Durante il weekend del Gran Premio di Suzuka del 2014, in Giappone, Sebastian Vettel annunciava la sua intenzione di non proseguire il suo percorso come pilota nella Red Bull. Ciò che era nell’aria stava per diventare realtà: il tedesco quattro volte Campione del Mondo sarebbe sicuramente passato alla Ferrari. Il 20 novembre dello stesso anno, all’inizio del fine settimana del Gran Premio di Abu Dhabi (l’ultimo della stagione), arriva l’annuncio che circolava nel paddock tra gli addetti ai lavori: Sebastian Vettel passa alla Scuderia Ferrari. Dopo tre secondi posti collezionati da Fernando Alonso nella lotta contro la Red Bull (guidata proprio dal tedesco), i tifosi della Rossa sono più che mai fiduciosi di aver trovato il pilota giusto per tornare ai fasti del passato. Il titolo iridato manca dal 2007 (a trionfare fu Kimi Raikkonen) ma, vista la precocità e la stessa nazionalità, il pensiero dei tifosi torna immediatamente al mai dimenticato Michael Schumacher, di cui Vettel sembra essere l’erede designato, a maggior ragione dopo l’approdo in Ferrari. Il curriculum, oltre ai quattro titoli mondiali vinti consecutivamente, annovera anche il record come pilota più giovane a vincere una gara (record poi sottrattogli da Max Verstappen nel 2016), e quelli come il maggior numero di pole position in una stagione (15 nel 2011) e di vittorie in una stagione (13 nel 2013, record condiviso proprio con Michael Schumacher).
Dopo tre stagioni concluse e con la quarta in corso di svolgimento, inizia a essere tempo di bilanci.
Vettel e la Rossa
Il primo anno in rosso è contraddistinto da buoni risultati per la Ferrari e per il tedesco, che va a podio per 13 volte, di cui tre sul gradino più alto, sebbene il Campionato sia contraddistinto da un dominio Mercedes bissato nella stagione seguente (in cui la Ferrari non riuscirà a centrare nemmeno una vittoria). Il Campionato del 2017, al contrario, sembra essere contraddistinto da una Ferrari in ripresa, capace di diminuire il gap con le frecce d’argento. Proprio in virtù della rinnovata competitività del Cavallino Rampante si notano maggiormente le sbavature di Sebastian Vettel, talmente perfetto alla guida dell’inarrestabile Red Bull ma non così a suo agio quando le condizioni si livellano e c’è da tirar fuori quel qualcosa in più. L’episodio più emblematico, che mostra un Vettel sotto pressione, è certamente la sportellata ai danni di Hamilton durante il Gran Premio dell’Azerbaigian: in regime di safety-car e dopo aver tamponato l’inglese al comando che, maliziosamente, frenava il ritmo della corsa in attesa della ripartenza, Vettel lo affianca colpendolo lateralmente.
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Un gesto di stizza per nulla velato che fa intravedere tutto il nervosismo del tedesco. I sogni di gloria della Ferrari sono spenti definitivamente dopo la sciagurata partenza del Gran Premio di Singapore: la situazione fu causata dal comportamento di Verstappen, ma era certamente gestibile meglio.
The Hammer farà suo il titolo mondiale in Messico, con due gare di anticipo. Dall’episodio di Baku sono passate ben dieci gare e soltanto a Budapest, nel Gran Premio d’Ungheria, Vettel e la Ferrari avevano mostrato un segno di ripresa, con una gara vinta dopo un fine settimana da incorniciare (sua anche la pole position al sabato).
Il 2018 è iniziato con le stesse premesse del 2017: la Ferrari sembra aver colmato il gap con la Mercedes e Sebastian Vettel insegue come non mai il quinto titolo mondiale, con rinnovata motivazione e fiducia nella monoposto (una SF71H a tratti forse anche superiore alla rivale). Abbiamo apprezzato un Sebastian Vettel perfetto su una vettura perfetta nelle prime due uscite, ma al contempo non si può non notare l’assenza di killer instinct nella prova di “casa” in Germania, sul circuito di Hockenheim. Con Hamilton quattordicesimo in griglia per un problema idraulico patito durante la Q1 (non senza colpe dell’inglese) e una pole position strappata con un giro praticamente perfetto, abbiamo assistito in gara a una grande rimonta di Hamilton, favorito dalle prestazioni della sua monoposto e dal suicidio sportivo di Seb. Vettel infatti, primo e in totale controllo della gara, è finito a muro al giro cinquantuno: la pista bagnata e la distrazione (a cui sono seguite le scuse dirette ai componenti del box) gli sono costate la vittoria e il primo posto in Campionato.
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Un’occasione sprecata per la Ferrari e un’incredibile vittoria di Hamilton a fine gara, capace di sfruttare al meglio ogni occasione in un week-end iniziato in maniera non propriamente esaltante.
Vettel Vs Hamilton: differenze a 360°
Il confronto tra Seb e Lewis Hamilton, i due fuoriclasse del circus, è immediato. Da un lato si ha un Vettel chirurgico quando tutto è perfetto, dall’altro un Hamilton più completo e pronto a cogliere ogni situazione favorevole e a trarne vantaggio personale senza alcuna remora. Già nell’ultimo anno in Red Bull, quello meno positivo a livello di prestazioni, e con David Ricciardo come compagno di squadra, si era notato qualche incertezza in Vettel dopo i quattro anni di dominio assoluto.
In Ferrari l’euforia e la fiducia per il pilota non cala, e i tifosi continuano a sostenerlo. A favore di Seb giocano la sua componente umana ed empatica, che il tedesco dimostra con esultanze liberatorie reali e per nulla costruite dopo le sue vittorie o pole position. È nota la sua voglia di integrarsi al meglio nel Team, non tralasciando l’apprendimento dell’italiano (mancanza spesso criticata al Kaiser Schumacher), ma anche il vezzo di dare un nome proprio a ogni auto (la Ferrari SF71H di quest’anno è soprannominata Loria) e il suo basso profilo, anche sui social network. Proprio questi ultimi sono, al contrario, terra di conquista proprio del suo rivale, molto attivo a livello comunicativo e d’immagine.
Con quattro Mondiali vinti a testa e due monoposto dello stesso livello, il Campionato in corso sicuramente sarà d’indicazione per capire chi è il vero numero uno tra i due. Vettel è chiamato alla prova del nove: probabilmente sarà uno degli ultimi tentativi prima di essere bollato come pilota da macchina perfetta, incapace di reggere la pressione nei momenti topici e in condizioni di non manifesta superiorità della vettura.