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WWE Wrestlemania 34, ovvero come indorare la pillola

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Claudio Agave

Nella notte italiana tra domenica 8 e lunedì 9 è andata in scena, in America, la trentaquattresima edizione di quello che ormai viene definito il Superbowl del wrestling. Wrestlemania è, sin dalla sua genesi, lo spettacolo mainstream più importante nel mondo dello sport entertainment e di conseguenza di questo non può che risultare in una certa esposizione a livello mondiale, anche tra i fan casuali.

L’edizione di quest’anno, svoltasi nel contesto del meraviglioso Superdome di New Orleans, ha rappresentato per molti fan di differenti tipologie la perfetta realizzazione dell’espressione “indorare la pillola”. Perché Wrestlemania 34 è stato un prodotto confezionato molto bene, come sempre capita con gli spettacoli WWE (i quali possono vantare produzioni di livello hollywoodiano), che però forse ha lasciato un po’ a desiderare specialmente nel compartimento riguardante la qualità del lottato. Come ogni show mainstream, il Granddaddy of them all di quest’anno ha giocato un po’ sul caos e sul voler essere ibrido a tutti i costi, arrivando comunque a regalare molti “Wrestlemania moment” al pubblico presente nell’arena.

Wrestlemania 34, la recensione dell’evento

Per l’occasione, la WWE ha proposto ai fan due ore di Kickoff gratuite, visibili sui canali ufficiali della compagnia. Il primo incontro andato in scena ha visto protagonisti quasi tutti i wrestler senza una posizione chiara nella card darsi battaglia nella quinta edizione della André The Giant Memorial Battle Royal, una sorta di mini Royal Rumble dedicata – per l’appunto – allo storico ex lottatore. Il vincitore di quest’anno è risultato essere Woken Matt Hardy che, con il determinante aiuto dell’ex nemico (e ora, a quanto pare, nuovo alleato dopo la Deletion) Bray Wyatt, ha eliminato per ultimo l’ex vincitore Baron Corbin, conquistando il trofeo.

In seguito, si sono esibiti Cedric Alexander e Mustafa Ali nel match valevole per il titolo dei pesi leggeri. Dopo una contesa onesta a livello tecnico è arrivata la vittoria per l’atleta afroamericano, che ha subito mostrato rispetto al suo grande amico dopo il trionfo ottenuto. Il pre-show di Wrestlemania si è chiuso con la prima edizione della Women’s Battle Royal: il match è stato vinto, abbastanza sorprendentemente, da Naomi, che ha sfruttato una debolezza di Bayley dopo che l’ex campionessa NXT aveva eliminato l’amica-nemica Sasha Banks dalla contesa. Si è giocato molto sul fattore sorpresa: in molti, infatti, attendevano un finale in cui proprio The Boss e la sua avversaria si giocavano la coppa.

Lo show vero è proprio è invece iniziato con uno degli incontri meglio riusciti della serata, nel quale Seth Rollins si è laureato Intercontinental Champion battendo il campione uscente The Miz e Finn Balor. Rollins è diventato dunque l’ultimo membro dello Shield a raggiungere il traguardo di Grand Slam Champion (un lottatore in grado di vincere tutte le principali cinture della federazione) mentre Balor si è segnalato soprattutto per una coreografia d’ingresso dedicata ai diritti LGBT, scelta inusuale per uno show del genere ma dettata da motivazioni benefiche.

La Women’s Evolution e l’esordio di Ronda Rousey

Il secondo incontro “ufficiale” ha invece riservato la prima, grande sorpresa dello show: nel match per il titolo femminile di SmackDown Charlotte Flair – figlia del leggendario Nature Boy – ha mantenuto la cintura nonostante l’assalto dell’imbattuta Asuka, interrompendone dunque la streak vincente. La giapponese, storica vincitrice della prima Royal Rumble femminile, si è poi congratulata con la campionessa al termine dell’incontro e le due si sono lasciate andare a un intenso abbraccio.

In seguito è andato in scena, sempre per il roster di SmackDown, il Fatal 4 Way per il titolo degli Stati Uniti: a vincere la cintura è stato Jinder Mahal, che ha schienato Rusev. Una scelta tutto sommato azzeccata, dato che un personaggio alla stregua di quello portato on screen dal lottatore canadese di origine indiana assume un senso soprattutto con una cintura alla vita. Un’altra bella sorpresa della card è stata la contesa a coppie miste tra il duo dell’Authority (formato da Triple H e Stephanie McMahon) e il tag team Kurt Angle-Ronda Rousey.

Il match, molto atteso mediaticamente poiché ha rappresentato il primo impegno ufficiale dell’ex campionessa UFC in WWE, ha vissuto prevalentemente di uno storytelling accurato, in grado di raccontare perfettamente la storia messa in scena seppur senza strafare con la tecnica in-ring. Da apprezzare anche gli svariati tentativi di rendere ancora più over la Rousey, messa in competizione fisica contro Triple H nonostante i limiti PG della compagnia.

Si può obiettare sull’eccessiva lunghezza dell’incontro e sul fatto che la McMahon abbia tenuto fin troppo testa alla Rousey ma, anche in questo caso, tutto è perfettamente coerente con il messaggio trasmesso dalla dirigente nelle settimane precedenti (sostanzialmente: questo è il wrestling, non le arti marziali miste, la Rousey è nel nostro territorio). Il match per i titoli di coppia di SmackDown è stato invece uno squash annunciato, con i Bludgeon Brothers (ovvero Harper e Rowan) che hanno letteralmente distrutto il New Day e gli Usos, laureandosi campioni di coppia del roster.

L’impresa di Strowman e le certezze del main event

Successivamente è andato in scena uno degli angle più attesi: John Cena – che inizialmente si trovava tra il pubblico – è finito sul ring sperando in un arrivo dell’Undertaker. Prima il bostoniano si ritrova a malmenare Elias, presentatosi a reclamare spazio, in seguito decide di avviarsi nel backstage per poi essere interrotto proprio dall’arrivo del Deadman. Undertaker ha dunque battuto Cena con quello che – a tutti gli effetti – si può considerare un altro squash match durato meno di 4 minuti (uno dei match più corti di Undertaker a Wrestlemania). Una sconfitta del genere non intacca comunque lo status di Cena, una vera e propria leggenda del business, mentre bisognerà adesso capire come verrà gestita la questione del ritiro – o presunto tale – del Deadman.

Altrettanto emozionante il momento successivo, con il ritorno sul ring di Daniel Bryan dopo il ritiro per problemi fisici: il GM di SmackDown, in coppia con il Commissioner Shane McMahon, ha battuto Kevin Owens e Sami Zayn, che dunque sono stati licenziati dal roster. Bryan è parso ancora un po’ timido in certe offensive ma ha saputo caricare il pubblico, che non ha mai smesso di volergli bene nel corso degli anni. Altro cambio di titolo nell’incontro seguente: Nia Jax ha infatti battuto Alexa Bliss, strappandole la cintura di campionessa femminile del roster di Raw.

Subito dopo, l’arena ha assistito con il fiato sospeso al dream match di questa edizione: AJ Styles vs Nakamura non è stato un match estasiante come ci si attendeva ma ha comunque regalato emozioni, non tanto per l’esito dell’incontro – che ha visto Styles mantenere, abbastanza sorprendentemente, lo status di campione WWE – ma soprattutto per via dell’inaspettato turn heel di Nakamura, che al termine della contesa ha attaccato l’ex amico sfogando tutta la sua frustrazione per la sconfitta.

Nello spot pre-main event è andato in scena un match davvero unico e probabilmente irripetibile: Braun Strowman ha infatti battuto i campioni di coppia di Raw Cesaro e Sheamus, strappandogli i titoli, facendo coppia con un ragazzino preso dal pubblico (che poi si è rivelato essere il figlio di uno degli arbitri della WWE), regalando un momento di entertainment puro per famiglie. Il main event dello show ha forse riservato, invece, la sorpresa più grande di tutte: Brock Lesnar ha infatti battuto l’ultra favorito Roman Reigns, mantenendo lo Universal Championship contro ogni pronostico della vigilia.

Una situazione imprevedibile, anche perché pareva praticamente certo il ritorno in UFC di The Beast, un ritorno che era stato sponsorizzato anche da Dana White in persona e che invece potrebbe non concretizzarsi più, dato che lo stesso campione universale ha ufficialmente rinnovato l’accordo con la WWE. Lesnar, peraltro, è stato il primo lottatore a tenere il titolo da una Wrestlemania all’altra, nel giro di un anno. A Reigns non è bastato uscire da ben 6 F5 per aggiudicarsi la contesa.

Kurt Angle e Ronda Rousey esultano dopo la loro vittoria. Foto: WWE.

Wrestlemania 34, uno spettacolo confusionario

Wrestlemania 34 è stata un’edizione molto contraddittoria del PPV. Tecnicamente c’erano tutte le premesse per assistere a match molto esaltanti ma, in realtà, solo 3-4 incontri sono stati davvero all’altezza delle aspettative, mentre alcuni – come Styles vs Nakamura – hanno pagato anche l’eccessivo hype presente sul match stesso. Come ogni anno Wrestlemania si è presentata come uno spettacolo che non punta unicamente sul wrestling ma sull’intrattenimento puro, persino nei dettagli. Lo stage con riferimenti al mardì gras, l’angle-match per le cinture di coppia di Raw, la questione Cena rappresentano perfettamente il senso di quanto la WWE volesse fare durante lo show.

Rispetto ad altri anni la qualità è sembrata venire meno dal punto di vista lottato e anche certe scelte di booking sono parse un po’ azzardate. Più in generale, Wrestlemania 34 è già passato all’immaginario collettivo come una delle edizioni più spettacolari, sorprendenti ma anche confusionarie di sempre. Nonostante tutto, però, resta sempre un evento di caratura mondiale, seguito in ogni Paese del mondo e venduto a cifre incredibili. Se la WWE voleva creare qualcosa di cui parlare, insomma, non v’è dubbio che ci sia riuscita una volta di più.

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