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Back Home EP6, Mario Gotze

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Arnaldo Figoni

Le puntate precedenti
1. Diego Costa
2. Robin Van Persie
3. Eusebio Di Francesco
4. Emiliano Mondonico
5. Julio Cesar, “L’acchiappasogni”


Ben ritrovati a un altro appuntamento di Back Home, rubrica a tema calcistico di theWise Magazine. Siamo giunti al sesto episodio di questa storia lunghissima che racconta un aspetto più romantico di questo sport che tanto amiamo. In un calcio criticato per “mancanza di bandiere” e di “giocatori senza sentimenti”, spesso accade che il calciomercato regali dei ritorni a casa considerai impossibili qualche anno prima. Durante gli anni infatti sono stati diversi i casi clamorosi di giocatori che dopo un lungo vagare sono tornati in quella squadra che li ha lanciati nel calcio. Nella puntata precedente, questo romanticismo contemporaneo del pallone ci ha portati in Brasile, a Rio de Janeiro, per raccontare a fondo la storia di Julio Cesar. La vicenda che stiamo per raccontare invece è per certi versi legata al grande stato del Sud America, ma per le gesta di un giocatore tedesco che circa quattro anni fa regalò la Coppa del Mondo alla sua nazionale: stiamo parlando di Mario Gotze. Pertanto dal caldo tropicale del Brasile si vola in un clima altrettanto torrido a livello di passione calcistica. Infatti il fantasista – attualmente – giallonero è stato anche giocatore al Bayern Monaco, la squadra più vincente di Germania. Dopo un’esperienza di due anni nella Baviera, dal 2016 Mario veste nuovamente la maglia 10 del BVB, che aveva lasciato in una torrida estate nel 2013.

Mario Gotze nella stagione 2016/17, anno del suo ritorno al Borussia Dortmund. Foto: bvb.de

Mario Gotze, giallonero da sempre

Figlio di Jurgen e Astrid, Mario Gotze nasce con la passione per il calcio, così come i suoi fratelli Fabian e Felix, passati anche loro per le giovanili del Borussia. Sebbene Mario sia a tutti gli effetti bavarese, la famiglia Gotze si trasferisce in Vestfalia dove il padre Jurgen lavora tuttora come professore all’università tecnica di Dortmund. Il giovane Mario inizia la sua carriera in giallonero all’età di otto anni, un percorso continuo fino al 20 novembre 2009, quando esordì in maglia BVB subentrando a Jakub Blaszczykowski in una partita interna giocata contro il Mainz. In quella stagione collezionò cinque presenze, giocando sia in primavera che in prima squadra, sempre seguito con un certo riguardo da Jurgen Klopp, allenatore che ne ha saputo sfruttare le potenzialità lungo il corso degli anni. L’attuale tecnico del Liverpool ci vedette lungo, e dalla stagione 2010 iniziò a integrare sempre più il giovane Mario in una squadra fortissima che vinse la Bundesliga. Una formazione talentuosa con giocatori del calibro di Shinji Kagawa, Nuri Sahin e un altrettanto giovane Robert Lewandowski. Come detto in precedenza, il Borussia si laureò campione di Germania con otto punti di vantaggio sul Bayer Leverkusen e ben dieci sul Bayern Monaco di Louis Van Gaal, squadra vice-campione d’Europa uscente. Un ottimo inizio di carriera per Mario Gotze che riuscì a fornire quindici assist e sei gol in trentatré presenze. L’anno successivo la squadra ripete l’impresa di vincere la Bundesliga, aggiungendo anche la coppa nazionale vinta con un roboante 5-2 sul rivale Bayern Monaco.

Il Borussia Dortmund che completò il Double nella stagione 2011/12, vincendo la finale Coppa di Germania per 5-2 sul Bayern Monaco. Fu il terzo titolo nella carriera di Mario Gotze. Foto: AFP/Getty Images.

Sono le prove generali di quella squadra che è diventata una vera e propria realtà europea. La stagione 2013 è stata la più importante negli ultimi anni del Borussia Dortmund. La squadra giallonera non arrivava in finale dal lontano 1997, quando vinse sulla Juventus di Lippi, l’unica volta in cui il BVB arrivò sul tetto d’Europa. Ci fu infatti la consacrazione di quel trio offensivo spaventoso che tutto il vecchio continente invidiava: Robert Lewandowski, Marco Reus e ovviamente Mario Gotze. Di quella stagione rimane impressa la grandissima partita giocata al Westfalenstadion nella semifinale di andata contro il Real Madrid vinta per 4-1. In quella partita si vide la straripante potenza offensiva di questo tridente, con Lewandowski che va a battere per ben quattro volte a rete contro una squadra storicamente esperta in ambito europeo come il Real Madrid. Il percorso che porta verso la finale di Champions a Wembley infatti riguarda direttamente il numero 10 giallonero. Il Bayern aveva già annunciato da diverso tempo che Jupp Heynckes avrebbe lasciato libera la panchina bavarese a favore di Pep Guardiola. Uno dei primi rinforzi richiesti dal tecnico catalano è stato proprio Mario Gotze: il Bayern ha pagato i trentasette milioni della clausola rescissoria – allora un prezzo elevato – per il ventenne del Borussia Dortmund. Un vero e proprio derby tra passato e futuro per il fantasista – ancora per poco – giallonero, che fu costretto a seguire la partita dagli spalti per un infortunio muscolare.

Jurgen Klopp consola i suoi giocatori dopo la sconfitta in finale di Champions League 2013 per mano del Bayern Monaco. Mario Gotze saltò la partita per infortunio, non giocando quindi una delle partite più importanti della sua carriera. Foto: Getty Images.

Il passaggio di Gotze dalla Vestfalia alla Baviera è stato fondamentale sia per la crescita del giocatore, sia per diventare un elemento sempre più inamovibile della Die Mannschaft di Joachim Low. Nella stagione col rendimento più alto in assoluto per Mario Gotze il neo acquisto del Bayern diventò subito un giocatore importante per i bavaresi collezionando quarantacinque presenze con sedici gol e tredici assist. Venne selezionato tra i ventitré rappresentanti della rassegna mondiale di Brasile 2014. Un torneo fantastico per la Germania e per Mario Gotze: il gol vittoria di Germania – Argentina è stato proprio il suo. In tre anni al Bayern il ragazzo vinse per tre volte la Bundesliga, due volte la Coppa di Germania, una Supercoppa UEFA e il Mondiale per Club, sebbene non lasciò proprio un segno vero e proprio per dimostrare le potenzialità di un fantasista che del resto a ventidue anni era già campione del mondo. Oltre alla grande concorrenza per quel posto dietro agli attaccanti, una delle grandi motivazioni del basso rendimento di un giocatore come Mario Gotze è stata proprio un rapporto deteriorato nel tempo con il proprio mister Pep Guardiola. Anche con l’arrivo di Carlo Ancelotti in terra bavarese, uno spazio per Mario non c’era più: arriva quindi il ritorno a casa per un prodotto del vivaio Dortmund. Andato via come un “traditore della patria” per trentasette milioni di euro, Mario Gotze arriva nuovamente a Dortmund per ventisei milioni, dopo l’europeo di Francia 2016. Il suo ritorno però non è stato acclamato come capitato in tanti casi di vere e proprie bandiere, anzi. I tifosi, che si sentivano già traditi una volta, si opposero e protestarono contro il ritorno dell’eroe di Brasile 2014, mostrando striscioni abbastanza eloquenti che recitavano frasi come «Non importa se Madrid o Milano, basta che non sia Dortmund».

Nonostante ciò uno dei desideri di Mario è quello di riconquistare i tifosi, specialmente i più scettici nei suoi confronti. Al di là di queste belle parole, la stagione di ritorno a casa di Gotze è stata tremendamente sotto le aspettative, condizionata anche da un grave infortunio. Nessun problema a livello fisico, in quanto la motivazione che ha tenuto Mario lontano dai campi di gioco per diverso tempo è una questione un po’ più delicata: un problema metabolico che venne diagnosticato come miopatia, una situazione che rischiava di chiudere anticipatamente la grande carriera di Gotze. Situazione da cui fortunatamente è uscito all’inizio di della scorsa stagione, tornando subito abile e arruolabile dal tecnico Peter Bosz. Adattato a un ruolo più da riserva nel corso della stagione corrente, dà comunque il suo contributo tanto quanto basta per essere in odore di convocazione per il Mondiale russo. Tutto ciò rimarrà solamente una sensazione, dato che a quattro anni di distanza dal trionfo brasiliano Mario Gotze non entra a far parte neanche dei pre-convocati di Russia 2018. Una cosa apparentemente impensabile, nonostante il fatto che Gotze non vesta più la maglia della Germania dal novembre del 2017, dopo aver giocato un’amichevole contro la Francia di Deschamps. Subentrato dalla panchina per l’ex-compagno di squadra Gundogan, fornisce l’assist per il 2-2 di Stindl, quasi a tempo scaduto.

Germania – Francia finisce 2-2, con gol di Lars Stindl, servito da un assist perfetto di Mario Gotze. È l’ultima presenza con la nazionale tedesca per il ragazzo del Dortmund. Foto: Alex Grimm/Bongarts.

I media tedeschi associano questo “calo” di prestazioni di un giovane Gotze con una frase rivolta dal CT Low proprio al ragazzo che entrava sul campo del Maracanà: «Vai e dimostra al mondo di essere migliore di Messi». Sempre l’allenatore campione del mondo in carica sostiene come l’aver alzato le aspettative che addetti ai lavori e tifosi hanno nei confronti di Gotze, rimarcando che Mario non avesse fatto abbastanza per convincerlo a meritare un posto tra i 23 di Russia 2018. Una convocazione a cui credeva comunque tantissimo, avendo organizzato il suo banchetto di nozze – in maniera assolutamente speranzosa – dopo la finale del mondiale attuale. Un programma saltato, dato che sarà impegnato nella tourneé estiva del BVB, cercando di convincere il nuovo tecnico Lucien Favre di essere tornato un grande giocatore. Tutto ciò rimane comunque ipotetico, dal momento che Mario Gotze strizza l’occhio al Liverpool di Klopp, dichiarando esplicitamente la volontà di trasferirsi nel Merseyside, seguendo la sua seconda figura paterna, l’allenatore che più ha saputo sfruttarne le sue immense potenzialità.

Mario Gotze e Jurgen Klopp nel lontano 2009, anno in cui il giovane talento esordì in Bundesliga con il Borussia Dortmund. Foto: imago/Team 2.

«a persona che parte per un viaggio, non è la stessa persona che torna». – Proverbio cinese

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