Il 29 maggio è uscita su Netflix la quinta stagione di Arrested Development, surreale e divertentissima serie comica americana con protagonisti fra gli altri Jason Bateman, Jeffrey Tambor e Michael Cera. Per godersi questa nuova stagione con lo spirito giusto, vale la pena analizzare quali sono stati gli elementi che hanno reso Arrested Development una serie di culto e come questa abbia influenzato molte delle serie comiche più viste e apprezzate degli ultimi anni.
L’idea primigenia di realizzare Arrested Development viene al regista Ron Howard nell’estate del 2002: Howard voleva realizzare un programma comico dal copione molto complesso e girato in stile documentaristico. La serie inizia a prendere forma grazie all’incontro di Howard con Mitchell Hurwitz, che ne cura la trama incentrandola su una famiglia americana che finisce dalle stelle alle stalle: dopo l’arresto del padre George Sr., Michael Bluth, giovane imprenditore vedovo, viene costretto dai fratelli e dalla madre a prendere in mano la situazione per salvare l’azienda di famiglia prima che fallisca.
I membri della famiglia Bluth originale sono sei: oltre ai già citati George Sr. e Michael, il nucleo principale è composto dagli altri fratelli G.O.B., Lindsay e Buster e dalla madre Lucille. A chiudere il quadro familiare ci sono il figlio di Michael, chiamato George Michael come il cantante, il marito di Lindsay Tobias Fünke e la loro figlia, Maeby. Michael è il personaggio positivo della storia, messo a confronto con l’egoismo e l’avidità dei suoi parenti: Michael vuole salvare la sua famiglia dalla bancarotta, ma sembra non poter fare nulla per salvarla da se stessa. Gli altri componenti della dinastia Bluth sono infatti pervasi da una totale incapacità di reagire razionalmente all’improvvisa situazione di difficoltà economica in cui si trovano, tirando fuori il peggio della loro personalità: la successione di manipolazioni, tradimenti e cospirazioni può tranquillamente adattarsi a una soap opera, se non che la caratura comica dei personaggi è data proprio da questa inettitudine alla vita, dettata dalla condizione agiata in cui i Bluth si trovavano e che permetteva ai figli e alla moglie di George Sr. di non doversi preoccupare di nulla. Questi continui sabotaggi che i protagonisti della vicenda perpetrano vicendevolmente rendono l’intreccio particolarmente articolato, dove le varie sotto-trame che vengono presentate all’inizio dell’episodio si incrociano fra loro più volte in un ammirevole dedalo narrativo dall’effetto comico spiazzante.
È proprio la cura maniacale nella scrittura delle puntata uno dei maggiori punti di forza della serie; in Arrested Development nessun elemento della storia è lasciato al caso, anche solo la costruzione di una singola battuta può richiedere più puntate distanti fra loro per raggiungere il suo culmine. Per questo motivo, Arrested Development è innovativa rispetto a quello che era il mondo delle sit-com: la coerenza nella storia è un fattore che veniva spesso trascurato nelle serie comiche fino ad allora, mentre in Arrested Development diventa di focale importanza, tanto da dover utilizzare l’espediente del narratore (lo stesso Ron Howard) per aiutare lo spettatore nella comprensione della trama. A coronare il tutto, vi è una quantità imbarazzante di battute ricorrenti, inside joke e riferimenti più o meno chiari che per essere colti richiedono un’attenzione particolare durante la visione degli episodi: quello che può sembrare un dettaglio insignificante può ritornare in qualche puntata dopo, anche dopo un’intera stagione, mostrando una visione d’insieme molto più ampia di quanto ci si potrebbe aspettare da una normale sit-com.
Nove personaggi principali sono decisamente numerosi per una serie comica, ma in questo caso nessuno dei componenti della disfunzionale famiglia Bluth sembra essere di troppo. Tutti hanno un ruolo ben preciso, con una caratterizzazione fortissima e stereotipata. Da questo punto di vista spicca in particolare la figura di Tobias, uno dei più bizzarri e riusciti personaggi dell’intero show: da affermato psicanalista ad aspirante attore, Tobias si esprime in maniera quanto mai equivoca, utilizzando espressioni che ne sottolineano la latente omosessualità senza che questo se ne renda minimamente conto. In qualsiasi situazioni si trovi, Tobias riesce a esprimersi nel modo più ambiguo possibile, lasciando i suoi interlocutori interdetti e lo spettatore senza respiro dalle risate.
Gli altri personaggi però non sono certo da meno sotto il profilo comico: dalla viziata e aristocratica Lucille al narcisista e irresponsabile G.O.B., fino alla pigra e vanitosa Lindsay e all’insicuro Buster, ognuno ha alcune caratteristiche accentuate all’inverosimile e costruisce un rapporto unico con gli altri componenti della famiglia. A rendere ancora più vario ed esilarante il programma vi è tutto un campionario di personaggi ricorrenti interpretati da celebri nomi hollywoodiani: per esempio si possono citare la vicina di casa dei Bluth Lucille Austero, interpretata da Liza Minnelli e con cui Buster instaura una relazione dal vago sentore edipico, oppure l’illusionista rivale di G.O.B. Tony Wonder, interpretato da Ben Stiller, o ancora Charlize Theron nel ruolo della fiamma britannica di Michael Rita Leeds.
Nonostante l’innegabile brillantezza della serie, Arrested Development venne cancellata nel 2006 dopo appena tre stagioni: forse proprio l’inusuale complessità che caratterizzava la serie aveva reso difficile la visione per gli spettatori occasionali, provocando un calo di ascolti che costrinsero la Fox a eliminare il programma dal proprio palinsesto. Nonostante la sua breve durata, Arrested Development aveva portato una ventata di aria fresca nel mondo delle sit-com americana che non passò inosservata: senza di essa, altre serie di successo come The Office, Parks & Recreation o Modern Family, che traggono chiara ispirazione trasformando lo stile documentaristico di Arrested Development in un vero e proprio mockumentary, probabilmente non avrebbero avuto lo stesso impatto. Nel corso degli anni, Arrested Development ha assunto lo status di serie di culto, spingendo Netflix a riunire il cast originale per realizzare nuovi episodi della serie nel 2013.
La quarta stagione di Arrested Development presenta una notevole differenza rispetto alle precedenti: la trama si fa ancora più intricata, con puntate più lunghe e dove in ognuna viene raccontata la storia dal punto di vista di uno dei protagonisti. Man mano che si va avanti, si raccolgono i vari pezzi del puzzle e si riesce, non senza una certa difficoltà, a riordinare l’intrecciatissima trama costruita da Hurwitz. Con l’ulteriore complicazione narrativa di questa stagione, i produttori hanno avuto l’idea di pubblicare qualche mese fa una versione rimaneggiata della quarta stagione, montata seguendo uno stile più simile alle precedenti e che permette una visione più lineare della storia. Nonostante questo tentativo di renderla più appetibile al pubblico, questa quarta stagione ha perso molta della verve comica rispetto alle tre stagioni originali. Gli stessi personaggi non hanno più quell’alchimia che li legava prodigiosamente, in quanto compaiono sul set assieme per molto meno tempo, ma sembra ci sia solo un continuo tentativo di ritornare a quello che la serie era senza riuscirci. Rimane comunque una stagione godibile, ma fortemente penalizzata dal passare degli anni.
La quinta stagione è disponibile su Netflix da qualche giorno, e riprende esattamente da dove la serie era rimasta in sospeso: senza voler rivelare troppo a chi dovesse ancora vedere i nuovi episodi, possiamo anticipare che la serie sembra aver fatto un cambio di rotta, riprendendo la meccanica delle prime stagioni ma introducendo una leggera evoluzione nella psicologia dei personaggi e riportando Michael sulla retta via, dopo aver assistito a un suo crollo morale nel corso della stagione precedente. In breve, gli sceneggiatori hanno capito cosa ci fosse che non andava nella quarta stagione, riaggiustando il tiro e tenendo le parti migliori del piccolo gioiello comico che sono riusciti a creare nel corso degli anni.
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