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Macerie Prime: Zerocalcare racconta la fatica di diventare adulti in mezzo alla crisi

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Davide Finazzi

Era il 2008 quando un timido ventenne romano con l’aspirazione di fare il fumettista disegnava il suo primo volume, La profezia dell’armadillo, che tre anni dopo riusciva finalmente a pubblicare. Dieci anni dopo il ragazzo ha percorso molta strada, e si è affermato nel panorama fumettistico italiano: e a sancire questo successo arriva la sua ultima opera, Macerie Prime.

Zerocalcare, nome d’arte di Michele Rech, dopo essersi posto all’attenzione del pubblico con diversi lavori tra cui Kobane Calling, torna nelle librerie con Macerie prime, graphic novel pubblicata in due parti (la prima, Macerie Prime nel novembre 2017, la seconda, Macerie Prime-sei mesi dopo lo scorso maggio). E forse è significativo che all’inizio del 2017, pochi mesi prima di Macerie Prime, Zerocalcare abbia pubblicato la Artist Edition della Profezia dell’armadillo (da cui è stato tratto un film in uscita nei prossimi mesi), in cui aggiungeva un lungo prologo per provare a raccontare qualcosa dei nove anni trascorsi dall’esordio. Quasi, forse inconsapevolmente, a fare per un’ultima volta i conti con il passato e tirare le somme prima di affrontare i cambiamenti che Calcare-personaggio (e autore, dato che l’elemento autobiografico nelle sue opere è sempre fortissimo) si troverà davanti in Macerie prime. E nondimeno nell’opera successiva si vede una forte continuità con il lavoro degli inizi: specialmente tornerà un personaggio particolare che i lettori più attento riusciranno a riconoscere

In Macerie prime ritroviamo la sgangherata compagnia di Zerocalcare che abbiamo già imparato a conoscere nei precedenti volumi: Secco, Cinghiale, Sara, Katia, Deprecabile, alle prese con le difficoltà di tutti i giorni, con vite che subiscono svolte inaspettate o che restano ferme sempre allo stesso punto, ma che comunque sembrano proprio non voler andare come vorrebbero

La storia si sviluppa su due livelli paralleli: il mondo “reale”, per quanto possa essere realistico il surreale e ironico mondo che esce dalla matita di Zerocalcare, e il mondo delle macerie, una dimensione post apocalittica, alternativa, una sorta di universo metaforico: quello che succede nel mondo reale ha delle conseguenze su quello delle macerie, in cui i protagonisti hanno i loro alter ego, sorvegliati a distanza un misterioso vecchio e dal suo giovane allievo.

wired.it

Tutto comincia quando Calcare, cedendo alla sua rigida morale che gli impone coerenza riguardo alle posizioni prese, accetta di partecipare a una conferenza sulla situazione curda (su cui ha scritto Kobane Calling) che è però un palese comizio elettorale. Poco dopo la banda si riunisce per il matrimonio di cinghiale, dove decide di partecipare a un bando di concorso dato che tutti, tranne Zero e, incredibilmente, Secco, hanno bisogno di soldi, bloccati tra disoccupazione o lavori precari e sottopagati: e questo porterà, di volta in volta e per motivi diversi, come la conferenza sul Kurdistan che si trasforma in un putiferio o la preoccupazione per un figlio in arrivo, ogni membro del gruppo a perdere qualcosa di sé e ad allontanarsi dagli altri. Questo momento nel mondo delle macerie è rappresentato da dei demoni, ognuno dei quali simboleggia una particolare situazione emotiva; essi rubano un tassello dal petto ai protagonisti quando questi cedono allo sconforto per portarlo a un  misterioso padrone. Persino Calcare sembra rinunciare al fidato armadillo come custode della sua coscienza, sostituendolo con un panda cinico e menefreghista

rollingstone.it

Sarà necessario un evento tragico per scuotere i protagonisti e farli ritrovare, spronandoli ad affrontare le difficoltà che li separano: perché come imparano a proprie spese, i problemi si possono affrontare, a patto di non rinunciare ad aiutare e farsi aiutare da chi si ha vicino.

Nel corso della storia Rech affronta una molteplicità di argomenti con acutezza e umorismo: si va da temi personali come la paternità, la maternità (mancata), la frustrazione lavorativa e la delusione, la paura del cambiamento, il suicidio, passando anche a temi generazionali come il precariato e la mancanza di prospettive per il futuro. Le difficoltà di vivere nella società di oggi, segnata dalla crisi economica, sono un filo conduttore che attraversa tutto il racconto, a volte come oggetto dell’attenzione, altre come elemento di sfondo, senza mai venire meno. Che si sia adolescenti o ultratrentenni è impossibile non ritrovarsi almeno un po’ nei sensi di colpa di Calcare, nelle inaspettate responsabilità di Secco, nei timori di Deprecabile, nelle frustrazioni e nell’invidia di Sara.

Ma alla fine la lezione imparata dai protagonisti è preziosa: non si può affrontare la vita da soli. Non c’è nessun classico lieto fine, ma la consapevolezza che supportandosi a vicenda si potrà guardare con un filo di speranza in più al domani.

Rech è ormai un narratore esperto e riesce a gestire con abilità lo sviluppo dell’intreccio: momenti comici, intermezzi drammatici, flashback si susseguono in maniera fluida e coerente, con un montaggio a tratti quasi cinematografico. A spezzare eccessivamente il ritmo del racconto concorrono però, in alcuni frangenti, delle note a piè di pagina che servono a spiegare la posizione dell’autore su certi argomenti o scelte stilistiche, onde evitare polemiche: comprensibile, ma anche superfluo in un’opera che fa dell’ironia uno dei suoi punti di forza.

E infatti l’umorismo che ci propone Zerocalcare è anche stavolta efficace: mescolando citazioni pop, satira sociale e un tocco di demenzialità riesce a far ridere di gusto. D’altronde è lo stile a cui ci ha abitato fin dagli inizi, con una galassia di citazioni dalla cultura pop anni Ottanta/Novanta, fatta di un miscuglio di vecchi anime, videogiochi, giocattoli e personaggi famosi che però i lettori nati dalla metà degli anni Novanta in poi potrebbero perdere di immediatezza. E quasi lo stesso resta il tratto di Zerocalcare: quasi, perché è ormai evidente il miglioramento rispetto agli esordi, essendo diventato meno rigido ma anche più sicuro e deciso. Nonostante lo stile cartoonistico, emozioni e situazioni sono rese in maniera vivida, riuscendo anche a trasmettere la drammaticità dei momenti più duri.

Si può dire con certezza che Macerie prime è un romanzo grafico di altissima qualità, che non vi pentirete affatto di avere nella vostra libreria, perché le vicende di Calcare e dei suoi improbabili amici sono molto autobiografiche, ma in fondo parlano un po’ di tutti noi.

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Davide Finazzi

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