Riccardo Saponara, a soli 27 anni, ha alle spalle una storia calcistica quanto meno travagliata: la classica gavetta tra le giovanili del Ravenna e dell’Empoli e l’approdo tra i professionisti, in serie B, proprio con gli azzurri; la chiamata del Milan per fare il grande salto, fallito non solo per sue colpe; il passo indietro a Empoli e la consacrazione con Sarri prima e Giampaolo poi; un’inaspettata fase calante nell’ultima parte dell’esperienza empolese; un percorso in chiaroscuro in viola, per buona parte senza acuti e la fiducia ritrovata a sprazzi nelle ultime partite, in cui, grazie anche alle chance dategli da mister Pioli ha cercato di caricarsi sulle spalle la trequarti viola.
Dopo gli inizi nello Sporting Forlì, squadra della sua città natale, viene acquistato dal Ravenna dove gioca nella primavera, riuscendo ad arrivare anche in prima squadra prima del passaggio all’Empoli. Con gli azzurri ricomincia dalla primavera, per poi esordire nella stagione 2010/2011 in prima squadra. La consacrazione arriva nel 2012/2013 con 15 assist e 13 reti in 40 presenze (compresi i Playoff in cui la squadra uscirà sconfitta).
Notato dal Milan, arriva in rossonero dove rimarrà per 18 mesi. Tra infortuni, diversi allenatori (Allegri, Seedorf, Inzaghi), moduli mai congeniali alle sue caratteristiche tecniche, il forlivese non riesce a esplodere. Emblema della sua permanenza in rossonero fu il derby da titolare contro l’Inter del 22 dicembre 2013: 76 minuti in campo da titolare, nel 4-3-2-1 disegnato da Allegri che vedeva il giocatore far coppia con Kakà alle spalle di Mario Balotelli. Una partita incolore e senza acuti dopo la quale, nonostante gli avvicendamenti sulla panchina milanista giocherà soltanto altre cinque partite in rossonero.
La “seconda vita” in Toscana lo vede nuovamente protagonista, grazie al ritrovato Sarri che lo sfrutta nuovamente al meglio nel suo 4-3-1-2, in cui Saponara interpreta al meglio il ruolo di trequartista regalando ai suoi sette gol e quattro assist in diciassette presenze. L’anno successivo, con l’avvicendamento tra Sarri (che passa al Napoli) e Giampaolo, non perde lo smalto chiudendo l’anno con cinque gol e dieci assist in trentaquattro presenze, trascinando i suoi a una tranquilla salvezza e a un ottimo decimo posto in Serie A.
L’anno 2016/2017 vede Saponara nuovamente nelle file dell’Empoli, nonostante la corte del Napoli del mentore Sarri, ma solo fino a gennaio: dopo sei mesi grigi e senza la verve della stagione precedente, il valore del giocatore si abbassa notevolmente e il ragazzo entra nelle mire di Corvino, DS della Fiorentina, che crede che Firenze possa essere la giusta piazza per una nuova consacrazione e se ne assicura il cartellino con la formula del prestito a 1,5 milioni di Euro, con obbligo di riscatto fissato a 8 milioni di Euro .
Per il ruolo a lui più congeniale, Saponara si può annoverare tra i calciatori in via d’estinzione: trequartista puro, abile nell’uno contro uno, che predilige giocare dietro le due punte con la possibilità di svariare su tutto il fronte offensivo, approfittare degli spazi creati dagli attaccanti per inserimenti in zona gol e che non disdegna il tiro da fuori. Nel suo ruolo è probabilmente il talento più cristallino espressosi a buoni livelli nel nostro paese.
Mentre a Empoli ha potuto esaltarsi proprio in questa posizione, il salto di qualità, il sogno che si realizza con l’approdo al Milan non ha avuto l’esito sperato né dal giocatore, né dai rossoneri. L’avvicendarsi di troppi allenatori in poco tempo, moduli di gioco che non lo facevano rendere al massimo e una pressione psicologica in un ambiente non pronto ad aspettare la consacrazione del giocatore, ne hanno decretato l’insuccesso.
Il ritorno a Empoli ne conferma, infatti, il feeling in un meccanismo di gioco che gli consente ampia libertà offensiva, e la propensione a esprimersi meglio in un ambiente con meno pressioni.
Arrivato con prestito con obbligo di riscatto (8 milioni da pagare nella prossima tranche di mercato), il giocatore guadagna 1,1 milioni di euro a stagione e ha un contratto fino a giugno 2021 (fonte calcioefinanza.it).
Complice diversi infortuni (che a onor del vero hanno spesso frenato il giocatore) chiude la sua prima metà di stagione in viola, sotto la guida di Paulo Sousa, con 416 minuti giocati, frutto di undici presenze, con due gol e due assist.
L’arrivo di Pioli sembrava aprire al forlivese nuove prospettive, ma tra (ancora) infortuni, l’adattamento al gioco del nuovo allenatore che predilige giocare con tre trequartisti o due ali alle spalle della punta, non trova spazio. La prima da titolare dopo qualche scampolo di partita arriva in Fiorentina-Benevento (11 marzo 2018). Qualcosa in Riccardo sembra essere diverso. Sembra essere scattata una molla psicologica: la settimana prima era scomparso Davide Astori, il suo capitano e prima ancora amico a cui era legatissimo e di cui ha lasciato un ricordo struggente in un post su Instagram.
Da quella partita si rivedono le giocate del Saponara di Empoli: deciso, pieno di inventiva e mai banale. Il giocatore diventa protagonista del filotto di risultati utili consecutivi con tre assist in sette partite che riaccendono le velleità europee dei viola. Da metà aprile notiamo, però, un giocatore nuovamente in difficoltà, in ballottaggio per una maglia da titolare e non più in grado di incidere. Sembra quasi che quando c’è da imporsi e trascinare la sua squadra, mentalmente non riesca a reggere la pressione, sopratutto in contesti importanti.
A 27 anni, ormai nel pieno della maturità calcistica, è arrivato il momento in cui capiremo cosa succederà alla carriera di un giocatore che ha sicuramente potenzialità importanti, anche in ottica di una Nazionale che per varie ragioni si trova davanti a una rivoluzione. Un giocatore che si trova probabilmente davanti l’ultimo treno per giocare ad altri livelli, prima di essere accantonato come uno dei tanti incapaci di fare il salto di qualità.
Fonte statistiche: www.transfermarkt.it
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