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Una storia di spie: il caso Skripal

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Carlo Paganessi

Da inizio marzo il Regno Unito e la Russia sono entrati in rotta di collisione in merito al tentato omicidio di Sergej Skripal e della figlia Yulia, la cui responsabilità è stata attribuita dagli inquirenti britannici all’intelligence di Mosca, la quale ha immediatamente smentito ogni accusa. Nelle settimane seguenti è proseguito lo scambio senza esclusione di colpi che sono progressivamente aumentati, promuovendo atti di condanna da  parte di tutta l’Europa, con i ministeri di Germania, Francia e Italia che hanno severamente criticato Mosca per questa azione. La storia, tuttavia, inizia molti anni prima.

Sergej Skripal al termine degli anni ’80 era una spia del GRU (Glavnoe Razvedyvatel’noe Upravlenie – Direttorato Principale per l’Informazione), il servizio d’intelligence militare russo. A cavallo tra anni ’80 e ’90 Skripal si trovava di base in Spagna, dove svolgeva le tipiche mansioni da spia: recuperava informazioni e le trasmetteva in patria dove venivano rielaborate e riutilizzate. La caduta del muro di Berlino e il periodo che ne è seguito sono stati una fase particolare della storia della Russia: lo stato centrale non aveva praticamente più risorse nemmeno per pagare i propri funzionari di grado più alto, che da un giorno all’altro si trovarono a essere incerti sul padrone a cui rispondere.

Vladimir Putin, presidente della Russia. AP Photo

In questo momento la Russia diventò preda facile di chi aveva più soldi e poteva permettersi di comprare letteralmente pezzi di stato: capitò con le aziende statali vendute a un decimo del proprio valore a quelli che dieci anni dopo inizieremo a definire “gli oligarchi”, capitò con le armi degli arsenali russi pronte a diventare protagoniste dei conflitti degli anni ’90 (Balcani, Rwanda, Burundi, Afghanistan, Iraq e via dicendo) che diventarono un vero e proprio tsunami che si abbatté sull’Africa, sull’Asia Centrale e in ogni zona del mondo dove vi fosse un conflitto. Le informazioni non facevano eccezione e il CESID (Centro Superior de Informacion de la Defensa – Centro Superiore di Informazione della Difesa, i servizi segreti militari spagnoli prima della riforma del 2002) si accorse della presenza di Skripal e, soprattutto, della possibilità di reclutarlo: non per ideologia, ma per soldi. La Spagna, tuttavia, decise di non tenersi l’opportunità e di passarla agli inglesi, che iniziarono così a recuperare informazioni attraverso Skripal.

Nel corso degli anni il doppiogiochista russo passò un notevole ammontare di informazioni anche di grande valore agli inglesi: non ultimo fu l’intero elenco degli agenti del GRU con i relativi numeri di telefono. Dopo il richiamo in patria, Skripal continuò i suoi viaggi in Spagna, che giustificava con delle cure per il diabete, durante i quali incontrava agenti britannici nella sua casa di Malaga. Per ogni transazione riceveva una cifra intorno ai 5.000 dollari. Tutto finì nel 2004, quando l’agente venne rivelato anche a Mosca da un infiltrato nei servizi spagnoli: venne catturato e rinchiuso nelle galere russe fino al 2010, quando divenne parte di uno scambio di prigionieri con l’occidente. Prese casa a Salisbury dove non si ritirò completamente dall’attività ma continuò fino al 4 marzo di quest’anno come consulente dell’MI5 in merito alle procedure e alla struttura dello spionaggio russo.

Boris Johnson, ministro degli esteri britannico. The Telegraph

Skripal e la figlia sono stati rinvenuti privi di sensi su una panchina in un parco di Salisbury dall’agente della polizia Nick Bailey, anch’egli ricoverato dopo aver inalato la stessa sostanza inalata dalle due vittime. La ricostruzione di come potrebbero essersi svolti i fatti operata da Scotland Yard vede la sostanza in questione giunta in Inghilterra all’interno della valigia della figlia, ma non è chiara la modalità, se sparsa in forma liquida su un maglione o all’interno di una boccetta di profumo. La sostanza è stata più tardi identificata come Novichok, una classe di temibili gas più potente del gas nervino. L’inventore Vil Mirzayanov, che ora vive negli Stati Uniti, asserisce che la formula è tutt’ora secretata e in possesso della sola Russia.

Il Novichok (il cui nome in russo significa “nuovo venuto”) rappresenta una serie di gas nervini diverse volte più potenti del VX (lo stesso usato da Saddam contro i curdi o per l’assassinio di Kim Jong Nam), più sicuri da utilizzare e stoccare dato che possono essere anche sintetizzati in polvere (il normale VX una volta sintetizzato con la miscelazione dei suoi due componenti deve essere usato entro 4-5 settimane prima di diventare inefficace), più difficili da rintracciare e identificare e in grado di oltrepassare i normali abiti di protezione chimica della NATO degli anni ’80. Mirzayanov ne rivelò l’esistenza all’opinione pubblica russa (e per converso, alla NATO) dopo aver notato che nelle sostanze da lui prodotte vi erano sostanze mortali in una concentrazione di almeno 80 volte superiore alla norma. Tali rivelazioni gli costarono una condanna per alto tradimento: dopo aver scontato la pena si trasferì negli Stati Uniti giurando di non rivelare mai la formula dell’arma terribile che aveva prodotto. Dopo l’inalazione del gas o della polvere, il Novichok blocca i recettori dell’acetilcolinesterasi, bloccando i muscoli tra cui cuore e diaframma.

Theresa May, primo ministro del Regno Unito. Reuters

La sostanza è talmente pericolosa che 24 aree della città di Salisbury sono state chiuse al pubblico: nel novero di queste aree rientrano il pub e il ristorante in cui si sono recati Skripal e figlia, il centro commerciale che hanno visitato e il parco in cui sono stati ritrovati oltre alla casa di Bailey. Anche il cimitero è stato chiuso per timore che l’agente sia finito nei fiori che i due hanno portato sulla tomba della moglie di Skripal. Le autorità continuano a ripetere come un mantra come non vi siano pericoli per la salute pubblica, ma intanto 131 persone sono sottoposte a monitoraggio quotidiano per assicurarsi che nessuna di loro abbia inalato l’agente. A Salisbury sono arrivati 200 militari per monitorare le operazioni di bonifica della cittadina.

Il Regno Unito ha immediatamente affrontato la questione ad alto livello diplomatico: le accuse di aver reagito in modo troppo veemente provenienti da alcuni commentatori internazionali sono infondate, dato che per tale azione il governo britannico ha dovuto chiudere una città e una persona che era sotto la protezione di Londra è stata messa in pericolo. Più “fuori luogo” è stata la reazione successiva del ministro degli esteri britannico Boris Johnson, che ha accusato direttamente l’uomo più potente di Russia di aver approvato in prima persona l’operazione rifacendosi alle sue parole legate alle costanti minacce verso i nemici della Russia all’estero. Qui viene tirato in ballo direttamente il presidente russo, prima ancora che l’apparato sottostante.

Il 13 marzo Theresa May è comparsa alla camera dei comuni per annunciare agli inglesi e ai russi che era in vigore un ultimatum: entro la mezzanotte del 14 Mosca avrebbe dovuto addurre spiegazioni in merito alla condotta mantenuta. Alla mezzanotte seguente non era arrivata nessuna comunicazione dall’ambasciata, che al contrario lamentava l’impossibilità di poter esaminare le prove. Il giorno seguente il governo britannico ha disposto l’espulsione dell’intero corpo diplomatico russo, a cui il Cremlino ha reagito due giorni dopo espellendo l’intero corpo diplomatico britannico. Theresa May ha poi incassato dichiarazioni di sostegno da diversi attori (Stati Uniti, Germania, Francia e Italia). Sul piano interno, tutta la scena politica si è mostrata compatta nel condannare l’atto e sostenere il governo eccetto Jeremy Corbyn, leader dei laburisti: la tesi da lui sostenuta è legata all’ingerenza della malavita organizzata russa, che detiene rilevanti interessi in Inghilterra. Tali dichiarazioni hanno esacerbato le fratture con le componenti maggiormente moderate del proprio partito che al contrario hanno firmato la dichiarazione di sostegno.

Il rischio maggiore di tutta la vicenda è quello di approfondire la frattura tra Europa e Russia, diventata ormai insanabile specie dopo l’annessione della Crimea da parte di Mosca, avvenuta ben quattro anni fa. Se la ricostruzione congiunta di Scotland Yard e MI5 dovesse essere confermata, la vicenda rappresenterebbe una nuova, inaccettabile, intromissione russa nella politica interna dei propri vicini europei. L’ulteriore deterioramento delle relazioni, inoltre, finirebbe per distruggere ogni possibile ulteriore accordo sulla questione crimeana e del Donbass, quest’ultimo scosso da quattro anni di conflitto, oltre che sugli altri numerosi dossier che vedono Russia e resto d’Europa in rotta di collisione.

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