I hate being bipolar, it’s awesome. Questa è la scritta che campeggia sulla copertina di Ye, ultimo album in studio per Kanye West, che ne rivela il disturbo mentale da poco diagnosticato e che sintetizza in maniera vagamente ironica tutto quello che è il Kanye-pensiero, tornato recentemente alla ribalta negativamente: in un momento concitato della propria carriera, con cinque nuovi e brevi (appena sette tracce l’uno) album in cui si alterna fra produzione e cantato in uscita quest’estate, Kanye ha sollevato un polverone facendo un infelice commento sulla schiavitù degli afroamericani e separando i suo fan dichiarando il proprio apprezzamento nei confronti del presidente Trump. D’altronde non è la prima volta che Kanye West si mette in una posizione scomoda, anzi, il suo personaggio mediatico – sempre che di personaggio si stia parlando e non di persona – ha collezionato in passato tante critiche quanto il suo talento lo rendeva uno dei rapper più conosciuti e importanti della sua generazione.
L’ambiguità della figura Yeezy, come viene chiamato, è uno dei tratti che ha maggiormente accompagnato la sua carriera discografica, spesso distogliendo l’attenzione dalla musica e concentrandola sul personaggio. Ma quanto c’è di costruito dietro a Kanye West e quanto invece corrisponde a realtà? Per dirla in breve: Kanye ci è o ci fa? Cerchiamo di scoprirlo analizzando in breve i punti salienti della sua carriera.
I primi anni: da produttore all’esordio con The College Dropout
Kanye West inizia a lavorare nell’ambito musicale a metà anni ’90, inizialmente come produttore per rapper emergenti nella zona di Chicago, dove studiava inglese all’università. Nel giro di breve tempo però abbandona gli studi per dedicarsi completamente alla musica e dopo qualche anno di gavetta trovo il primo grande successo collaborando alla lavorazione di The Blueprint, disco della rinascita di Jay-Z pubblicato nel 2001. A Kanye però il ruolo di produttore sta stretto, in quanto vorrebbe lui stesso diventare un cantante, e allora inizia a lavorare al suo debutto: The College Dropout viene pubblicato nel 2004, ritardato da un brutto incidente stradale in cui Kanye era rimasto coinvolto, e diventa immediatamente un successo sia per il pubblico che per la critica. Il disco si differenzia principalmente dal resto della scena hip-hop per la scelta di scostarsi dai cliché del rapper criminale e di porre invece l’accento su tematiche più variegate, come la religione, la povertà, il razzismo e le difficoltà della vita di tutti i giorni. «They say you can rap about anything except for Jesus – fa polemicamente notare Kanye in Jesus Walks – that means guns, sex, lies, videotape/But if I talk about God my record won’t get played, huh?»
Colpisce inoltre lo stile della produzione, dove a farla da padrone sono i campioni velocizzati e pitchati di brani soul e R&B di mostri sacri come Marvin Gaye e Curtis Mayfield, mentre fa una prima timida comparsa l’Auto-Tune, strumento utilizzato per manipolare la voce e oggi diventato ormai un marchio di fabbrica (spesso abusato) della scena trap.
La consacrazione: Late Registration e Graduation
Dopo l’enorme successo di The College Dropout, che vince il Grammy per disco rap dell’anno, Kanye sembra inarrestabile: nel 2005 esce Late Registration, coerente seguito dell’album precedente e realizzato con il contributo del compositore di colonne sonore Jon Brion, nel 2006 viene pubblicato il live Late Orchestration e nel 2007 il “college dropout” torna sui banchi dell’università per conquistarsi la sua laurea con Graduation: i sample si fanno sempre più disparati, andando a pescare stralci musicali dai Public Enemy a Elton John, passando per la leggendaria band krautrock Can in Sing Sway Song fino alla collaborazione con i Daft Punk per Stronger. West mostra un eccezionale senso del gusto e incastra fra loro sonorità provenienti da generi completamente diversi, traendo particolare ispirazione dalle rock band da stadio dal punto di vista compositivo e raccontandosi in maniera molto più intima e diretta rispetto a quanto fatto in precedenza. Contemporaneamente al suo talento, in questi anni inizia a farsi notare anche la sua indole polemica. In particolare, nel 2005 Kanye West accusa esplicitamente l’allora presidente Bush di fregarsene della popolazione afroamericana in seguito al terribile disastro dell’uragano Katrina: un attacco forte e diretto ma non si sa quanto fondato, che però viene largamente abbracciato dalla comunità nera.
Il trionfo dell’ego
Nel novembre del 2008 esce 808s & Heartbreak, disco che segna il passaggio a un suono più minimalista e caratterizzato da sonorità elettroniche, drum-machine (la Roland 808 del titolo) e dall’uso massiccio dell’Auto-Tune. L’uscita dell’album però è preceduta da un tragico evento: appena due settimane dopo l’improvvisa morte della madre di West per complicazioni dovute a un intervento di chirurgia estetica. Il lutto scuote profondamente Kanye, che dopo qualche giorno fa una delle sue dichiarazioni più note e autocelebrative: «I will go down as the voice of this generation, of this decade, I will be the loudest voice». È in questo momento che Yeezy inizia a mostrare segni di distaccamento dalla realtà: l’egocentrismo dilagante del rapper assume una caratura parodica, venendo preso di mira anche in un esilarante episodio di South Park. Il Kanye West musicista diventa una figura secondaria rispetto al Kanye West celebrità, la musica passa in secondo piano e a risaltare di più sono invece le sue sempre più numerose dichiarazioni allucinate e megalomani.
A questo punto, per scostarsi momentaneamente dall’attenzione dei media (fra i numerosi episodi uno dei più celebri è il noto “Imma let you finish” nei confronti di Taylor Swift), Kanye si ritira alle Hawaii e inizia a lavorare su un nuovo disco: nel 2010 esce quello che è considerato uno dei migliori album della sua epoca, My Beautiful Dark Twisted Fantasy. Con la partecipazione di musicisti come Bon Iver, John Legend e Jay-Z, in questa sua ultima fatica Kanye condensa i vari elementi che aveva già presentato nei suoi lavori precedenti raggiungendo il culmine della propria carriera. Da questo momento in poi Kanye West rientra veramente nell’Olimpo della musica pop. Ma è il personaggio mediatico che, ancora una volta, ne oscura i meriti. Nonostante la carriera musicale continui a brillare, con le uscite dell’oscuro Yeezus e dell’enigmatico The Life of Pablo, è il suo comportamento a rimanere al centro dell’attenzione: risulta però difficile ormai pensare che quello di Kanye sia semplicemente un comportamento costruito. Dopo essersi professato uno dei più grandi geni mai esistiti, la sovraesposizione mediatica dovuta alla relazione con la star dei reality show Kim Kardashian, innumerevoli tweet pazzoidi e l’annuncio di volersi candidare alla presidenza nel 2024, l’impressione è che Kanye sia effettivamente così. Ne è una possibile conferma la recente diagnosi di bipolarismo: Kanye è, per quanto assurdo, assolutamente onesto nel dire quello che pensa. Lui stesso, nel recentissimo brano Yikes, rivendica la sua condizione: «That’s my superpower, nigga ain’t no disability, I’m a superhero! I’m a superhero!».
Due facce della stessa medaglia
L’atteggiamento egocentrico di Kanye West magari non ne sminuirà l’operato, però finisce in ogni caso nel metterlo in prospettiva: perché non lascia parlare la musica invece di dover mettere sempre se stesso al centro della discussione? La verità è che la personalità artistica e mediatica di Kanye West sono due facce della stessa medaglia, e non si può più metterne in dubbio l’autenticità: pur risultando fuori luogo o semplicemente stupido, Kanye rimane sempre fedele a se stesso. Il vero problema è forse la totale mancanza di consapevolezza e di sensibilità culturale, il rendersi conto che ci siano delle conseguenze alle proprie dichiarazioni.
La sua personalità eccentrica spesso finisce per collidere con quella musicale, di cui un lampante esempio è il brano Bound 2: nel videoclip ai limiti del trash (e parodizzato da James Franco e Seth Rogen) troviamo Kanye in sella alla moto, con la moglie Kim nuda abbracciata a lui. La canzone mette insieme il soul di Bound dei Ponderosa Twins Plus One, la voce suadente di Brenda Lee e i versi oltremodo spinti del nostro («I want to fuck you hard in the sink» giusto per citarne uno). Kanye è questo, prendere o lasciare.