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Rivoluzione Real

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Andrea Braschayko

Riuscire a trovare la motivazione dopo aver dominato l’Europa calcistica per anni deve essere dura. Sicuramente non è il problema più grave di questo mondo; un po’ come quando leggiamo quelle strane statistiche secondo cui la felicità aumenta proporzionalmente al denaro solo fino a dati livelli di reddito, circa 100.000 dollari l’anno, dopodiché comincia a scendere precipitosamente. Ma come fa un miliardario a essere depresso, ci domandiamo? Ma come può un giocatore non essere eccitato dall’idea di vincere la Liga o l’ennesima Champions League, ci domandiamo a maggior ragione. Eppure è proprio questa depressione dei vincenti ad aver colpito il Real Madrid quest’estate, mentre sta vivendo il periodo di trasformazione più intenso del suo ultimo decennio.

Quella di Kiev è stata l’ultima gara di CR7 con la maglia del Real, prima di passare alla Juventus.

Non bastassero gli addii di Zidane e di Cristiano Ronaldo, si aggiungono anche i malumori di Marcelo – desideroso di raggiungere il portoghese a Torino – e Modric, che vorrebbe contribuire a rinforzare la colonia croata della Milano nerazzurra. Aggiungiamoci anche le continue voci di cessione su Benzema, l’addio reale di Kovacic al Chelsea e il probabile saluto di Navas dopo l’arrivo di Courtois. Florentino Pérez si è quindi trovato ad affrontare la più grande fuga da Madrid (chissà se oltre alle motivazioni centri anche il fisco spagnolo, però) della sua galáctica presidenza. E, anche se il pressing su Modric e Marcelo (che sembra aver funzionato) è stato intenso, non sembra neanche tanto dispiaciuto di quello che sta accadendo.

New economy: addio ai Galácticos, benvenuti niños!

«Passo dopo passo stiamo mettendo le basi del presente e del futuro», ha dichiarato Pérez durante la presentazione del giovane portiere ucraino Andrij Lunin. «Alla nostra grande squadra vogliamo aggiungere calciatori giovani e talentuosi, che splenderanno tra pochi anni. Sono motivati a lavorare ogni giorno, rinunciare a molto e desiderosi di dare il massimo. Dopo la vittoria di importanti trofei negli ultimi anni rimaniamo ancorati a questa strategia. Non è importante quanto saranno dure le prove che affronteremo. Chi indossa sul petto questo stemma non si arrende sulla strada che porta a nuovi, grandi, successi».

Oltre a Lunin, pagato 8,5 milioni di euro più bonus allo Zorya Luhansk, quest’estate i madrileni hanno acquistato l’esterno sinistro della Real Sociedad Alvaro Odriozola per 30 milioni di euro, oltre ad aver completato ufficialmente l’acquisto di Vinicius Junior, che ha compiuto 18 anni ed è potuto finalmente volare in Spagna, dopo aver fatto guadagnare 45 milioni al Flamengo due estati fa.

Pérez non si è però dimenticato di trovarsi pur sempre a Madrid, probabilmente l’ambiente più stressante e viziato del globo calcistico. Una tifoseria capace di fischiare uno dei calciatori più forti della storia se qualcosa non va potrebbe rimanere a maggior ragione perplessa per un mercato versione decisamente light della propria società. Sicuramente dopo aver vinto quattro Champions League negli ultimi cinque anni la proprietà può godere di un certo consenso e potere, ma nella capitale spagnola nemmeno tali successi possono renderti immune da critiche.

Il portiere belga Courtois è stato l’unico acquisto top dei madrileni, quest’estate.

Ambienti vicini alla Casa Blanca e a Real Madrid TV assicurano che è proprio questo il motivo per cui il presidente ha “frenato” la rivoluzione chiedendo a Marcelo e Modric di non andare a rinforzare ulteriormente la Serie A, e per il quale ha deciso di acquistare Courtois dal Chelsea (anche se 35 milioni per uno dei migliori portieri al mondo è un affare che conferma ancor di più l’attentissima e intelligente strategia aziendale del Real) in presenza di un Keylor Navas che giurava di voler rimanere a Madrid per sempre. Nonostante tutti lo dessero per certo a inizio mercato, però, non arriverà nessun top player a Madrid dopo la partenza di Ronaldo: Hazard, Mbappè, Kane e Neymar resteranno dove sono.

Debito alto, i ricavi di più: perché il Real è comunque in salute

Nel 2014 la comunità calcistica fu sconvolta dalla notizia del debito monstre dei madrileni: un ammontare pari a ben 602 milioni di euro. Subito si scatenarono dibattiti sulla non sostenibilità delle società spagnole, colpevoli di attirare i calciatori più forti a costo di rischiare il fallimento. In realtà già allora il Real Madrid appariva come una società complessivamente in buona salute, i cui ricavi erano di circa 604 milioni di euro, ma con utile netto in crescita di anno in anno, che ha infatti portato il livello dei ricavi a 675 milioni lo scorso dicembre.

Nonostante non ci fosse di che preoccuparsi (il costo del personale, cioè principalmente l’ingaggio dei giocatori, contava il 49% dei ricavi: dunque una situazione decisamente stabile), il Real Madrid è riuscito a diminuire l’incidenza del debito sul proprio bilancio, anche grazie ai premi UEFA delle ultime tre Champions League e all’attenta politica di calciomercato svolta negli ultimi quattro anni.

L’indice di solvibilità totale (il rapporto tra attività totali e debiti totali) è salito di circa un sesto rispetto al 2014, assestandosi a circa 1,16 secondo i dati dell’anno scorso, e probabilmente destinato a salire dopo la vittoria dell’ultima Champions e un saldo di calciomercato in positivo. In poche parole, il Real ha guadagnato più di quanto ha speso.

Rapporto tra attività e debiti totali del Real Madrid tra il 2009 e il 2017. Fonte: Tifoso Bilanciato.

Suona paradossale che l’ultimo grande acquisto di Pérez prima del ciclo vincente di Zidane sia datato 2014, cioè il colombiano James Rodriguez per 75 milioni di euro (che nel frattempo ha lasciato il club). Dalla sessione successiva a oggi, il Real ha addirittura ricavato 20,6 milioni di plusvalenze sul mercato calciatori. Per intenderci, i rivali del Barcellona – da sempre considerati come esempio di società più virtuoso – presentano un passivo di 262,2 milioni negli ultimi quattro anni di calciomercato.
Durante il suo regno, Zidane ha speso solo 70 milioni di euro, peraltro per tre giocatori decisamente ai margini della rosa: la recompra di Morata per 30 milioni (poi rivenduto a più del doppio al Chelsea) e i giovani Hèrnandez (24) e Ceballos (16).

È indubbio che lo scheletro della squadra che ha vinto tre Champions di fila è stato costruito ben prima del 2014, con spese tutt’altro che contenute (anche se decisamente più basse del mercato attuale: il Real è stato fortunato a investire prima del boom inflazionistico del calciomercato), ma era difficile immaginare il Real Madrid e Florentino Pérez così scrupolosi.

Lopetegui è l’uomo giusto per il nuovo corso Real

«Ieri è stato il giorno più triste della mia vita da quando è mancata mia madre. Ma oggi è il giorno più felice» – così si è presentato Julen Lopetegui al Real Madrid, il giorno dopo essere stato esonerato da commissario tecnico della Spagna, esattamente tre giorni prima dell’inizio del Mondiale. Senza ombra di dubbio il metodo con cui il Real ha assunto Lopetegui è stato molto poco elegante (contribuendo anche al fallimento della nazionale al Mondiale di Russia), ma ciò non toglie che la scelta dell’ex Porto è stata azzeccata per dirigere la nuova filosofia Real. Del nuovo allenatore sono contenti anche molti calciatori, che preferiscono il dialogo dello spagnolo rispetto al carisma severo (ma efficace, visti i risultati) di Zidane.

Non a caso, dal 2010 al 2014 Lopetegui ha compiuto il percorso dalla under 19 all’under 21 spagnola, allenando i vari Isco, Carvajal, Lucas Vazquez che ora ritroverà a Madrid. Anche sulla poltrona della nazionale maggiore ha dimostrato di puntare molto sui giovani, tra cui Asensio – per il quale, dopo una crescita esponenziale, questa stagione sarà decisiva per imporsi come uno dei top al mondo – e proprio il terzino della Sociedad Odriozola che ha deciso di portare con sé anche al Real.

L’hype maggiore circonda però il brasiliano Vinicius Junior, pagato 45 milioni appena sedicenne e che con le sue finte nelle amichevoli estive ha già conquistato il pubblico del Bernabeu. In molti assicurano che sarà il più grande craque verde-oro dai tempi di Neymar. Solo il tempo potrà dirlo con certezza, nel frattempo Lopetegui lo tiene stretto e ha bloccato le voci su un suo possibile prestito per farsi le ossa in Europa: Vinicius rimarrà a Valdebebas e avrà le sue chances per giocare in prima squadra.

La vera stella del Real, dopo l’addio di CR7, potrebbe però diventare Gareth Bale. Infortuni permettendo, il gallese si è scrollato di dosso l’ingombrante ombra del portoghese e può diventare il vero valore aggiunto dei blancos. I tre gol segnati nelle ultime tre amichevoli contro Juventus, Roma e Milan ne sono una prova. Sempre se ne servissero ancora dopo l’ultima finale di Champions League contro il Liverpool.

La spettacolare rovesciata con cui Bale sigla il momentaneo 2-1 del Real nella scorsa finale Champions di Kiev. Poco dopo segnerà il secondo gol.

Insomma, ai nastri di partenza della nuova stagione, che si aprirà mercoledì 15 agosto con il derby in Supercoppa Europea contro l’Atletìco Madrid a Tallin, il Real si presenta un po’ più debole della passata stagione ma allo stesso tempo più motivato e proiettato a lungo termine. Digerire gli addii in un colpo solo dell’allenatore più vincente di sempre e del calciatore più forte del mondo non deve essere facile per nessuno, probabilmente è impossibile, ma il Real Madrid ha dimostrato di poter superare anche questo ostacolo e allo stesso tempo guardare verso il futuro. Se tutto andrà bene, ci dovremo preparare ad un nuovo ciclo. Meno galáctico, ma più affamato e longevo.

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