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Bundesliga, Amburgo: la fine di un’era

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Arnaldo Figoni

Dopo cinquantacinque anni di permanenza in Bundesliga, anche l’ultima “mai retrocessa” in terra tedesca ha abdicato: nell’ultima giornata del campionato tedesco è caduto il mito dell’Amburgo, ultima compagine a non aver mai calcato i campi della Zweite Liga, l’equivalente della nostra Serie B. Forse parlare di “fine di un’era” è il termine più appropriato per raccontare questa storia dei “dinosauri” della massima serie tedesca. Questo soprannome è legato al primato di partecipazioni nella Bundesliga e soprattutto al fatto di essere uno dei club più antichi di Germania. La squadra deteneva un record di cui ben pochi club possono ancora vantarsi: in questa stretta cerchia di squadre ci sono squadre come il Real Madrid, il Barcellona, l’Athletic Bilbao, ma anche l’Inter o il Celtic, per dirne alcune. In Germania l’unica squadra a non essere mai stata retrocessa era – fino a qualche giorno fa – proprio l’Amburgo. Per far capire quanto questo status di “mai retrocessa in B” fosse importante per i Rothosen e i suoi tifosi, la società nel lontano 2003 installò il famosissimo orologio che contava i giorni, i mesi, gli anni passati in massima serie.

Il famoso orologio al Volksparkstadion di Amburgo che contava il tempo passato dalla squadra in Bundesliga. Foto: EPA.

Una storia che è diventata rapidamente di grande interesse, in quanto da diverse stagioni, la squadra della città di Amburgo ha già rischiato di vivere questo epilogo: nei campionati 2013/14 e 2014/15, l’HSV riesce a garantirsi la permanenza in Bundesliga vincendo lo spareggio rispettivamente contro Greuther Fürth e Karlrsuhe. Quest’anno però, l’Amburgo non è riuscito a fare il miracolo, in quanto alla squadra di Christian Titz serviva sia la vittoria interna contro il Borussia Monchengladbach, che la vittoria del Colonia sul campo del Wolfsburg, rivale diretta per la salvezza. Al Volksparkstadion la squadra di casa conquista i tre punti, però il risultato finale non è abbastanza per garantire a quell’orologio di cui si è parlato in precedenza, di poter continuare a segnare il tempo. Alla Volkswagen Arena, il Wolfsburg condanna l’Amburgo vincendo per 4-1 sul Colonia – già retrocesso, peraltro – agguantando il sedicesimo posto in Bundesliga, che vale lo spareggio con la terza classificata di Zweite Liga. Nell’ultima domenica di Bundesliga, l’Amburgo tocca perciò il punto più basso della sua gloriosa storia: una lunga tradizione che ha visto trionfare i “dinosauri” di Germania sia nei confini nazionali, sia a livello continentale, vincendo una Coppa delle Coppe nel 1976/77 e una Coppa dei Campioni nel 1982/83 ai danni della Juventus di Trapattoni.

Disordini al Volksparkstadion di Amburgo: la polizia è costretta a entrare in campo in seguito alla protesta dei tifosi di casa. Foto: AP.

Amburgo, una fine annunciata?

Ben prima di arrivare all’epilogo sportivamente tragico già accennato in precedenza, sono tante le cause di un vero e proprio fallimento sul campo. Pesano come un macigno le diciannove sconfitte racimolate lungo il corso del campionato, specialmente nella prima parte di stagione. Il bimestre tra settembre e novembre è stato assolutamente da dimenticare per i Rothosen: nelle dieci partite che si sono disputate in questo arco di tempo, l’Amburgo è stato capace guadagnare soli quattro punti. A rimarcare ancora di più quanto fosse grave la situazione, bisogna aggiungere ben tre cambi di guida tecnica a stagione in corso. Una scena vista e rivista, in cui si cerca disperatamente di invertire la rotta cambiando allenatore quando, problemi ben più lampanti vengono a galla. Un dato che fa comunque pensare è la quantità di gol segnati dai “dinosauri”: sono solo ventinove le reti segnate dall’Amburgo in questo campionato, rendendo la squadra di Christian Titz il peggior attacco della Bundesliga. A livello difensivo, il reparto arretrato funzionava anche bene: con cinquantatre gol subiti era ben lontano da una media spaventosa – settanta reti subite – come quella del Colonia ultimo in classifica.

L’allenatore dell’Amburgo Christian Titz rincuora i giocatori dopo il fischio finale dell’ultima di campionato contro il Borussia Monchengladbach. Foto: David Hecker/EPA.

Nonostante ciò, è stato encomiabile l’impegno che la squadra ha messo per cercare di evitare che l’incubo diventasse realtà. Una delle tante partite che hanno dato un po’ di speranza di riuscire a salvare una stagione difficile è stata la partita interna giocata contro lo Schalke 04. Questa giornata di campionato risulterà come la prima vittoria di questa stagione per Christian Titz, arrivato dalla squadra B dell’Amburgo, per prendere il posto del tecnico uscente Bernd Hollerbach. Per la squadra di casa è subito un match in salita: già al 9′ del primo tempo lo Schalke va in vantaggio grazie a colpo di testa di Naldo su palla inattiva. Spinti dal pubblico di casa, i giocatori dell’Amburgo troveranno il pareggio su una grave disattenzione difensiva della squadra di Gelsenkirchen: una innocua rimessa laterale confonde tutto il reparto difensivo avversario, lasciando il centrocampista Kostic tutto solo in mezzo all’area, libero di poter marcare il gol del pareggio. Il primo tempo si concluderà sul risultato di 1-1. All’inizio della ripresa però l’inerzia del match si sposterà a favore dell’Amburgo, che trova il gol del vantaggio al 6′ minuto del secondo tempo col Lewis Holtby: da un cross basso arrivato dalla fascia sinistra, prima un colpo di tacco respinto dal portiere avversario e poi un colpo di testa, fissano il risultato sul 2-1 per i padroni di casa. La tenuta difensiva dei Rothosen però non è un granché, infatti dopo pochi minuti lo Schalke troverà il gol del momentaneo 2-2 di Burgstaller. Il momento topico del match sarà il gol Aaron Hunt che segnerà una vittoria importantissima che ha dato la forza e la speranza di crederci fino alla fine: attorno al 40′ del secondo tempo, il centrocampista tira da fuori area lasciando immobile il portiere avversario Fahrmann, mentre il pallone si insacca in rete.

Aaron Hunt viene celebrato dai compagni di squadra dopo aver segnato il gol del 3-2 di Amburgo – Schalke 04. Foto: Getty Images.

Tutto ciò aveva riacceso nuovamente la speranza di riuscire a far andare avanti quel tanto amato orologio del Volksparkstadion. Si arriva quindi all’ultima giornata di campionato, in cui sempre allo stadio di casa dell’Amburgo si giocava lo scontro decisivo con il Borussia Monchengladbach. Una partita per nulla scontata: i Rothosen con la volontà di restare in Bundesliga, dall’altra i Fohlen alla ricerca degli ultimi punti necessari per entrare in Europa. I padroni di casa partono subito spregiudicatamente all’attacco, guadagnando e trasformando un rigore sempre con Aaron Hunt, eroe della partita contro lo Schalke 04. Visto l’importanza della partita in sé e la necessità di dover ottenere una vittoria a tutti i costi, l’Amburgo viene colpito in contropiede da uno dei più classici “gol dell’ex”: al 28′ minuto arriva il pareggio di Josip Drmic, attaccante svizzero che giocò in prestito proprio in terra anseatica. Tantissime occasioni sprecate da una parte e dall’altra per passare in vantaggio, quella più grande è però degli ospiti: Wendt del Gladbach batte a colpo sicuro, ma viene intercettato dal capitano dell’Amburgo Gotoku Sakai, che si immola sul tiro. Gli sforzi sul campo dei “dinosauri” vengono premiati; al minuto 63′ Lewis Holtby porta in vantaggio la squadra di casa con un bellissimo tiro di sinistro rasoterra che si insacca a fil di palo. Uno sforzo sfortunatamente vano però, visto che il risultato di Wolfsburg condanna l’Amburgo alla retrocessione. Situazione peggiorata inoltre dagli ultras della squadra, che durante e dopo la partita hanno contestato ampiamente la squadra, lanciando fumogeni in campo, mentre il resto del pubblico rispondeva ai propri ultras cantando «Noi siamo l’Amburgo, voi non lo siete». In seguito a questa grave contestazione la polizia a è stata costretta a intervenire per garantire l’incolumità dei giocatori. Frangia estrema di tifoseria a parte, il resto del pubblico è rimasto a ringraziare i propri beniamini per aver cercato di evitare lo spettro della retrocessione. Da questo si cercherà di ripartire per il futuro. Oltre a un ricambio generazionale nella rosa – saranno diversi i nomi che andranno via – un grande apporto arriverà dai tifosi, che ora più che mai hanno voglia di calcio. Nelle giornate successive alla retrocessione infatti, un tweet ha annunciato che il club ha ricevuto quasi cinquecento richieste di membership, ringraziandole in questo periodo comunque difficile. E per quanto riguarda il famosissimo orologio nel Volksparkstadion, apparentemente, potrebbe continuare a segnare il tempo passato dalla fondazione del club e non più delle stagioni consecutive in Bundesliga: comunque vada, una storia di quasi centotrenta anni di cui comunque andar fieri.

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Arnaldo Figoni

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