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Tre elettori spiegano perché hanno votato M5S, PD e Lega

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Claudio Agave

Le elezioni sono ormai terminate e il Paese è sempre più in confusione. Per fare maggiore chiarezza, abbiamo intervistato tre elettori per comprendere il perché del loro voto a M5S, PD e Lega

Mai come in questo momento la situazione politica italiana vive un caos enorme. Le elezioni del 4 marzo hanno dato indicazioni contrastanti e nessuno risulta avere i numeri per governare in solitaria. Per molti, comunque, questo voto ha rappresentato l’opportunità ghiotta di far sentire la propria voce. Magari anche di cambiare idea rispetto al passato, di dare fiducia a partiti che prima non ne meritavano e toglierne a chi l’ha tradita.

Per cercare di capire meglio la situazione, abbiamo deciso di intervistare tre elettori (i quali hanno preferito rimanere anonimi e a cui affibbieremo un nome di fantasia) che hanno votato per i tre principali partiti italiani: M5S, PD e Lega. Tre voti dati a partiti molto diversi ma, allo stesso tempo, anche uguali. La zona di considerazione è quella di Napoli e provincia ma, di conseguenza, anche del Sud. In molti saranno rimasti delusi da queste elezioni ma le tre persone interpellate, evidentemente, almeno stavolta hanno trovato la loro strada.

Al servizio del cittadino

Il M5S ha praticamente monopolizzato Napoli e la Campania. Soprattutto nella periferia partenopea i grillini hanno acquisito moltissimi voti, anche e specialmente grazie alla candidatura di Luigi Di Maio ad Acerra. Napoli è quasi sempre stata una città di sinistra, che da molti anni ha scommesso su una forza autonoma come quella di Luigi De Magistris, delusa dalla sinistra tradizionale. Giancarlo è uno dei più delusi, evidentemente: «Io in vita mia avevo sempre votato per la sinistra. Per anni ho dato il mio voto a L’Ulivo prima e al PD poi ma sono rimasto sempre deluso. Soprattutto da quando è arrivato Renzi il PD ha ormai perso la sua anima, diventando a tutti gli effetti un partito democristiano e facendo malissimo perché ha deciso di fare gli interessi di Berlusconi, pensando ai ceti medio-alti e lasciando da parte quelli bassi». Di conseguenza, non potendo (volendo) votare a destra, l’alternativa era una sola. «All’astensione non ci penso proprio, ho preferito votare M5S per non ‘buttare’ il voto dandolo a qualche piccolo partito che poi non sarebbe entrato in Parlamento. Ci sono dei punti del loro programma che non mi convincono ma è anche giusto dar loro una possibilità, visto che non hanno mai governato».

In molti tacciano il M5S di qualunquismo, moralismo e populismo. Giancarlo non se la sente di smentire ma pone l’attenzione su altro: «Sicuramente hanno una tendenza populistica, però è anche vero che abbiamo già sperimentato come altri partiti abbiano, nel corso del tempo, dilapidato le loro promesse, rimangiandosele o addirittura ignorandole». Nello specifico, quale provvedimento lo ha spinto a votare per il Movimento? «Il reddito di cittadinanza sarebbe una buona cosa, anche se è molto costoso da attuare. Però in Europa ce l’hanno praticamente quasi tutti, sarebbe utile averlo anche in Italia. Anche il concetto di Ministero del Turismo non mi dispiaceva». E se Di Maio si alleasse con Salvini? «Resterei molto deluso, anche perché in questi anni il M5S ha sempre sostenuto che non avrebbe mai voluto fare alleanze o inciuci. Vedremo cosa potrà accadere».

Contro i populismi

Il PD è sicuramente il grande sconfitto di queste elezioni. Il principale partito di centro-sinistra è ormai calato a picco rispetto al 40% delle scorse europee: servirà una profonda rifondazione per riconquistare la fiducia dei cittadini. Nonostante questo, Corrado ha comunque dato il suo voto al partito nelle ultime elezioni: «L’ho fatto principalmente perché i competitor hanno basato la loro campagna elettorale sull’odio e sul populismo», spiega. «Certamente nel PD molte cose potevano migliorare prima e devono migliorare adesso. Ma questo partito, secondo me, era e resta l’unico baluardo contro i populismi, gli isterismi e il razzismo in Italia».

Qual è stato l’errore più grave di questi anni? «A livello politico, certamente quello di Renzi di far diventare il Referendum una questione personale. La gente – erroneamente ma quasi in maniera giustificata, col senno di poi – ha votato contro di lui e non contro la sua proposta. A livello sociale, sicuramente la Buona Scuola è stata un’autorete clamorosa. Anche per la pubblica amministrazione si poteva fare molto di più. Non dimentichiamoci però, che è con i governi di questi anni che siamo usciti dalla crisi economica profonda che ci attanagliava. Non è stato un fallimento totale, chi lo vuole far credere è in malafede». Secondo Corrado, la ricetta per ripartire è molto semplice: «Adesso bisogna pensare a una rivoluzione interna e poi fare opposizione fino alle prossime elezioni. I cittadini hanno parlato ed è bene che venga rispettato il loro parere. Anche perché poi alcuni si renderanno conto dell’errore commesso e magari potrebbero cambiare idea in vista del prossimo voto». Cosa ne pensa, infine, di Lega e M5S? «La Lega è pericolosa perché cavalca l’ignoranza delle persone nei confronti della diversità. I Cinque Stelle sono dei dilettanti allo sbaraglio, probabilmente si auto-saboteranno rompendo i loro equilibri interni e si dimostreranno inadatti a governare».

La linea attuale del PD sembra molto chiara – FOTO: pagina Facebook ufficiale Partito Democratico

La scalata

I tempi in cui la Lega badava solo ai suoi territori e dileggiava Roma e il Sud Italia sembrano essere terminati. In maniera politicamente impeccabile Matteo Salvini ha reso il suo partito un prodotto nazionale, che infatti è stato in grado di ricevere voti e consensi persino a Napoli. Chiara, ad esempio, ha votato proprio per la Lega: «Perché mi sembra sia l’unico partito a voler fare veramente l’interesse dei cittadini italiani e non degli stranieri che vengono nel nostro Paese soltanto per commettere crimini e creare problemi». A Chiara ricordiamo che, spesso, la stessa Lega in passato apostrofava non proprio gentilmente i suoi concittadini: «Le persone cambiano. Salvini evidentemente si era reso conto che il suo partito stava prendendo una strada sbagliata e non è un caso, infatti, che quello di quest’anno sia praticamente il maggior risultato della Lega di sempre. L’importante è che lavori bene per il Sud, del resto m’interessa poco».

Anche sulla questione razzismo Chiara risulta molto polemica: «La Lega non è assolutamente un partito razzista. Bisogna però evitare di fare i buonisti ed evitare di accogliere tutti, semplicemente perché non è possibile ma anche perché, secondo me, a conti fatti non è neanche giusto. Certa gente viene qui in Italia solo per fare casino, invece dovrebbero adeguarsi alle nostri leggi e alle nostre regole». Alle prossime elezioni voterà ancora per la Lega? «Se avrà lavorato bene, senz’altro. Ormai è Salvini il leader del centro-destra, con buona pace di Berlusconi». Infine, un appunto a chi definisce la Lega un partito populista: «Se essere populisti vuol dire fare gli interessi dei cittadini, allora sono fierissima di definirmi tale».

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