaliere, nel porticato tra le due ali del palazzo di Erode il Grande entrò il procuratore della Giudea Ponzio Pilato».
È un personaggio complicato, che porta con sé una profonda malinconia. La sua storia ci viene raccontata dal momento in cui incontra Gesù di Nazareth fino a quando questo viene crocifisso per sua volontà. Pilato, inizialmente, sembra avere il presentimento di una tragedia incombente, dato da una serie di segnali, e poi, quando incontra Jeshua Ha-Nozri è colpito dalla sua bontà e dalla sua figura, ma si vede costretto comunque a condannarlo a morte. Dopo la sua ineluttabile decisione, è tormentato dal dubbio e nel corso della narrazione vorrebbe che la crocifissione non fosse mai avvenuta. È un uomo diverso da quello raccontato nella Bibbia: è umano, debole, non vorrebbe trovarsi a Gerusalemme e soffre continui patimenti fisici. Il personaggio che Bulgakov descrive è diviso a metà, tra il suo dovere e il suo pensiero, ha dovuto condannare a morte Gesù, ma desidera intensamente essere stato suo discepolo: infatti darà il compito a Levi Matteo (un’altra figura importante del manoscritto) di scrivere del suo maestro. La pace sarà concessa anche a Ponzio Pilato, insieme al suo creatore il Maestro, dopo millenni di tormenti.
Il Maestro e Margherita è un romanzo che contiene in gran parte la vita del suo autore: la sua amarezza verso il regime comunista, che imperava negli anni Trenta, è evidente dalla critica della società che egli compie attraverso l’arrivo del Diavolo a Mosca. Inoltre la storia del Maestro sembra essere autobiografica, poiché anche Bulgakov brucerà il suo manoscritto e lo riscriverà solo grazie all’aiuto della sua consorte. Celebre è la frase nel libro che proferisce: «I manoscritti non bruciano», come a significare che qualsiasi regime troverà prima o poi la sua fine, ma le idee e l’arte non possono soccombere nemmeno al passare infinito del tempo. Da qui si evince il ruolo importantissimo che ha lo scrittore: egli è portatore della verità e della libertà. Inoltre Bulgakov ci concede un viaggio nel profondo della psiche umana: è un viaggio introspettivo, che vede Ponzio Pilato protagonista. L’autore riesce a farci provare la divisione e il tormento del personaggio, che si accentuano pagina dopo pagina, arrivando anche a farci sentire i suoi fastidi, i suoi mali fisici. L’autore riesce anche a farci ridere attraverso le malefatte di Woland e dei suoi aiutanti e a farci pensare sulla condizione umana e ai suoi innumerevoli vizi e debolezze. E infine ci sentiamo trascinati dalla passione del Maestro e di Margherita, attraverso il loro viaggio interiore e fisico per ritrovarsi finalmente insieme e avere la pace eterna. Ma non solo: Bulgakov ci presenta una sfilata di un intero universo umano, dove si incontrano più di cento diversi personaggi, ognuno col proprio carattere e la propria particolarità. E le parole chiave non possono che essere Potere, Amore e Giustizia. Il potere attraverso Ponzio Pilato e Gesù, l’amore di Margherita e del Maestro e la giustizia che Woland compie a Mosca. Il Maestro e Margherita è una danza di violenza, passioni, culto e satira che ci porta dentro un mondo complesso e che vorremmo non avesse mai fine.